“GIOVANNI MINOLI ED IO ABBIAMO AVUTO ALTRE VITE E AMORI, C’È STATA UNA MIA FUGA IN NORVEGIA...” - LA PRODUTTRICE MATILDE BERNABEI TORNA A PARLARE DEL SUO MATRIMONIO FARCITO DI TRADIMENTI: "DA QUALCHE ANNO VIVIAMO IN CASE COMUNICANTI"- "LANCIAI TERENCE HILL E MI DISSERO CHE AVEVA SOLO DUE ESPRESSIONI. PER INGAGGIARE DUSTIN HOFFMAN GLI PAGAI LE VACANZE IN ITALIA” - "MAI VOTATO DC, E NON PER REAZIONE A MIO MIO PADRE ETTORE, EX DG RAI. NON FU LUI A METTERE I MUTANDONI ALLE KESSLER. LA CENSURA A DARIO FO? QUELLA È VERA”
Valerio Cappelli per il Corriere della Sera -Estratti
matilde bernabei foto di bacco
Matilde Bernabei è la regina della fiction . Con suo padre Ettore ha fondato la Lux più di 30 anni fa. Oggi è un’azienda di sei piani al quartiere Prati, con una sessantina di dipendenti, sceneggiatori e centinaia di professionisti che gravitano intorno ai cinque teatri di posa di Formello.
La sua vita è un quartetto d’archi: lei, suo padre Ettore, suo marito Giovanni Minoli e sua figlia Giulia Minoli. Famiglia di potere, di battaglie vinte e perse e di ideali attorno alla tv. Matilde si ostina a girare per Roma su uno scooter scassato anche quando piove.
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Un movimento cattolico?
«Sì, nell’ispirazione. Mi definisco un’aspirante cristiana. Ma non ho mai votato Dc. E non per reazione a mio padre. Mi sembrava poco al passo con i tempi. Sbagliavo. Mio padre si ricorda sempre come il potente direttore generale della Rai, dal 1960 al ’74. Però ha fatto tante altre cose, come lavorare alla realizzazione del Piano Casa insieme con Fanfani e La Pira, cioè rendere operativo il diritto dei meno fortunati ad avere una casa. Un progetto politico e sociale innovativo».
Suo padre, uomo di polso. Lei avrà avuto un’educazione severa e molto cattolica.
matilde bernabei giovanni minoli
«Il babbo non ci ha mai chiesto di credere in Dio. Poi certo, fino a 18 anni non si poteva uscire di sera. Mia madre soffriva di depressione, il babbo dalla Rai tornava a casa alle dieci di sera. Otto figli, io sono la terza, la prima femmina. Lo aiutavo, se c’era da comprare una lavatrice veniva da me, insomma, un po’ una vice mamma».
Suo padre nei ricordi della gente oscilla tra bigottismo e modernismo.
«Mandò in onda i primi sceneggiati da Manzoni, Tolstoj, Dostoevskij. Il bigottismo è una leggenda, non è vero che mise i mutandoni alle Kessler, al contrario spinse perché usassero delle calzamaglie, la gente la sera tornando dal lavoro voleva vedere un bello spettacolo e delle belle gambe. E dell’ombelico nudo della Carrà non fu mai perplesso, Raffaella per i suoi 70 anni andò a ringraziarlo».
La censura a Dario Fo?
«Quella è vera. A Canzonissima con Franca Rame fece una gag satirica sulla sicurezza nei cantieri edili che poteva generare equivoci pericolosi, e incontrò il no della Rai».
matilde bernabei stella pende foto di bacco (3)
Lei è una Lady di ferro che ha bruciato le tappe?
«Lady di ferro, no. Papà mi diceva: se credi nella Provvidenza non avrai mai paura. Sì, rispondevo io, ma a volte la Provvidenza va aiutata. Avevo l’anima dell’imprenditrice».
Infatti avete prodotto la serie «Che Dio ci aiuti».
