BALLANDO IN AFGHANISTAN: IL G-20 DEL CAOS – DOPO 2 SETTIMANE DI ATTESA DRAGHI CE LA FA A PARLARE CON IL LEADER CINESE XI JINPING CHE METTE I PALETTI SUL SUMMIT SPECIALE E GLI RICORDA GLI IMPEGNI SULLA VIA DELLA SETA - ANCHE GLI USA FRENANO SUL G-20 - BIDEN, ORMAI ARROCCATO SULLA LINEA TRUMPIANA DELL’AMERICA FIRST, HA PAURA CHE UN G20 STRAORDINARIO SULL’AFGHANISTAN POSSA TRASFORMARSI IN UN ‘PROCESSO’ AGLI STATI UNITI”. IN PIÙ GLI USA TEMONO UN RUOLO ECCESSIVO PER LA CINA – IL DAGOREPORT
ILARIO LOMBARDO per lastampa.it
Non c’è una data, e non è ancora completato il format che nelle intenzioni di Mario Draghi dovrebbe mettere attorno a un tavolo i leader del G20 in una sessione straordinaria dedicata all’Afghanistan.
L’attesissima telefonata con Xi Jinping non ha centrato il bersaglio sperato – strappare l’ok convinto a Pechino – ma ha gettato le basi per il lavoro degli sherpa che dovrebbe portare a questo cruciale appuntamento. L’ipotesi del G20 ad hoc su Kabul non è accantonata, raccontano con un sospiro di sollievo da Palazzo Chigi, dove non si dispera sulla possibilità che il vertice vada in scena a fine settembre, subito dopo l’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
mario draghi emmanuel macron a marsiglia
La Cina non si oppone ma chiede condizioni precise, a partire dall’indicazione chiara di quale sia il perimetro delle emergenze. Due in assoluto, gli stessi sui quali si concentra la Risoluzione Onu approvata ieri: evitare di trasformare l’Afghanistan in un santuario del terrorismo, e affrontare la crisi umanitaria. Ma per Xi, com’era stato prima per il presidente russo Vladimir Putin, la telefonata con Draghi è anche e soprattutto un’occasione per rivendicare il ruolo della Cina nel mondo, per richiamare l’Italia e l’Europa alle relazioni e agli impegni con il gigante asiatico, e per rimarcare la distanza dall’approccio americano al multilateralismo nei rapporti internazionali.
Parlano per 40 minuti (traduzione degli interpreti compresa). Parlano di tante cose, di Olimpiadi invernali, di cultura. Xi manda tramite Draghi i suoi saluti al presidente Sergio Mattarella e invita l’ex banchiere in Cina. Poi il presidente della Repubblica popolare usa tutta la malizia del linguaggio diplomatico. Il dispaccio del suo discorso viene reso noto dall’emittente di Stato cinese Cctv, ed è più lungo e articolato della stringata nota di Palazzo Chigi dove si dice che la discussione si è concentrata «principalmente sugli ultimi sviluppi della crisi afghana e sui possibili fori di cooperazione internazionale per farvi fronte, ivi compreso il G20».
mario draghi a cena al ristorante petit nice di marsiglia con emmanuel macron 2
Nella ricostruzione del governo cinese, però, non c’è traccia del summit straordinario del Gruppo dei 20 a cui sta lavorando Draghi. Nessun riferimento esplicito, solo uno generico all’Afghanistan, e l’apprezzamento della presidenza italiana di turno del G20 (che si terrà a Roma il 30 e 31 ottobre). Un particolare importante che salta subito agli occhi dei diplomatici italiani, come non sfugge il chiaro e interessato accenno alla Nuova Via della Seta come «guida per promuovere una solida cooperazione in vari campi». Si tratta dell’imponente iniziativa strategica, di cui Xi è teorico.
