COME DAGO-RIVELATO, IL PD È PRONTO A TOGLIERE L’APPOGGIO AL GOVERNO SE CONTE SOSTITUISCE I VOTI DI RENZI CON I “RESPONSABILI” – ZINGARETTI E DI MAIO SONO D’ACCORDO: L’OPERAZIONE TRASFORMISTI, PIÙ CHE CONTRO NATURA, È UNA PROVOCAZIONE RISCHIOSA – UN MINISTRO DEL PD CHE VUOLE BENE A “GIUSEPPI” GLI HA DETTO: “PRESIDENTE, LASCIA PERDERE”. IL VOLPINO DI PALAZZO CHIGI ORA PUNTA AD AVVIARE UNA TRATTATIVA CON RENZI. MA FORSE È TROPPO TARDI…
1 – CONTE IN UN CUL-DE-SAC: SE SOSTITUISCE I VOTI DEI RENZIANI CON I “RESPONSABILI”, IL PARTITO DEMOCRATICO TOGLIE L’APPOGGIO AL GOVERNO. ANCHE ZINGA E BETTINI D’ACCORDO
2 – IL PREMIER RALLENTA E PROVA L'ULTIMA TRATTATIVA RENZI: "SBAGLIA SE PENSA DI FAR FINTA DI NULLA"
Fabio Martini per “La Stampa”
GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY
È accaduto tutto - e non è poco - nel giro di una mattinata. Di colpo, e per la prima volta, il presidente del Consiglio dei ministri ha realizzato che la sua storia a palazzo Chigi nel giro di qualche giorno potrebbe finire traumaticamente. Conte lo ha capito, mettendo assieme due novità.
La prima è sopraggiunta a metà mattinata: Matteo Renzi gli ha fatto sapere che lui non scherza ed è pronto, già domani, a ritirare dal governo le due ministre di Italia Viva. Dopo tanti penultimatum, sarebbe l'apertura formale della crisi di governo. E Conte nelle stesse ore ha capito pure un'altra cosa, altrettanto seria: che l'operazione-responsabili non sta in piedi.
Dopo aver accarezzato nei giorni scorsi la suggestione di una prova di forza, sostituire in corsa Renzi con una pattuglia di transfughi provenienti dall'opposizione, si è sentito sconsigliare dai Dem e dai Cinque stelle. «Presidente lascia perdere», gli ha detto un ministro del Pd che gli vuole bene. Zingaretti e Di Maio sono d'accordo: l'operazione-trasformisti, più che contronatura, è una provocazione rischiosa.
MURALES A MILANO – MATTEO RENZI E MATTEO SALVINI ACCOLTELLANO GIUSEPPE CONTE GIULIO CESARE
E Conte, a conclusione di un sabato consumato con i suoi consiglieri, ha cambiato del tutto il suo programma. Ha cancellato il piano di battaglia immaginato nelle ultime 72 ore e che prevedeva due blitz: convocazione del Consiglio dei ministri per domani, con all'ordine del giorno l'approvazione di una bozza semi-operativa del Recovery plan. E a quel punto, mettendo nel conto le dimissioni delle due ministre di Italia Viva, Conte aveva immaginato di presentarsi in Parlamento per chiedere la fiducia.
Contando sull'apporto di parlamentari provenienti dell'opposizione. Dal Quirinale non sono usciti spifferi a commento di questo blitz solo immaginato, e si conferma che senza una soluzione rapida e stabile si va allo scioglimento delle Camere. Risultato: ieri sera Conte ha deciso di fermare le macchine. E dunque rinviare la convocazione del Consiglio dei ministri, avviare in prima persona una trattativa vera sui dossier aperti e, se proprio Renzi vorrà il passaggio formale della crisi, bere il calice amaro e a quel punto puntare a un "ter".
Un ribaltamento di strategia che contempla, nei piani di Conte, un lieto fine. Matteo Renzi glielo consentirà? E a quale prezzo politico? Ieri sera anche l'ex presidente del Consiglio ha mosso una pedina: ha fatto sapere che le sue ministre potrebbero dimettersi non lunedì ma martedì. Uno slittamento minimo, dal 4 al 5: non è molto ma qualcosa. Ma quel che conta di più è il commento informale di Renzi: «Se il presidente del Consiglio continua a pensare di avere i numeri, io continuo a non capire dove possa pensare di prenderli.
E sbaglia se continua a far finta di nulla. Ma è davvero tutto nelle mani di Conte». Commento che naturalmente va affiancato ad altri più fiammeggianti e meno rassicuranti per Conte. Ma chi ha parlato nelle ultime ore con Renzi, è pronto a scommetterci: «Per Matteo pari sono un nuovo governo senza Conte e un serio incasso politico con Conte che gli dà ragione su diverse questioni».
Dove si fermerà la pallina che sta saltellando sul piatto rotante della roulette? Anche ieri due dei teorici protagonisti della vicenda governativa, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, hanno proseguito il loro enigmatico silenzio.
Il ministro degli Esteri si è preoccupato di invitare i suoi amici alla massima prudenza: «Proviamo ogni strada possibile per il dialogo, il Paese non ci perdonerà mai di averlo abbandonato in piena emergenza». Ieri sera intanto hanno ripreso a circolare i nomi dei possibili successori dell'attuale presidente del Consiglio: nell'ambito della maggioranza Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, ministro della Difesa del Pd molto gradito agli Usa. E ha ripreso a circolare il nome di Mario Draghi.
MATTEO RENZI E GIUSEPPE CONTE COME BUGO E MORGAN
Poco più che boatos. Ma alla fine il primo sabato del 2021 una cosa se l'è portata via: «Quella dei Responsabili - dice un uomo di confine come il democristiano Gianfranco Rotondi - è sempre stata una suggestione puramente giornalistica e nessuno ci ha lavorato. Conte e Renzi che avrebbero dovuto valorizzarsi e creare un'area attrattiva per Forza Italia sono entrati in collisione col risultato di trascinare tutti i parlamentari azzurri sotto il tacco di Salvini: solo col suo aiuto pensano di poter tornare in Parlamento».