«Certe volte ho avuto paura. Ci sono stati problemi economici enormi, temevo il fallimento: il gruppo Kirch, il più grande gruppo dell’audiovisivo europeo, era fallito, e ci doveva 30 miliardi di lire: ci siamo salvati perché li ho convinti a darci alcune delle loro serie, che poi ho rivenduto a vari broadcaster.
Un’operazione che ci ha salvati. Ho avuto un crollo psicofisico, sai quando non riesci ad alzarti dal letto e vorresti scomparire? Ho buttato il cuore oltre l’ostacolo e, piena di paure, sono andato a riprenderlo. Quanto alle tappe, è vero...Sono Cavaliere del lavoro, unica donna dell’audiovisivo».
matilde bernabei giovanni minoli
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Lux Vide, la società che avete fondato nel 1992.
«In un primo tempo mio padre voleva essere consulente di una società di produzione che raccontasse la Bibbia in una serie internazionale. All’inizio non trovavamo produttori, pensavano tutti al cinema. Con la metà della liquidazione, 800 milioni di lire, il babbo ed io fondammo la Lux.
Hanno lavorato con noi ai loro esordi Alessandro Borghi, Micaela Ramazzotti, Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Miriam Leone...E poi Shirley MacLaine, Ben Kingsley, Richard Harris (che non aveva mai fatto tv), Peter O’Toole, Charlotte Rampling, Max Von Sydow, Patrick Dempsey. E Don Matteo, Terence Hill, dicevano che ha due espressioni: però bucano il cuore. Nel ’94 chiesi a mio fratello Luca di venire a lavorare nella produzione, da 11 anni è l’ad. Facemmo un colpo convincendo Dustin Hoffman a interpretare I Medici : gli pagammo una vacanza in Italia per i 30 anni di matrimonio».
Ha bruciato le tappe anche sposandosi a 20 anni.
«Vedevo Giovanni ma in casa non lo dicevo a nessuno. Ha 9 anni più di me, che da giovani equivalgono a un mondo. Abitava in un loft a Trastevere. Mio padre, che era amico di suo padre, dopo qualche mese capì e disse: non penso che stiate tutti i giorni a parlare di Napoleone.
Facciamo così: o vi sposate o non lo vedi più. La nostra prima uscita fu nel garage all’Ostiense dove Don Franzoni, poi sospeso a divinis perché considerato audace, diceva messa. Giovanni ed io abbiamo avuto altre vite e amori, c’è stata una mia fuga in Norvegia…Da qualche anno viviamo in due case comunicanti, la sera spesso ceniamo insieme, parliamo di tutto con piacere. Come tutti i grandi amori ha delle imperfezioni. Nostra figlia Giulia è l’espressione del nostro meglio».
matilde bernabei giovanni minoli con la figlia giulia
Con Giovanni ha trovato una formula di convivenza.
«Ci sono milioni di tipi d’amore. Abbiamo un patrimonio di passioni, interessi e valori comuni. Quando l’ho conosciuto, a 20 anni, lavorava già alla Rai. Giovanni è un rivoluzionario istituzionale ma è anche l’uomo più intelligente e affascinante che conosco. Tra poco festeggiamo le nozze d’oro».
Alla Lux siete portatori sani di speranza. Un errore?
« Dracula . Una serie costosa, fu un flop: non funzionavano sceneggiatura e attori».
Avete appena venduto la Lux.
«Siamo in una fase di transizione. Per andare avanti in un mondo sempre più competitivo e in cambiamento, era importante legarci a un gruppo europeo. Siamo entrati nella famiglia Fremantle, che nei prossimi tre anni si consoliderà al 100 percento delle quote. Le nostre serie parlano di tutti i problemi e di come provare a risolverli per vivere un po’ meglio la propria vita. Continueremo su questo cammino ».
luca e matilde bernabeimatilde bernabei giovanni minoliriccardo rossi matilde bernabei foto di baccoluigi chiariello salvo nastasi matilde bernabei foto di baccoluigi chiariello carlo verdone matilde bernabei raffaella chiariello foto di baccomatilde bernabei giovanni minoli