Quell’insieme di intese e memorandum bilaterali a cui l’Italia ha aderito ai tempi del governo gialloverde, scatenando il forte disappunto dell’alleato americano. Molti accordi sono ancora da implementare, anche perché nel frattempo in pieno Covid l’Italia ha rafforzato, attraverso il golden power, le politiche di controllo sulle aziende strategiche. E come emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sull’esercizio dei poteri speciali, riferita al 2020, molte aziende sono finite nel mirino della Cina e sono parte di settori al centro del duello geopolitico con gli Stati Uniti (5G, infrastrutture digitali, semiconduttori e altro).
Ci sono conti in sospeso con l’Occidente che Xi ha tutto l’interesse di far emergere, anche per ribattere alla dottrina del presidente Usa Joe Biden sulla coalizione dei Paesi democratici opposta alle autocrazie mondiali. Le parole di Xi a Draghi suonano inequivocabili. Il presidente cinese auspica «un ruolo attivo» dell’Italia nel promuovere «lo sviluppo sano e stabile» delle relazioni tra Pechino e Europa. Non solo. Come aveva fatto anche la Russia, Xi ricorda a Draghi che «il G20, in quanto piattaforma di cooperazione economica internazionale, dovrebbe aderire al vero multilateralismo». Non quello, è il senso, degli Stati Uniti che vorrebbero un club più ristretto di alleati in grado di frenare le mire cinesi e di Mosca.
Non è una partita semplice per Draghi. Il premier ha bisogno di più giorni e più calma per delineare il formato del vertice e capire la tempistica, senza urtare la sensibilità di Cina e Russia. Vanno verificate tutte le condizioni e come anticipato ieri dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in vista del G20 dovrebbero partire «riunioni preparatorie dei ministri degli Esteri».
Certo, in questo senso non aiuta il duro messaggio della portavoce del ministro degli Esteri russo Maria Zakharova: «I partner non hanno un’idea chiara di ciò che vogliono da loro stessi e dal mondo che li circonda». Messaggio in cui annuncia che Mosca non prenderà parte «alla riunione ministeriale sull’Afghanistan» di domani, che secondo il Giappone avrebbe dovuto avere il perimetro del G7, da cui dunque la Russia sarebbe esclusa.
BIDEN
Marco Antonellis per tpi.it
L’Italia attribuisce “grande importanza” all’influenza della Cina nella questione afghana e auspica di “intensificare la comunicazione e la cooperazione con la Cina nell’ambito dei contesti multilaterali come il G20”.
Lo riferisce l’emittente televisiva statale cinese China Central Television, attribuendo le parole al presidente del Consiglio, Mario Draghi, che oggi ha avuto un colloquio telefonico con il presidente cinese, Xi Jinping. “L’Italia apprezza il sostegno della Cina al lavoro dell’Italia come presidenza del G20, apprezza gli sforzi e i contributi attivi della Cina per affrontare il cambiamento climatico globale”, si legge in una nota, “attribuisce grande importanza all’influenza della Cina sulla questione dell’Afghanistan e spera di “intensificare la comunicazione e la cooperazione con la Cina nell’ambito dei contesti multilaterali come il G20”.
Insomma, alla fine dopo almeno due settimane di attesa (cosa che nessuno si era mai permesso di fare ad un personaggio del calibro dell’ex presidente BCE) super Mario ce l’ha fatta a parlare con il leader cinese.
Del famoso vertice straordinario sull’Afghanistan, fortemente voluto dal presidente del Consiglio italiano e da fare in brevissimo tempo se ne sono però perse le tracce. Perché? La risposta è molto semplice: la frenata è stata imposta dagli Stati Uniti d’America perché, come spiega una fonte vicinissima al dossier, “Biden dopo le figuracce a ripetizione nella gestione della crisi afghana ora ha paura che un eventuale G20 straordinario sull’Afghanistan possa trasformarsi in un ‘processo’ agli Stati Uniti”.
In più gli Stati Uniti temono un ruolo eccessivo per la Cina. In poche parole temono che il vertice straordinario possa certificare la conclamata superiorità del ruolo cinese rispetto a quello americano. Ecco perché ora anche a Palazzo Chigi ammettono che sarà molto difficile possa tenersi prima di ottobre. Sempre che alla fine si faccia.