
LE SERIE DEI GIUSTI - SE NON AVETE MAI VISTO "IL GATTOPARDO" DI LUCHINO VISCONTI, MAGARI CI CASCATE PER "IL GATTOPARDO" DI NETFLIX: L'AMBIENTAZIONE È QUELLA, LE BATTUTE SONO QUELLE, LA STORIA È QUELLA. MA GLI ABITI NON SONO QUELLI E NESSUNO PARLA NON DICO PALERMITANO, MA NEPPURE UN VAGO SICILIANO. AHIMÈ. E OGGI NON È PIÙ AMMISSIBILE - DEVO DAR RAGIONE A QUENTIN TARANTINO. LE SERIE RUBANO CINEMA DAL CINEMA, PER RENDERSI APPETIBILI CI DANNO QUALCHE BARLUME DELL'ANTICO SPLENDORE, MA QUESTO METADONE CI FA SOLO PIÙ MALE… - VIDEO
Marco Giusti per Dagospia
Va bene. Ho visto le prime due puntate de "Il Gattopardo" di Netflix dirette da Tom Shankland e scritte da Ruchard Warlow, gli stessi autori del non dimenticato "The Serpent", con Kim Rossi Stuart come Principe Salina, Deva Cassel come Angelica, Saul Nanni come Tancredi e Bendedetta Porcaroli come Concetta. Allora. Se non avete mai visto "Il Gattopardo" di Luchino Visconti, magari ci cascate. Perché è spesso un prodotto fotocopia, ma con una sua cura.
Inoltre l'ambientazione è quella, le battute sono quelle, la storia è quella. Sembra anche ricco. Ma gli abiti non sono quelli. E non ci sono i più bei ragazzi del cinema italiano a fare i garibaldini (Gemma Hill Infanti Mase') ma attori un po' senza volto. E non ci sono né Piero Tosi, né Giuseppe Rotunno né Nino Rota. Le scene dei garibaldini a Palermo sono finte. Non riconosco la città. E nessuno parla non dico palermitano, ma neppure un vago siciliano. Ahimè.
Però fingono tutti di parlare un po' in siciliano e l'effetto è terribile. E oggi non è più ammissibile. Visconti, ricorderete fece doppiare Burt Lancaster da Corrado Gaipa la Cardinale da Solvejg D'Assunta, di padre palermitano, il Ciccio Tumeo di Serge Reggiani da Lando Buzzanca, palermitano ma di padre messinese. Ne uscirono personaggi memorabili. Delon e la Cardinale.erano così belli che sarebbero andati bene anche così, con la voce loro.
È una buona idea, non avendo una Claudia Cardinale giovane, ma Deva Cassel, sviluppare nelle orime puntate il ruolo di Concetta, la figlia del Principe che sogna di sposare Tancredi, qui interpretata dalla moderna Benedetta Porcaroli. Visconti, affidando la parte a Lucilla Morlacchi, con l'odio che aveva per le donne, ne aveva fatto un po' una triste futura zitella, come aveva fatto della moglie del Principe, affidandola a Rina Morelli, una donna poco desiderabile, diciamo, da un siciliano maschio del tempo.
Con la Porcaroli si cerca di dare un po' di peso al personaggio e farne una protagonista, cosa che non era nel film di Visconti. Ma Saul Nanni come Tancredi è terribile. Non ci credi. Non riescono a mettergli bene neppure la benda sull'occhio ferito. Gli coprono mezza capa e il personaggio scompare. Mentre la benda nera a Delon dava fascino e ne esaltava la vanità maschile. Mi piace il Don Ciccio Tumeo di Franco Di Leva, anche se è napoletano. Compressa nel ruolo di moglie depressa Astrid Meloni come moglie del Principe.
Un filo deludente, ahimè, Kim Rossi Stuart come Principe Salina, il Gattopardo, lo zione. Bello, bellissimo, alto e brizzolato, porta anche bene il cappello, ma quando apre bocca capisci che non sa parlare siciliano. E senti la nostalgia di Burt&Gaipa. Burt riusciva a trasmettere in ogni film un'energia che solo lui, attore e acrobata da circo, possedeva. E capiva di dover rubare fascino e una sessualità esplosiva proprio a Visconti. Non lo dovevo vedere. Lo sapevo. Ma c'era parecchia curiosità.
Anche se, proprio i questo caso, devo dar ragione a Quentin Tarantino. Le serie rubano cinema dal cinema, per rendersi appetibili ci danno qualche barlume dell'antico splendore, ma non sono mai cinema. Lì ogni inquadratura era piena di talento e di volti. Ma questo metadone ci fa solo più male. Direte? Ma cosa ti aspettavi dal Gattopardo in salsa Netflix?. Ecco il cane, Bendico', funziona.
il gattopardo 2
il gattopardo 1
il gattopardo 3
il gattopardo 6