IL GENIO CACCIARI FIUTA IL RITORNO DEL BANANA (QUANDO MAI SE N’E’ ANDATO?)

Andrea Montanari per "La Repubblica"

Professor Massimo Cacciari, il Pd deve appoggiare il lavoro dei saggi o rivendicare un proprio ruolo?
«Cosa vuole che le dica, il Pd finora le ha sbagliate tutte. Non si possono dare consigli a vanvera. Francamente mi sono stancato di continuare a dare consigli che non vengono mai ascoltati e che mi hanno solo reso antipatico a questa classe dirigente».

Che cosa intende dire?
«Da una parte mi sembra che ormai sia chiaro a tutti che se il Pd avesse operato un maggior rinnovamento della propria classe dirigente non saremmo arrivati a questo punto. Dopo una sconfitta così tremenda come quella che ha subito il Pd alle ultime elezioni Bersani avrebbe dovuto farsi da parte. In questo modo la classe dirigente del suo partito avrebbe potuto andare alle consultazioni dal presidente Napolitano proponendo un altro nome».

L'errore dunque è stato di Bersani?
«Ormai il latte è versato, ma sono stati commessi anche troppi errori. Conosco Bersani e sono sicuro che la sua scelta è stata dettata dalla volontà di difendere la sua classe dirigente. Del resto, aveva portato la croce per tutta la campagna elettorale. Mi auguravo che Napolitano scegliesse una strada diversa, ma non l'ha fatto. E il Pd si trova incastrato».

Perché?
«La mossa del Capo dello Stato ha un chiaro senso nemmeno tanto recondito. Un governo che abbia l'appoggio sia del Pd che del Pdl. Le persone che sono state scelte non sono dei saggi, ma degli esponenti politici a tutti gli effetti. Di centrodestra e di centrosinistra».

Un esecutivo di scopo o delle larghe intese?
«Per il Pd, il governissimo sarebbe una trappola. Il partito si sfascerebbe. Ma certo se Bersani si fosse fatto da parte e avesse candidato una personalità come Stefano Rodotà magari il Movimento Cinque Stelle avrebbe reagito diversamente. Un'altra strada poteva essere quella di dare l'incarico a una personalità neutra. Il presidente della Corte Costituzionale».

Invece?
«In questo scenario, al momento, non vedo soluzioni possibili per il Pd. Credo che lo scopo di Napolitano sia quello di ottenere che i saggi consegnino al prossimo Capo dello Stato un possibile programma condiviso almeno da Pd e Pdl. Il Pd non può permettersi di appoggiare un governo Violante- Quagliariello. Se cadesse in questa trappola, il Pd sarebbe morto. E si capisce benissimo allora il perché il Pdl sia disposto ad appoggiare qualsiasi candidato del Pd pur di andare al governo».

Il suo consiglio?
«Essere rigorosi sulla stesura del programma e sperare che Beppe Grillo si sganci dall'immobilismo nel quale si è cacciato sulla base di un programma innovativo».

Che cosa le fa pensare che Grillo potrebbe cambiare idea?
«Non voglio fare il profeta, ma ancora una volta voglio mandare un avviso a tutti. Guardate che se le cose non cambiano e si va subito alle elezioni le vince ancora una volta Silvio Berlusconi».

Ne è convinto?
«Ma Beppe Grillo è veramente convinto che potrebbe prendere di nuovo il venticinque per cento? Mi sembra che non esista un italiano che sia convinto che l'Italia possa essere governata da un esecutivo monocolore grillino. Quanto al centrosinistra, mi sembra chiaro che non si ripresenterebbe con Bersani. Il mio appello lo rivolgo proprio a Grillo. Se si rivota subito l'esito delle elezioni potrebbe essere come quello del secondo voto in Grecia. Se Grillo pensa di prendere ancora più voti, se lo sogna».

C'è un'alternativa?
«Che il lavoro dei saggi possa produrre un programma che possa essere appoggiato anche dai grillini. Allora il nuovo Capo dello Stato potrebbe aprire un nuovo scenario dando un nuovo incarico. Ma non voglio nemmeno pensare a cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane senza un governo e nemmeno un Presidente della Repubblica. Che Dio ci salvi».

 

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