carlo calenda emma bonino

C'È CALENDA DIETRO IL SALVATAGGIO DELLA BONINO - Il ''MINISTRO DEL SUO SVILUPPO'' SAREBBE STATO DECISIVO PER LO SGANGHERATO ACCORDO ELETTORALE TRA L'ICONA RADICALE E IL CENTRISTA TABACCI - INTESA DA ZERO VIRGOLA ALLE URNE, CHE PERÒ GARANTIREBBE AL MANAGER UN PROFILO DA FEDERATORE DA SPENDERE CONTRO IL ''RISSOSO'' RENZI PER PRENDERSI PALAZZO CHIGI

 

Carlo Tarallo per ''la Verità''

 

CARLO CALENDA PIER CARLO PADOAN

«Il ministro del suo sviluppo». Così i più smaliziati tra gli osservatori della politica italiana hanno ribattezzato Carlo Calenda, aspirante premier del probabile governo di larghe intese (o dell' inciucione, a seconda dei punti di vista) che sembra il sempre più inevitabile sbocco delle elezioni del prossimo 4 marzo, a meno che ovviamente il centrodestra di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non riesca a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.

 

 L' iperattivismo di Calenda in questi ultimi giorni, sui social e no, è un segnale tutt' altro che equivoco: il ministro dello Sviluppo economico punta diritto verso Palazzo Chigi. Per ottenere l' eventuale incarico, deve ovviamente dimostrare di essere un uomo dal largo consenso. E indiscrezioni attendibilissime, in questo senso, indicano proprio Calenda come l' artefice dell' inaspettata intesa elettorale tra Emma Bonino e Bruno Tabacci. L' idea del manager prestato alla politica è semplice: costruirsi un profilo di «federatore» da contrapporre al solipsismo rissoso di Renzi. In questo senso, anche un' alleanza da zero virgola nelle urne farebbe comodo per porsi, agli occhi della nomenclatura pd, come l' alternativa costruttiva al segretario per allargare il consenso.

CARLO CALENDA EMMA BONINO

 

Le nozze clerico-radicali, che consentiranno alla lista +Europa di non dover raccogliere le firme necessarie per presentare le liste, grazie al tandem con il Centro democratico di Bruno Tabacci, sarebbero state officiate proprio da Calenda, che del resto, recentemente, ha partecipato ad una iniziativa che aveva visto, vicini vicini, proprio Tabacci e la Bonino.

Era il 29 ottobre scorso, quando all' Hotel Ergife di Roma, Carlo Calenda si ritrovò seduto in prima fila accanto a Roberto Saviano, in occasione del convegno sugli «Stati Uniti d' Europa», un summit trasversale che vide Emma Bonino come protagonista.

 

I radicali stavano tentando di mettere su una lista per le elezioni, l' alleanza con il Pd non era una prospettiva certa, quella di promuovere una forza pro Europa, invece, sì. Alla corte di Emma accorsero l' ex premier belga e europarlamentare, Guy Verhofstadt, l' ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, il viceministro degli Esteri, Mario Giro e, appunto, Calenda. In platea, c' era Bruno Tabacci, all' epoca (sembra passato un secolo) ancora pappa e ciccia con Giuliano Pisapia.

 

il sindaco luigi bellumori denise pardo carlo calenda veronica de romanis

«Persone», disse il segretario dei Radicali, Riccardo Magi, «che hanno una visione non angusta dei fatti della politica, come sono Enrico Letta e il ministro Calenda, convergono sulla necessità di mettere in agenda i nostri temi. Noi non siamo», aggiunse Magi, «il partito che batte i pugni in Europa ma siamo vicini allo spirito europeista del ministro Calenda». Il ministro, in jeans scolorato e camicia, gongolava, sotto lo sguardo assorto e compiaciuto di Tabacci.

 

In ogni caso, Calenda, ieri, in una intervista a Repubblica, ha dichiarato il suo amore per la lista clericoradicale in vista delle prossime elezioni: «Spero», ha detto Calenda, «di poter scegliere tra il Pd e la lista di Emma Bonino che siano però alleati. Se non lo fossero sarebbe un gravissimo errore.

 

CARLO CALENDA MATTEO RENZI

Ma anche qui, mi sono permesso di dire a Renzi», ha aggiunto Calenda, «che avrebbe dovuto sedersi con la Bonino. Al di là delle previsioni sulle percentuali che avrà alle elezioni c' è una sinergia politica che va coltivata». La sinergia politica che sembra ridotta ai minimi termini, però è proprio quella tra Renzi e Calenda. All' ex Rottamatore non è andata giù la solenne bocciatura da parte di Calenda dell' idea di abolire il canone Rai, e ieri contro il ministro si è scatenata la controffensiva renziana.

 

Una serie di tweet e dichiarazioni critiche nei suoi confronti, a partire dalle parole dure di Matteo Orfini: «Per la cronaca», ha cinguettato il presidente del Pd, «la fiscalizzazione del canone Rai è una nostra proposta storica. E rafforza la Rai, mentre di privatizzazioni che hanno distrutto (o quasi) aziende strategiche del Paese», ha attaccato Orfini, «ne abbiamo già viste troppe. E direi anche basta».

 

carlo calenda nel film cuore del nonno luigi comencini

«Il canone Rai», ha twittato lo stesso Renzi, «prima del nostro governo aumentava ogni anno. Nel 2014 era a 113 euro.

Adesso è a 90 euro. Pagare meno, pagare tutti. Si può garantire il servizio pubblico abbassando i costi per i cittadini: abbiamo iniziato a farlo, continueremo. Non facciamo proclami», ha aggiunto Matteo Renzi, noi parliamo coi fatti».

 

Ieri, su Twitter, un follower ha commentato così gli attacchi al ministro: «Oggi abbiamo», ha scritto Mario, «la truppa renziana che accusa Carlo Calenda di voler fare il premier delle larghe intese, difendendo Mediaset. Detto da quelli che hanno realizzato il patto del Nazareno». Calenda ha risposto, buttando benzina sul fuoco: «Film già visto Mario. Lo fanno ogni volta», ha scritto, «che devio dalla linea ufficiale o esprimo pensiero autonomo. Triste e squallido ma tutto sommato innocuo. Anche perché ho detto con grande chiarezza dove mi colloco politicamente».

GIANNI LETTA E ENRICO LETTA

 

Tornando a Mediaset, Calenda, beniamino di Gianni Letta (il nipote Enrico lo chiamò al governo come viceministro allo Sviluppo economico) in realtà aveva già fatto felice Berlusconi, quando, da ministro, nel novembre 2016, intervenne in più occasioni a gamba tesa in occasione del tentativo di scalata al gruppo da parte di Vincent Bollorè: «Il governo», ammonì Calenda, «monitora l' acquisto di azioni Mediaset da parte di Vivendi, un' operazione che potrebbe configurarsi come una scalata ostile.

 

È stato tutto molto opaco e le intenzioni poco chiare». In sostanza, Carlo Calenda si sta giocando le sue carte per poter diventare, in caso di pareggio elettorale, presidente del Consiglio. Se nessuna delle coalizioni in campo otterrà la maggioranza, le consultazioni del capo dello Stato, Sergio Mattarella, diventeranno decisive per l' assegnazione dell' incarico. A quel punto anche la preferenza espressa da un piccolo partito, come quello di Bonino & Tabacci, potrà essere determinante, e c' è da scommettere che gli (eventuali) parlamentari clerico-radicali faranno il nome di Carlo Calenda.

BRUNO TABACCI SOGNA LA CAMPANELLA DA MATTEO RENZI PISAPIA TABACCISTALIN TABACCI

 

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