“SALVINI E’ UN TRADITORE, S’E’ MONTATO LA TESTA. CON ME HA CHIUSO PER SEMPRE” - BERLUSCONI E’ FURIOSO PER LA DECISIONE DI SALVINI DI VOTARE ANNA MARIA BERNINI AL SENATO - BOSSI HA RASSICURATO IL CAV: NON TUTTI DENTRO LA LEGA SEGUIREBBERO IL SEGRETARIO DELLA LEGA NELL'AVVENTURA CON DI MAIO, I NUMERI IN PARLAMENTO SAREBBERO RISICATISSIMI - IL “PIZZINO” DI CANGINI: “MATTEO SI RICORDI FINI…NON GLI CONVIENE USCIRE DALLA COALIZIONE”
BERLUSCONI ED IL SUDORE DI SALVINI
1 - BERLUSCONI VA ALLA GUERRA FINALE "TRADITORE, S' È MONTATO LA TESTA CON ME HA CHIUSO PER SEMPRE"
Ugo Magri per “la Stampa”
Inganno. Imbroglio. Altissimo tradimento. «Io lo sapevo che di Salvini non ci si può fidare»: Berlusconi gliel' aveva già letto negli occhi, nelle mezze rassicurazioni, nel linguaggio del corpo ben prima che i due capigruppo, Romani e Brunetta, l' altra sera lo avvertissero trafelati: «Guarda che la Lega sta davvero provando a fare l' inciucio coi Cinquestelle, nell' incontro dei capogruppo si è toccato con mano».
Ma la conferma finale arriva al Cav in un pomeriggio destinato a restare negli annali, perché segna la fine del centrodestra, travolto da un brutale regolamento di conti. Sono circa le tre del pomeriggio quando Matteo chiama al telefono Palazzo Grazioli: «Qui butta male, corriamo il rischio che i grillini si accordino con il Pd, se vogliamo prenderci il Senato Romani non va più bene, dobbiamo studiare qualcos' altro».
Non se ne parla nemmeno, gli risponde il Cav, però con la sensazione netta che l' altro abbia già preso la sua decisione e sia tutta una manfrina per prenderlo un altro po' in giro. Così, quando alle sei di sera giunge conferma che Salvini ha fatto votare Anna Maria Bernini senza informare lei, tantomeno lui, Berlusconi non si mostra affatto sorpreso: «Quello si è montato la testa, con lui ho chiuso». E quando l' uomo rompe, lo strappo è per sempre. Alfano e Fini ne sanno qualcosa.
I CONSIGLI DI BOSSI
A quel punto si aduna precipitosamente il consiglio di guerra: tutti i colonnelli dalla faccia aggrottata più una bambina bionda, Vittoria, figlia di Licia Ronzulli che gioca in mezzo a loro, senza curarsi del nervosismo.
Comunicato di fuoco per dichiarare guerra alla Lega su tutti i fronti, mentre Brunetta parla con le tivù e annuncia «mai con i Cinquestelle». Nel salotto del Cav fa il suo ingresso l'arci-nemico di Salvini, cioè Umberto Bossi, venuto a fornire il suo consiglio e soprattutto il know-how. Fanno un po' di conti, il Senatùr garantisce che non tutti dentro la Lega seguirebbero Matteo nell' avventura con Di Maio, i numeri in Parlamento di un governo grillino-leghista sarebbero davvero risicatissimi, tentarlo un' autentica pazzia.
Telefona allarmato da Strasburgo Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, che teme sfracelli in Europa e sui mercati, quando lì e là capiranno in quale tunnel l' Italia si sta andando a infilare. Viene decisa, con Berlusconi sempre più rabbuiato, la tattica delle ore successive, con l'estrema offerta ai leghisti di salvare il centrodestra che però sa tanto di ultimatum: consisterebbe in un impegno solenne a non votare l'esponente grillino alla Camera, dopodiché scegliessero chi gli pare per il Senato.
Chiaramente un modo per spingere Salvini tra le braccia di Di Maio, rendere visibile la sua scelta, fargli carico della rottura e delle conseguenze che andranno oltre la presidenza delle Camere. È in gioco il sistema di potere padano, da oggi le casematte politiche del Nord non sono più al sicuro, si annuncia una guerra senza esclusione di colpi.
«Gliela faremo pagare al traditore», è il concetto che aleggia.
SIPARIO SULL'ALLEANZA
Ma Salvini accetta la sfida, il candidato M5S alla Camera avrà in ogni caso il sostegno della Lega, Berlusconi se ne faccia una ragione. Sipario sull' alleanza. Forza Italia insisterà al Senato su Romani, non se ne parla della Bernini che arriva a Palazzo Grazioli e, con molta dignità, dice al padrone di casa: «Presidente, decidi tu per me, io farò come mi dici». Poco dopo, in un tweet, annuncia che non accetterebbe i voti della Lega e dei Cinquestelle, la lasciassero in pace. Salvini, scegliendo lei, l' ha data cinicamente in pasto al sinedrio maschile berlusconiano (che odia le donne).
2 - ANDREA CANGINI: «MATTEO SI RICORDI FINI NON GLI CONVIENE USCIRE DALLA COALIZIONE»
Andrea Carugati per “la Stampa”
«La pregiudiziale del M5S contro Paolo Romani alla guida del Senato era un modo, da parte del M5S, per separare Salvini da Berlusconi. E questo è successo. Ma credo che a Salvini convenga chiarire e restare nel perimetro del centrodestra. Chi in passato ha provato a uscirne è finito male...». Andrea Cangini, ex direttore del Quotidiano Nazionale, è un neosenatore di Forza Italia.
anna maria bernini e melania rizzoli
La Lega ha votato Anna Maria Bernini per rompere col Cavaliere?
«Ha tentato l' ennesima prova di forza, mi pare che Salvini sia stato colto dalla sindrome che colpì Renzi: la vittoria vissuta non come qualcosa da saper amministrare, ma come un impeto che porta a sopravvalutarsi e a litigare con i propri amici e alleati».
Il leader leghista farà questa fine?
«Salvini ha più acume politico di Renzi e dunque non cadrà in questo errore. Fare un governo Lega-M5S non ha senso».
mariarosaria rossi e paolo romani
Non pensa che Berlusconi si sia troppo irrigidito sul nome di Romani?
«In queste situazioni tutto è trattabile. Ma quando proponi una candidatura come quella di Romani non puoi non difenderla o consentire che un avversario scelga i tuoi uomini».