SOGNO O SONDAGGIO? PARLA PAOLA GHISLERI: “CRESCE LA LEGA E DIVORA PUNTI AI 5 STELLE, FI E PD PRIVI DI STRATEGIE" - SALVINI FA LE DIRETTE FACEBOOK E TUTTI LO RIPRENDONO. LA PERCEZIONE FINALE È CHE SIA SEMPRE LUI A BUTTARE IN AVANTI LA PALLA, E GLI ALTRI DIETRO A RINCORRERLO. MA ATTENZIONE...” – E POI PARLA DELLA MANCATA CANDIDATURA DI EMILIO FEDE: "NON FUI IO A PARLARNE MALE A BERLUSCONI"
Antonello Piroso per la Verità
Alessandra Paola Ghisleri, titolare dell' istituto demoscopico Euromedia research, nel fotografare l' attuale congiuntura politica ripete come un mantra una parola: «Oggi».
Perché insiste sul termine?
«Nel giudicare la realtà per le nostre ricerche, dobbiamo ricordare che i cittadini dimostrano ormai un indice di mobilità tale per cui la rilevazione va contestualizzata in un ambito che Zygmunt Bauman dipingeva come "società liquida", causa ed effetto di una ricomposizione sociale che si è accompagnata, per esempio, al tramonto delle ideologie del Novecento.
Il contesto politico non è dato per sempre, è in costante divenire, e quindi la lettura che se ne ricava è relativa all' oggi, all' hic et nunc, a sua volta terminale di una tendenza in atto, ma il cui esito non può essere considerato acquisito una volta per tutte. Giancarlo Giorgetti, sottosegretario di Palazzo Chigi nel governo di Giuseppe Conte, pare abbia detto ai leghisti presenti nell' esecutivo di tenere una foto di Matteo Renzi come monito sulla scrivania. Per non dimenticare che quattro anni fa il Pd aveva conseguito il 40%, pari a 11 milioni di voti, alle elezioni europee».
Ok: panta rei, tutto scorre, e non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume.
Questo spiega perché ci sarebbe stato il sorpasso della Lega sul M5s nei sondaggi?
«Le rilevazioni che stiamo compiendo ancora oggi (ieri per chi legge, ndr) ci dicono che sarebbero appaiati, entrambi al 29. Sono stime e di intenzioni di voto, ma la tendenza a oggi è incontrovertibile: Lega in crescita dal 17% del 4 marzo e M5s...».
In decrescita, non so quanto felice, dal 32%. Ma alla Lega quei 12 punti da dove arrivano?
«Dal M5s, intenzioni che in qualche modo, e semplificando, «tornano a casa», nel centrodestra, dal momento che il 75% dei voti di quel melting pot, quel crogiolo che è il partito di Beppe Grillo, proviene da un elettorato in passato di centrosinistra. Una parte arriva poi dallo stesso centrodestra, anche se non parlerei di cannibalizzazione, perché Fratelli d' Italia perde uno 0,5, Forza Italia si attesta tra il 12-13% (anche se ho visto rilevazioni di altri per cui sarebbe sotto il 10%). La Lega avrebbe anche una notevole forza d' attrazione rispetto a liste e partitini minori, e andrebbe a "pescare" perfino tra chi a votare non ci va, a questo punto ex astenuti, in una misura tra il 3 e il 4%».
salvini e conte guardia di finanza
Il Pd non pervenuto.
«Oggi si attesterebbe al 16 o poco più, ma ciò che perde non va a Salvini. Sono elettori delusi, che però non saltano sul carro dei vincitori. Più facile scelgano di chiamarsi fuori, astenendosi. Del resto, Forza Italia e Pd scontano l' assenza di una contronarrazione».
Il famoso storytelling.
«Se quello di Salvini, condivisibile o meno, è chiaro, alla sua offensiva mediatica come replica l' opposizione? Ha una sua agenda o se la fa dettare dalla maggioranza? Che è pervasiva nella comunicazione. Salvini fa le dirette Facebook. Il suo intervento diventa notizia nel tg delle 20, ripreso a ruota dai talk show che seguono. La mattina dopo, è al centro delle morning news, nei diversi programmi sulle diverse reti in diversi orari, per arrivare ai tg delle 13, che ci portano fino a sera quando poi Salvini è ospite in qualche studio a commentare le reazioni alle sue dichiarazioni. La percezione finale è che sia sempre lui a buttare in avanti la palla, e gli altri dietro a rincorrerlo».
Una pacchia, riciclando un vocabolo a lui sì caro.
«Attenzione alla volatilità, però. Guardiamo agli ultimi 5 anni. Alle politiche del 2013 il M5s arriva a un' incollatura dal Pd di Pier Luigi Bersani. Grillo prende i voti perché incarna il desiderio di cambiamento che arriva dall' opposizione ai governi di Berlusconi prima, e di Mario Monti poi. Con il governo di Enrico Letta quella voglia di voltare pagina arriva anche dal Pd, con Matteo Renzi che con piglio decisionista si insedia a Palazzo Chigi, annunciando di dare contenuto alla rottamazione. Alle Europee vola al 40%. Poi, tempo due anni con quello che ci sta in mezzo, la narrazione del cambiamento si è persa per strada, Renzi perde la scommessa del referendum nel 2016 e tracolla sotto il 20% il 4 marzo».
Se all' epica del «nuovismo» non seguono risultati concreti e costanti, il consenso evapora. Come si è ritrovata a fare il suo mestiere?
