1. “PORTACE/PORTACE/PORTACE LE DONNEEE/ BERLUSCONIIIII/PORTACE LE DONNEEEE”. DAI, CAZZO! NEL DELIRIO DELLO STADIO OLIMPICO IL CAMPIONATO SI CONGEDA CON UNA CURVA IN FESTA, L’IRONIA PADRONA DELLA NOTTE ROMANA E ZEMAN CHE SI DIMOSTRA (SE IL CAMPO È IN PERFETTE CONDIZIONI) IL CIRCENSE PIÙ GENEROSO DELL’INTERO MAZZO 2. SE A PARMA IL PEGGIORE IN CAMPO È L’ARBITRO D’AMATO (RIGORI IGNORATI, ORRORI A DANNO DI ENTRAMBE LE SQUADRE), A MILANO, DOVE L’INTER DI STRAMACCIONI SI ARRENDE ALL’EVIDENZA DELLA PROPRIA INADEGUATEZZA, IL TORNEO SI SPEGNE DEFINITIVAMENTE. BISOGNAVA VINCERE. SI È RACIMOLATO UN MISERO PUNTO. CAMPIONATO JUVE-FINITO?

Dagoreport

"Portace/portace/portace le donneee/ Berlusconiiiii/portace le donneeee". Dai, cazzo! Nel delirio dello stadio Olimpico il campionato si congeda con una curva in festa, l'ironia padrona della notte romana e Zeman che si dimostra (se il campo è in perfette condizioni) il circense più generoso dell'intero mazzo. Di volti "Allegri", nel Milan travolto nel turno serale da una Roma paradisiaca, nessuno. Galliani in tribuna è livido. Il gruppo assente. Difesa e centrocampo imbarazzanti. Attacco depresso dopo il flop di El Sharaawy spento da Goicoechea.

Il tecnico, una sfinge più depressa che perplessa. Dal'altra parte un Totti tornato ai suoi esordi, De Rossi titolare e finalmente a livelli accettabili, Lamela e Osvaldo in cattedra, la favola di Burdisso, in gol per l'1-0, così simile -prese le debite distanze ambientali- a quella del pescarese Togni. Ex epurati ai margini che diventano protagonisti. Gente sul trapezio capace di non cadere. Senza rete rimane il Milan. Che ne trova due nel finale (Pazzini, più l'effimera consolazione dell'ex Bojan) per il 4-2 giallorosso, ma che non ne prendeva quattro a Roma da 15 anni. Anche in quella occasione, il fottuto esteta di Praga sedeva dalla stessa parte. Zeman side. Bellezza. Incostanza. Pazienza. Accelerazioni. Pause. Genio. Tra una crisi di rigetto e una di crescita, la Roma cresce. L'impressione è che nelle prossime 18 giornate, il laboratorio di Trigoria si farà osservare.

Campionato finito?

Dal lato della paura prova a sostare clandestinamente anche la Juventus. Ma 76 minuti di sofferenza nel nulla del neutro di Parma (2.800 spettatori, 40 del Cagliari), non bastano a evocare lo spettro di una possibile sconfitta. Così sull'1-0 per il Cagliari a un quarto d'ora dal termine (Sau su rigore), la ruota di scorta Alessandro Matri fa riemergere Conte dal rischio di un Natale meno sereno del lecito. E con la sua doppietta finisce per offrire alla Juventus un enorme segmento di scudetto.

Se a Parma il peggiore in campo è l'arbitro D'Amato (disastri in serie, rigori ignorati, orrori a danno di entrambe le squadre), a Milano, dove l'Inter di Stramaccioni si arrende all'evidenza della propria inadeguatezza, il torneo si spegne definitivamente. Bisognava vincere. Si è racimolato un misero punto a cinque minuti dalla fine.

Per il disperato Genoa (ancora penultimo) aveva segnato un altro figlio di Zeman, Ciro Immobile, a un soffio dalla fine. Quando tutto sembra perduto, Il brodino rigenerante lo offre Cambiasso di testa. Sui titoli di coda il ragazzino in nero e azzurro Livaja spreca l'incredibile. È 1-1 con copiosi fischi e partenza di Snejider annunciata (i tempi, i tempi) dalla strafighissima moglie su Twitter.

Per il secondo posto (lotta bellissima) l'Inter in crollo verticale e i suoi strateghi da sagra della salsiccia (ora si va in vacanza per meriti ignoti più di chiunque altro, fino al 2) conoscono inattese rivali. Formazioni che a rigor di budget investito avrebbero dovuto guardare l'Inter con il binocolo e invece, a iniziare da Lazio e Fiorentina (vince anche il Napoli reduce da 4 sconfitte a Siena) sono lì a infrangere retorica, trionfalismi e coglioni.

Lotito for President.

Pektovic espugna Genova con un gollonzo di Hernanes dopo aver molto sofferto la Sampdoria rigenerata dal ritorno (gradito) dall'esilio di quella brava persona che è Delio Rossi. Gioco medio, massimo profitto al termine di un girone d'andata straordinario, presidente facondo pronto per Montecitorio. Poi, al di là del folklore, la realtà. L'intelaiatura funzionale al progetto, piedi buoni, applicazione, un ottimo portiere, Federico Marchetti, un fuoriclasse, Miro Klose per le giornate grigia.

I viola invece attaccano per 90 minuti a Palermo, nella prima parte si infrangono sul portiere avversario Ujkani e nel secondo, complice il rientrante Jovetic in stato di grazia, dialagano. Tre a zero. Montella raggiante. La proprietà anche. L'investimento Viviano, ieri in panchina per la terza volta a favore del portierino Neto, sarebbe costato quasi otto milioni di euro. Visti i risultati, soldi da risparmiare per i tanti essenziali Borja Valero, vera sorpresa di stagione. Palermo inesistente, in piena zona serie B.


Monte dei pegni.

Da cui con un pari da fine torneo (1-1) si tengono distanti Atalanta e Udinese e dove, come detto, in un tripudio popolare molto anni '80, il Pescara riemerge piegando un Catania sazio e presuntuoso (2-1). Bergodi raggiunge quota 17 e stasera, applausi, sarebbe salvo. Il malmesso Torino di Ventura acciuffa tre punti dopo 40 giorni piegando il Chievo con un fondamentale 2-0 (autogol più rimpallo di Gazzi) e respira, mentre il Bologna si sdraia inopinatamente davanti al Parma (1-2) dopo le follie napoletane e il Siena del neo tecnico Iachini si inchina (0-2) a un Napoli appena sufficiente (Maggio e il solito Cavani) e rimane malinconicamente ultimo. Dopo il Monte Dei Paschi, come è naturale, viene giù anche il resto. Prima di profezie, soliti idioti, botti di capodanno. Palla al centro. Rutto libero. E buon 2013

 

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