nando gazzolo

IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - NANDO GAZZOLO CI HA ACCOMPAGNATO NELLA SECONDA METÀ DEL NOVECENTO IN INFINITI SCENEGGIATI TV, CAROSELLI, COMMEDIE, E FILM, DOVE FU DOPPIATORE DI CELEBRI STAR - DIVISE CON GASSMAN E ARNOLDO FOÀ LA FAMA DI FINE DICITORE POETICO DELLE NOSTRE SERATE

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Marco Giusti per Dagospia

 

Difficile costruire una voce come quella di Nando Gazzolo, attore di teatro, cinema e tv, e celebre doppiatore, che si è spenta per sempre. Nando Gazzolo se ne va a 87 anni a Roma, ma già da qualche anno si era purtroppo ritirato dalle scene.

 

Nato a Savona nel 1928, figlio d’arte, il padre era Lauro Gazzolo, anche lui attore e grande doppiatore di cinema (la voce di Fernandel e del vecchietto del west Walter Brennan), fratellastro del più giovane Virginio Gazzolo, attore di teatro, Nando ci ha accompagnato nella seconda metà del secolo scorso in una massa sterminata di sceneggiati tv, caroselli, commedie, e film, dove però, fu soprattutto doppiatore di celebri star non solo americane.

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I primi storici sceneggiati della Rai ne fecero un personaggio estremamente popolare al grande pubblico degli anni ’60. La sua prima apparizione dovrebbe essere ne L’avaro, ma in Capitan Fracassa, è già il bel Duca di Vallombrosa.

 

Lo seguiamo poi in un percorso che va da Processo di famiglia di Diego Fabbri a Giallo Club, da La cittadella a La fiera delle vanità fino a Sherlock Holmes, dove fu il protagonista, appunto Mr. Holmes, grazie al suo aplomb quasi britannico, ottenuto credo, anche per il fatto di dar la voce a grandi attori inglesi come David Niven e Michael Caine.

 

Oltre a questi doppiò decine e decine di star, come Rex Harrison in My Fair Lady, Alan Ladd in L’uomo che amava le donne, Christopher Lee in Ercole al centro della terra, Yul Brynner ne I 10 comandamenti, Henry Fonda in C’era una volta il West, perfino quella di Gian Maria Volonté in Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più, o quella di Franco Nero in Le colt cantarono e fu tempo di massacro e Django. 

 

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Ma doppiò anche Giorgio De Lullo in Il processo di Verona e Clint Eastwood in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo e il vigile milanese a Piazza Duomo in Totò e Peppino e la malafemmina. Senza contare le lunghe serie dei caroselli per l’Amaretto di Saronno, che iniziano nel 1965 e finiscono nel 1976 con la fine di Carosello, dove leggeva qualsiasi tipo di poesie diretto anche da registi del calibro di Sandro Bolchi, Franco Brusati, Mauro Bolognini, ripreso da direttori della fotografia come Pasqualino De Santis.

 

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Gazzolo divise con Vittorio Gassman e Arnoldo Foà la fama di fine dicitore poetico delle nostre serate, sia nelle letture di Carosello che lo avevano reso quasi una macchietta, sia con programmi radiofonici e dischi. Al cinema, col proprio volto, non fece moltissimo, lo troviamo in Costantino il Grande di Lionello De Felice nel 1961 e poco dopo in I pirati della Malesia di Umberto Lenzi. Fu Alberto De Martino, già direttore di doppiaggio, che lo aveva molto spinto come voce assieme a Alberto Lupo, a riportarlo al cinema nei suoi gialli e nei suoi western, come Upperseven l’uomo da uccidere e Django spara per primo, versione spaghetti dei Tre Moschettieri.

 

Ma non era adatto al cinema d’azione, mentre trionfava in tv nei grandi sceneggiati, come I Buddenbrock o Non cantare, spara. A teatro aveva esordito nel 1948 con Antonio Gandusio e aveva avuto il primo successo nel 1951 nell’Antonio e Cleopatra di Renzo Ricci e nell’Amleto di Gassman e Luigi Squarzina. Gazzolo ha lavorato moltissimo, fino a una decina d’anni fa. Uno degli ultimi film è il curioso Mari del sud di Marcello Cesena e una delle ultime fiction Valeria medico legale.

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