RENZI L’HA CAPITO CHE IL SUO VERO, UNICO NEMICO E’ IL VECCHIO PD (VEDI IL RUOLO AVUTO DA D’ALEMA SUL CASO CANCELLIERI) - CIVATI INGRILLITO: “SIAMO ANDATI IN TESTA CODA, MERITIAMO UN VAFFA”

Tommaso Ciriaco per "la Repubblica"

Non si rassegna, Matteo Renzi. Il giorno dopo la fiducia accordata ad Anna Maria Cancellieri, il candidato alla segreteria del Pd torna ad attaccare il ministro della Giustizia, al centro della bufera per il caso Ligresti. E a infuocare ancora di più il clima ci pensa il Movimento cinque stelle del Senato, promettendo battaglia per far calendarizzare una nuova mozione di sfiducia al Guardasigilli.

Il sindaco di Firenze è duro. A partire dal Pd, a dire il vero: «Sulla vicenda è stata la stessa Cancellieri a fare la sintesi perfetta. Lei ha detto "il vecchio Partito democratico mi avrebbe difeso". E alla fine il partito ha votato a favore. Il nuovo Pd credo che non difenderà più casi di questo genere, ma dipenderà da quello che accadrà l'otto dicembre».

Per questo, promette un deciso cambio di rotta - «se voteranno il cambiamento, si cambierà davvero» - e brandisce ancora una volta il caso che ha imbarazzato il ministro.
Legando la tenuta del governo al sostegno a Cancellieri, Letta ha spinto tutti a votare contro la mozione di sfiducia: «Il ministro - insiste Renzi - ha profondamente sbagliato. Ha scritto una brutta pagina e avrebbe fatto meglio ad andare a casa. Ma sono anche uno di quelli che non crede giusto mandare a casa un intero esecutivo».

Resta la critica, radicale, ai comportamenti del responsabile di via Arenula: «Mi auguro abbia conservato il prestigio e l'autorevolezza per affrontare le cose che interessano agli italiani, non i giochini interni che agli italiani non interessano».

Non è solo Renzi a spargere sale sulle ferite. A disagio si mostra anche Pippo Civati. Il candidato alla guida del Pd apre su Twitter uno spazio di confronto con gli elettori delusi, lanciando l'hashtag "#insultacivati": «Mi pare giusto chiedervi di concentrare qui gli insulti e le giuste reprimende. Il nostro vaffaday ce lo siamo meritati. Il partito è andato ad un testa coda che gli elettori non hanno capito».

Un malumore condiviso dal renziano Paolo Gentiloni, pronto a ribadire: «Cancellieri si deve dimettere ». Come se non bastasse, un gruppo di deputati dem mette nero su bianco un'interrogazione al ministro per promuovere una riforma che impedisca «le attuali disparità di trattamento e la vergognosa condizione di alcune delle nostre carceri».

Un nuovo fronte, infine, lo apre il M5S. Paola Taverna è pronta a reclamare già oggi, nel corso della conferenza dei capigruppo, la calendarizzazione di una nuova mozione di sfiducia al Guardasigilli, presentata lo scorso 5 novembre e mai discussa. Ma è la stessa Taverna a indicare le priorità: «Sul calendario non sono certo intenzionata a perseguire un suicidio politico, per cui intanto portiamo a casa il voto sulla decadenza di Berlusconi il 27 novembre. Poi daremo battaglia su Cancellieri».

Non è detto, però, che i senatori arrivino a votare sul Guardasigilli. Da Palazzo Madama fanno notare che la prassi non prevede che il Senato si esprima su una mozione di sfiducia individuale già messa ai voti alla Camera. I democratici, fra l'altro, sembrano intenzionati a voltare finalmente pagina dopo il caos dei giorni scorsi. Così almeno si intuisce ascoltando il presidente dei senatori dem Luigi Zanda: «La capigruppo deciderà sul voto di decadenza - previsto per il 27 - e sulla legge di stabilità. Archiviate le due pratiche, ci occuperemo del resto».

 

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