MERLINO, CHE MAGA (DEL LAMENTO)! A MYRTA PORTANO VIA LA MACCHINA PARCHEGGIATA SULLE STRISCE BLU PER LE RIPRESE DI UN FILM E LEI SCAPOCCIA: “CI VOGLIAMO LAGNARE? EBBENE SÌ, PERCHÉ L’AMARO CHE RESTA IN BOCCA SA DI VESSAZIONE ARBITRARIA” – SUL CARATTERE FUMANTINO E LE BIZZE DELLA MERLINO, CHIEDERE AL SINDACATO DI LA7, CHE HA DENUNCIATO I “COMPORTAMENTI INCIVILI E MALEDUCATI” VERSO I SUOI COLLABORATORI CHE, COME DAGO-RIVELATO, SAREBBERO STATI COSTRETTI A SPALMARLE LA CREMA SUI PIEDI...
Lettera di Myrta Merlino al “Corriere della Sera”
Caro direttore, ti scrivo da cittadina di Roma, prima ancora che da giornalista. Ormai vivere nel centro storico della Capitale (quando ci sono arrivata da Napoli, oltre 20 anni fa, mi sembrava il più straordinario dei privilegi!) vuol dire fare i conti quotidianamente con la legge di Murphy: se qualcosa può andare storto stanne certo che lo farà… Abito a pochi passi dai grandi palazzi della nostra Repubblica, tra il Pantheon e il Parlamento - lo so, starete pensando «e ti lamenti pure!».
Ma osso garantirvi che, tenendo lo sguardo sulla strada, è tutta una gincana tra trappole e problemi. Perché se è vero che la bellezza che ci circonda l’abbiamo ereditata dalla storia, è vero anche che la sciatteria invece è tutta demerito nostro.
No, non voglio parlarvi della munnezza che spunta ovunque, tra gabbiani rapaci e ratti spudorati; del caos degli ingorghi e delle flotte turistiche all arrembaggio; e neanche dei chilometri che faccio a piedi, con le feci dei miei cani nella bustina, alla ricerca di un cestino ormai destinato a «Chi l’ha visto».
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Ma voglio invece condividere con i lettori una piccola vicenda personale che è esemplare dello stato di incuria e disagio nella quale versa la straordinaria città che tanto amiamo.
Venerdì sera tardi, dopo oltre 45 minuti di ricerca forsennata, riesco a parcheggiare l’auto di mio figlio (avendo da anni rinunciato alla mia per le difficoltà di cui sopra) nelle strisce blu riservate ai residenti perché possano parcheggiare tutti. Che sollievo, penso. Per una volta mi è andata bene. Badate bene che un cittadino residente nel centro di Roma da alcuni anni per poter tornare a casa con la propria auto deve pagare un permesso di accesso alla zona a traffico limitato. Sì, avete capito bene: per tornare a casa si deve pagare. Prima non era così. Almeno i residenti avevano un accesso gratuito per la propria autovettura. E sono sicura che pochi di voi sanno che invece un residente in un altro quartiere della città se ha un figlio che frequenta una scuola del centro storico ha un permesso per entrare nella Ztl. E sapete quanto lo paga? Nulla.
Ebbene, domenica e lunedì l’auto resta parcheggiata in piazza del Collegio Romano, correttamente posizionata all’interno delle apposite strisce blu.
Martedì mattina, il mio compagno, che la cerca per prenderla e svolgere alcune commissioni, si trova dinanzi una inaspettata sorpresa: l’auto è stata rimossa, la piazza è completamente chiusa e transennata per le riprese di un set cinematografico. Roma caput mundi. Il cinema reclama i suoi scorci da sogno e a noi semplici cittadini, colpevoli di non aver vigilato quotidianamente se le strisce blu avessero d’improvviso cambiato colore, non resta che metterci in contatto con il numero verde (auguri!) per cercare di conoscere il nostro destino.
In soldoni, tocca a nostre spese recuperarla al deposito, a decine di chilometri da casa, anche fuori dal Raccordo anulare, pagare l’ammenda, gestire la difficoltà e andare per tentativi. La cifra da pagare è salata: per lo stallo arriva a oltre 200€ (203 € nel nostro caso per un deposito in zona Corviale) alla quale si aggiunge una multa, nonché la logistica per il recupero, taxi compreso. E tutto questo per aver parcheggiato regolarmente, dopo una lunga ricerca, proprio su quelle strisce blu che sono poche e vanno a ruba e per le quali paghiamo centinaia di euro all’anno come titolari di permesso per l’ingresso nella Ztl. Cose piccole, si penserà.
Ci vogliamo lagnare? Ebbene sì, perché l’amaro che resta in bocca sa di vessazione arbitraria. Piccole vessazioni quotidiane che però accomunano nella rabbia milioni di residenti: trasporti pubblici inadeguati, cantieri perennemente aperti, buche assassine, eventi gestiti a danno di chi lavora in città, assenza di regole e di indicazioni. Siamo la Capitale, la città più ambita, la meta e il sogno di tutto il mondo. Eppure, scontiamo la sorte di tanta meraviglia per la sola colpa di viverci dentro. Ognuno ha la sua pena. Questa volta è toccata a me. Ma questa volta non sto zitta. Fatelo anche voi….