«Per caso. Mi sono laureata in geologia, con una tesi di paleontologia oceanografica, la ricostruzione storica dei fondali tra Ponza e Palmarola. Per arrivare a definire com' erano in precedenza, avevamo necessariamente bisogno di studiare per esempio lo sviluppo nel tempo della flora e della fauna, quindi di arrivare a individuarne le variazioni. Cioè di elaborare delle statistiche. Ma non è che uscita dall' università mi sono ritrovata a fare sondaggi. In mezzo ci sono stati tanti lavori occasionali, dalla promozione della carne irlandese nei supermercati vestita da irlandese, fino a un call center di un istituto di ricerca. L' impiego come telefonista mi ha fatto capire quanto mi incuriosissero le persone, i loro gusti, le loro idiosincrasie. Ancora non lo sapevo, ma ero entrata nell' anticamera del mio futuro».
Grazie anche a Luigi Crespi, che ha conosciuto alterne fortune e sfortune, e la volle in Datamedia.
«Non rinnego il passato e conosco il significato della parola gratitudine. A Crespi devo tantissimo, mi ha dato una chance, ho imparato le regole di una professione in cui le intuizioni (perché è importante farsi le domande giuste) devono necessariamente incrociarsi con la raccolta, completa e puntuale, di dati oggettivi. Ho lavorato con entusiasmo e senza orari: alla festa a casa mia per i miei 30 anni arrivai a mezzanotte. Nel 2003 ho detto basta, ero pronta a ritornare a fare altro, a vendere vestiti, quando mi viene proposto da Alfonso Lupo...».
Suo socio e, in seguito, suo marito...
«Vedo che si è informato. Costituiamo così la Ghial Media, dandoci un timing. O ingraniamo o ciao. A quel punto mi cerca il Cavaliere, che mi aveva conosciuto con Crespi (il suo rapporto con lui era venuto meno), e mi chiede di partecipare alla campagna del 2006, in cui partiva con uno svantaggio clamoroso rispetto a Romano Prodi. Io mi convinco della possibilità del pareggio. Quando la cosa si venne a risapere, fui dileggiata ma alla fine lo scarto tra i due nelle urne fu davvero di poche migliaia di voti».
Nel 2008 c' era chi scommetteva sul testa a testa Berlusconi-Walter Veltroni, e invece lei puntò sulla vittoria del Cav.
«Veltroni inaugurò la campagna elettorale sullo sfondo di Spello, bellissimo borgo umbro. Solo che in quel momento gli italiani, più che sedotti da quella cartolina, apparivano secondo le nostre indagini preoccupati da altro, a cominciare dall' emergenza rifiuti, soprattutto in Campania. Da cui l' annuncio di Berlusconi: vinceremo le elezioni e il primo Consiglio dei ministri lo terremo a Napoli».
Se ne ascrive il merito?
«Per nulla. Io sono una ricercatrice, sottopongo i risultati al committente, corredati delle mie valutazioni. Ma i passi successivi li decide e intraprende lui».
È vero che Emilio Fede non fu candidato alle elezioni perché lei, sentendosi vittima di uno sgarbo (Fede non l' avrebbe salutata in un ristorante), ne parlò male a Berlusconi?
«Lo scrisse Selvaggia Lucarelli, che peraltro mi piace molto. Ma in quel caso fu destinataria di una voce infondata. Semmai, posso averlo io salutato con discrezione, perché in pubblico non sono mai stata una che sgomita per mettersi in mostra. L' episodio mi attribuisce un potere ben al di là della presunta capacità di persuasione. Gratificante, ma falso».
WALTER VELTRONI E SILVIO BERLUSCONI
A proposito di falsità, il 4 marzo lei denunciò con un messaggio: «Ingerenza molto forte sul voto ed exit poll fake diffusi via whatsapp»
«A urne aperte, sui social giravano finti exit poll attribuiti a Euromedia research».
Ma quei fake erano paradossalmente pressoché identici ai risultati finali.
«Il fake era che noi non facciamo exit poll o proiezioni. I dati invece erano corretti ed erano nell' ultima ricerca che abbiamo fatto, il venerdì antecedente al voto, e consegnato ai nostri clienti. Non escludo che qualcuno abbia deciso di farli uscire».
Ci aveva preso. Non è successo sempre così. Voi guru delle previsioni siete stati accusati di aver «toppato», non vedendo il pari tra Grillo e Bersani alle politiche 2013 e il trionfo di Renzi alle Europee 2014.
«Un fattore di cui si tiene conto nelle rilevazioni è la cosiddetta "ponderazione", che riguarda lo "storico", cioè le risposte date ai questionari prima delle precedenti elezioni, confrontate con i risultati effettivi. Nel 2013 sono andate a votare, in chiave di protesta antisistema, categorie che di quello "storico" erano privi: o perché giovani, o perché in passato astenuti, e Grillo - unendo la piazza virtuale del Web a quelle vere dei suoi comizi - li ha intercettati tutti».
E nel 2014?
«Ci fu uno spostamento massiccio negli ultimi giorni, Renzi buttò sul piatto della bilancia una serie di annunci la cui ciliegina sulla torta erano gli 80 euro. Si votava il 25 maggio, la busta paga con la scritta "bonus Renzi" fu annunciata per il 27».
Crespi scrisse sul Tempo: «La figuraccia in tv di tutti coloro che si sono cimentati in previsioni ha fatto impallidire quella che mi toccò fare personalmente con le stramaledette bandierine di Emilio Fede» nelle regionali 1995.
«Me le ricordo perché c' ero. Piroso, non riuscirà a mettermi in conflitto a distanza con Crespi. Come le ho detto, gli sono debitrice. E poi, come potrei prendermela per una battuta anche così autoironica?».