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“HO INCONTRATO UNA MOLTITUDINE DI PARAGNOSTICI DI OGNI CULTURA. SONO RIMASTO SEMPRE DELUSO” - IL MAGO SILVAN: “I VERI MAGHI DI OGGI SONO GLI SCIENZIATI. MIO PADRE, NEL 1918, È RIMASTO ORFANO DEI GENITORI ENTRAMBI COLTI DALLA "SPAGNOLA". I NEGAZIONISTI? HO SEMPRE RISPETTATO OGNI OPINIONE. CHI NON HA AVUTO PAURA SI È LASCIATO ANDARE COME JOHNSON E TRUMP, PER CITARE SOLO QUALCUNO: SAPPIAMO COME È FINITA. LA VOGLIA DI CREDERE NELLA MAGIA NASCE DAL…” - IL LIBRO “LA NUOVA ARTE MAGICA”

Alessandra Menzani per “Libero quotidiano”

 

mago silvan

Aldo Savoldello, in arte Mago Silvan, veneziano, il prestigiatore italiano per eccellenza, riassume tutto il suo impressionante sapere in un libro, La nuova arte magica, oltre 400 pagine per La Nave di Teseo, in cui racconta la storia e i segreti dell' illusionismo da Pitagora a San Giovanni Bosco, dallo stregone tartaro a Mosè, dal druido celtico alla Belle Epoque. «Ho impiegato nove anni a scriverlo», dice l' artista che ormai centellina le apparizioni in tv. Le illustrazioni, i reperti archeologici e le foto incluse nel volume sono una moltitudine e ti rapiscono; la prefazione è di Vittorio Sgarbi.

MAGO SILVAN - LA NUOVA ARTE MAGICA

 

Silvan, lei fa risalire la magia all' antico Egitto. Allora quali incantesimi si facevano?

«Tetterà di tettetù di tettuusenerefu: è il nome storpiato dalle varie traduzioni linguistiche di un mago celeberrimo che si esibì nel 2500 a.c davanti al Faraone Cheope. Tagliava la testa a due oche, una bianca e l'altra nera, facendo starnazzare viva l'oca nera con la testa bianca».

 

Qual è stata l'epoca storica più importante per la magia?

«La magia intesa come prestidigitazione fine '800 - fine '900».

 

Ecco, ci spiega la differenza tra mago, prestigiatore e illusionista?

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«Passando dalla nostra lingua al latino praesto esse vuol dire "essere pronto": dunque è l' arte "di essere pronto con le dita". Sarebbe logico pensare a praestigiator, come testimonia Plauto, e il suo derivato italiano prestidigitatore. Oggi si usa comunemente prestigiatore, mago o illusionista. Che sono sinonimi. I francesi dicono escamoteur o prestidigitateur. Gli anglosassoni usano legerdemain attinto dal francese, ossia leggero con le mani, o nelle favole wizard, equivalente di stregone, ma il termine più popolare negli Stati Uniti è magician. L'illusionista inganna con molta onestà il suo pubblico, consapevole che il mago si avvale di un trucco per stupirlo e trarlo piacevolmente in inganno».

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Quando ha capito che sarebbe diventato mago?

«Avevo sette anni, a Bassano del Grappa, dove trascorrevo le vacanze estive con la famiglia. Ci recammo in un tipico ristorante del paese. Sulla pedana salì un mago in marsina meridionale (una specie di frac, ndr) alla Sik Sik di Eduardo, per intenderci. Mi invitò a salire. Mi posò, contandole a voce alta, alcune monete nel palmo della mano e nonostante stringessi il pugno che le conteneva, nel contarle erano magicamente aumentate. Il pubblico mi applaudì. Un fremito mi avvolse dentro, esplose una scintilla, il bacillus magicus. Da grande avrei fatto il mago, dissi».

 

Da quale bisogno psicologico nasce la voglia di credere nella magia? Lei pensa che l'uomo «preferisca credere piuttosto che sapere», ma come se lo spiega?

«Dai primi anni della nostra infanzia assorbiamo nel nostro subconscio tutto ciò che ascoltiamo: personaggi magici delle fiabe, non favole di Esopo, ma vere fiabe raccontate in dialetto dai nostri nonni o mamme. Queste fiabe sedimentano nel nostro subconscio per riemergere con degli stimoli al momento opportuno».

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Se non fosse mago che lavoro farebbe?

«Mi ritengo soltanto a metà strada, quindi illusionista. Per diventare più bravo seguo il detto socratico: "Chi più sa"».

 

Cosa fa nel tempo libero quando non fa sparire oggetti e persone?

«La cosa prioritaria sono i figli, i nipotini, la famiglia. Amo il teatro, il cinema, i concerti, il piacere delle riletture. Gli amici, i viaggi, Venezia. Alla sera dedico due ore alla manipolazione».

 

Ha fatto numeri impressionanti, mi viene in mente la levitazione dei corpi. Riuscirebbe a fare sparire il Covid, se lo volesse?

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«Neanche i maghi citati nella Bibbia avrebbero questa capacità».

 

Ma lei ha paura di questo morbo?

«Come tutti. Mio padre, nel 1918, è rimasto orfano dei genitori entrambi colti dalla "spagnola". I negazionisti? Ho sempre rispettato ogni opinione. Chi non ha avuto paura si è lasciato andare come Johnson e Trump, per citare solo qualcuno: sappiamo come è finita».

 

Hanno trovato il vaccino del Covid: la scienza è una magia?

«Certo, gli studiosi sono maghi: esistono e sono in mezzo a noi. Gli scienziati hanno portato avanti l' umanità. Ricordi: prima nasce l' uomo, poi la magia, poi la religione e poi la medicina».

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Lei fa parte del Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale. Lotta contro truffatori e ciarlatani. La battaglia di cui va più fiero?

«"Battaglia" è un termine improprio, dobbiamo soltanto verificare se ciò che ci viene raccontato risponde a verità, e poi il Cicap indaga scientificamente. In realtà noi tutti vorremmo che ciò che si racconta fosse vero: si aprirebbe una nuova luce per il progresso umano, ma purtroppo non è così. Da ragazzo ho sempre cercato la vera magia per impadronirmene. Nel mio girovagare per il mondo ho incontrato una moltitudine di paragnostici di ogni cultura. Purtroppo sono rimasto sempre deluso».

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È vero che nessuno è a conoscenza dei suoi trucchi, nemmeno sua moglie?

«Non tutti. Mio figlio Stefano, regista dei miei spettacoli, ne conosce di più».

 

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Mandrake, Houdini, Copperfield: chi è il suo mito?

«Lo era Mandrake, proprio perché credevo a tutto ciò che faceva».

 

Ha mai fatto numeri di magia a leader politici? Ho letto di Reagan (di cui indovinò quanti soldi aveva in tasca, con sommo stupore di Ronald). E poi?

«Menzionarli toglierebbe alla loro personalità il fascino, il carisma, l' intelligenza con la quale hanno conquistato il podio mondiale. Per raccontarli le pagine di questo bel giornale non sarebbero sufficienti».

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