CARL BERNSTEIN, IL GIORNALISTA CHE FECE DIMETTERE NIXON AMMETTE: “LA DECISIONE PIU’ MODERNA E’ STATA PRESA DAL PAPA MENO MODERNO DEGLI ULTIMI DECENNI” - “ SE WOJTYLA ERA UN GENIO DELLA GEOPOLITICA, QUESTO PAPA NON È RIUSCITO A CONCILIARE LA TEOLOGIA ETERNA DEL CATTOLICESIMO CON LA REALTÀ IN RAPIDA EVOLUZIONE DEL NOSTRO MONDO” – “I RECENTI SCANDALI HANNO AVUTO UN RUOLO?” - “ORA LA CHIESA HA FINALMENTE LA POSSIBILITA’ DI MISURARSI COL MONDO CHE CAMBIA…”

Paolo Matrolilli per "la Stampa"

«La decisione più moderna, presa dal Papa meno moderno degli ultimi decenni». Così la vede Carl Bernstein, protagonista dello scandalo Watergate insieme a Bob Woodward, e poi autore con Marco Politi del libro «His Holiness» dedicato al pontificato di Giovanni Paolo II. «Questa mossa, però, offre alla Chiesa la grande opportunità di misurarsi finalmente con il mondo che cambia, e fatica a riconoscersi nei suoi insegnamenti».

Lei, insieme a Woodward, ha causato le dimissioni più clamorose del secolo scorso, quelle del presidente Nixon. Ci sono similitudini?
«Nella vicenda no. Nixon era un criminale, che fu costretto a lasciare la Casa Bianca per i reati commessi, con cui aveva violato la Costituzione. Ratzinger è una persona ormai troppo debole sul piano fisico e intellettuale, che ha scelto di abbandonare la sua carica. È vero che un atto del genere non avveniva da settecento anni, ma il suo valore storico dipenderà più da cosa deciderà di fare ora il Conclave, che non dalle dimissioni in sè».

Perché?
«Il Conclave precedente non ha fatto un grande servizio alla Chiesa, ai cattolici e al mondo intero. Ha scelto una persona molto avanti con l'età, ma soprattutto caratterizzata da un rapporto difficile con la modernità. Benedetto XVI ha scelto di seguire il solco tracciato da Giovanni Paolo II per tutte le cose meno popolari e di minor successo del precedente pontefice: penso al ruolo delle donne nella Chiesa, o anche al modo in cui si è cercato di coprire il problema degli abusi sessuali commessi dai sacerdoti.

Sul piano della comunicazione, invece, questo Papa non è riuscito a conciliare la teologia eterna del cattolicesimo con la realtà in rapida evoluzione del nostro mondo. Wojtyla, infine, era un genio della geopolitica, mentre Ratzinger non aveva feeling con questi temi. Magari quelle che sto facendo sono critiche ingiuste, perché parliamo di due persone diverse che hanno vissuto il papato in momenti diversi, ma il risultato è comunque una Chiesa sempre più insulare come istituzione».

Ammesso che lei abbia ragione, le dimissioni di Benedetto XVI non assumono un valore ancora maggiore come presa di coscienza di questi problemi?
«Come giornalista, io lavorerei prima di tutto sulle motivazioni fisiche del gesto: ci sono cose che non conosciamo riguardo le vere condizioni di salute e le capacità mentali del Papa? I recenti scandali hanno avuto un ruolo? Appurato questo, non c'è dubbio che l'aspetto più importante della storia è come reagirà la Chiesa.

Il Papa meno moderno degli ultimi decenni ha fatto una scelta molto moderna, che per certi versi cambia la sua eredità. Ora la sfida è nelle mani del Conclave, che è dominato dagli uomini scelti da Wojtyla e Ratzinger, ma ha l'opportunità di aprire finalmente la Chiesa al mondo. In questo senso, forse, c'è l'unico punto di contatto con la vicenda Nixon: la possibilità offerta ad una grande istituzione di rinnovarsi e rilanciarsi».

 

Bernstein1 bernstein woodwardRATZINGER PAPA BENEDETTO XVI RATZINGER E WOJTYLA WOJTYLA

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