mario perniola

IL FILOSOFO SEXY – GNOLI: ''SE NE VA A 76 ANNI MARIO PERNIOLA, STUDIOSO DI ESTETICA. DAL SITUAZIONISMO ALLA SOCIETA’ DEI SIMULACRI, HA OSSERVATO LE TRASFORMAZIONI DELLA SESSUALITÀ CONTEMPORANEA'' – LA CRITICA DEL ’68, L’AUTOLESIONISMO DELL’OCCIDENTE E IL MONDO DELLE FAKE NEWS…

Antonio Gnoli per la Repubblica

 

Mario Perniola

Nel corso della malattia è riuscito a scrivere un libro di quasi seicento pagine. C' eravamo sentiti per telefono tra Natale e Capodanno. Gli auguri, le chiacchiere, i progetti: «Non ho più progetti, ho chiuso con quei giri di pista su cui la vita ti obbliga a correre. A un certo punto ti fermi ed esci di scena». Sapevo che era stato male, ma anche che le cure funzionavano: «Mi hanno permesso di scrivere, che volevo di più». Mario Perniola è morto ieri a Roma, lasciando una rivista bellissima, Ágalma, una figlia, libri, alcuni importanti, e un senso di libertà e discrezione che a me facevano stare bene le volte che ci incontravamo.

 

Viaggiava spesso. Mi disse che una delle mete preferite era il Brasile dove aveva acquistato una casetta in un' isola vicino a Recife e vi passava alcuni mesi dell' anno. Quella che a molti poteva sembrare la stravaganza di un signore anziano, per lui fu un modo di rigenerarsi dai traumi dell' occidente. La parola "trauma" entrò nel suo vocabolario per indicare quanto nel corso della modernità fosse diventato autolesionistico e violento l' Occidente. A quella parola, così carica di morte, ne accompagnò un' altra sorprendente: "miracolo".

 

Tutto nel nostro mondo contemporaneo, osservava, si svolge sotto il segno del miracolo, che non è un evento attribuibile a Dio o ai santi bensì al modo in cui la comunicazione ci ha resi prigionieri della credulità. Crediamo a tutto quello che la comunicazione ci propina, al punto che il mondo in cui viviamo è diventato un esercizio senza prove, senza effettivo controllo: un puro assoluto infondato e infondabile, dove tutto è possibile perché alla fine niente è vero. Anticipò l' ormai stanco discorso delle fake news di qualche decennio.

 

Era nato ad Asti nel 1941. Allievo di Luigi Pareyson, si era formato alla stessa scuola estetica da cui erano usciti Eco, Vattimo, Givone. Di qui un interesse iniziale per la critica letteraria, forgiata con i nomi incandescenti di Blanchot e Bataille.

 

perniola

Nei primi anni Sessanta entrò in contatto con il movimento situazionista, stringendo un rapporto di amicizia con Guy Debord. Tra gli anni Settanta e Ottanta accentuò l' analisi del sociale adottando le categorie di "transito" e di "simulacro". La vicinanza a Baudrillard e Klossowski, insieme all' interesse per il pensiero di Nietzsche, segnarono un netto distacco dalle insoddisfacenti analisi del marxismo di quegli anni. Si convinse che una sorta di mutazione antropologica fosse in atto nella società contemporanea.

 

MARIO PERNIOLA COVER

Come affrontarne dunque gli aspetti meno prevedibili? Occorreva ai suoi occhi rinunciare al vecchio apparato categoriale - bello-brutto, destra-sinistra, alto-basso, forte-debole - e puntare a una nuova concezione del sentire che ponesse al centro, come posta in gioco, il tema della sessualità. Non c' è aspetto della nostra società, notava, che non si richiami alla sessualità: ossia l' esperienza più miracolistica nella quale ci si è imbattuti dai tempi delle pratiche medievali. Una sessualità che rilevasse meno gli aspetti dell' erotismo e del piacere del corpo e molto più la dipendenza dalla macchina (di cui la pornografia era il caso estremo). Il documento più rilevante che produsse fu in tal senso Il Sex appeal dell' inorganico (Einaudi) un pamphlet che mirava a scandagliare gli aspetti artificiali, neutri e strumentali della sessualità.

 

Fu un ribaltamento culturale importante anche nella riflessione che Perniola dedicò all' arte contemporanea. Era giunto alla conclusione che non ci fossero più storie (ossia eventi in grado di mutare il corso di un' epoca) ma solo storiette. Così come non c' erano più opere d' arte ma solo operette.

 

Deprecava il populismo che si stava diffondendo nel mondo dell' arte.

Secondo la sua analisi l' arte aveva finito con l' imitare la logica dei media, per cercare la risonanza dentro un business di lusso confuso con la moda e la pubblicità.

 

perniola

Comunicazione a mezzo di comunicazione. Proprio quest' ultima ha creato una società dai tratti puerili e totalmente immersa nel presente. Al punto da non saper più scorgere il passato dietro di sé e il futuro davanti a sé. La dittatura del presentismo ha sciolto ogni legame con la tradizione e dunque con l' autorità. Per questo, sospetto, si lasciò affascinare dall' arte del samurai percorrendo la "via dell' Hejo", la strategia che solo i grandi maestri di tattica militare conoscono a fondo. Amò Mishima e un testo magnifico come l' Hagakure.

 

Ma non c' era niente di guerresco in lui. Fu professore universitario, saggista e autore di un solo romanzo.

 

MARIO PERNIOLA

Fu un uomo di diminutivi: niente era così grande da valer la pena di essere difeso, ma niente era così trascurabile da non poter essere amato. La sua lezione (in parte debitrice di Foucault) nasceva dalla dissoluzione del soggetto e dal bisogno di resistenza alle residue sue pretese di dominio. Anche il '68 - nel quale per un certo periodo aveva "debordeggiato" - lo vide critico.

 

Non per le solite ragioni, cioè il fallimento politico del suo progetto, ma per essere stato il solo evento di una certa importanza che consentì alle televisioni berlusconiane di mettere in pratica lo slogan "tutto il potere all' immaginazione". Il suo nuovo libro voleva che si intitolasse Tiresia vs Edipo. Me lo ha annunciato con una serenità interiore che non mi aspettavo. Dopotutto accade che la scrittura sconfigga le paure di una morte imminente. Gli ho chiesto che cosa gli mancava. «Niente» ha risposto. «E poi sono contento di essere stato curato così bene di essere riuscito a portare a compimento quest' ultima fatica».

ANTONIO GNOLI

 

L' ho sentito gentile e vicino: «Non ho mai saputo di una persona che vive per sempre», ha aggiunto ridendo, «e quando quel momento arriverà non mi rammaricherò più di tanto.

 

Sarò stordito, assente o magari lucido. Chissà. Ma solo allora potrò fondermi con tutte le storie che ho vissuto insieme alle persone e i luoghi che ho amato». Mi è sembrato il modo più bello di pensare alla parola infinito.

Mario Perniola

 

 

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...