TRAGEDIA GRECA – GERMANIA E FRANCIA PRONTE A FARE UNO SCONTO A TSIPRAS SUL DEFICIT, ACCORDO PIÙ VICINO – UN’INTESA CON UE, FONDO E BCE DOVREBBE ESSERE TROVATA ENTRO LA FINE DELLA SETTIMANA – DRAGHI ANCORA RIGIDO SULLA GRECIA, MA APRE A POSSIBILE AUMENTO DEL QUANTITATIVE EASING
1.MENO RIGORE SUL DEFICIT, ACCORDO PIÙ VICINO
Andrea Bonanni per “la Repubblica”
Forse qualcosa si sta finalmente sbloccando nel lungo stallo della crisi greca. Ieri sera il primo ministro Alexis Tsipras è arrivato a Bruxelles per una cena con il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, quello dell’Eurogruppo Joeren Dijsselbloem, e i rappresentanti di Bce e Fmi. Qualche ora prima, Tsipras aveva avuto il terzo colloquio telefonico in una settimana con la cancelliera Merkel e il presidente Hollande.
Secondo indiscrezioni convergenti, Germania e Francia avrebbero accettato l’idea che la Grecia possa ridurre considerevolmente il proprio avanzo primario, cioè il saldo di bilancio al netto degli interessi pagati sul debito. Il saldo dei conti pubblici è uno dei nodi cruciali del negoziato, insieme con la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro.
Nell’accordo sottoscritto dal precedente governo, la Grecia si impegnava ad un avanzo primario pari al 3% del Pil quest’anno e al 4,5% a partire dall’anno prossimo. Tsipras ha proposto di ridurre drasticamente il saldo allo 0,8 quest’anno e all’1,5 l’anno prossimo. La Commissione e la troika dei creditori avrebbero avanzato una proposta intermedia: 1% quest’anno, 2% l’anno prossimo, 3% nel 2017 e 3,5% nel 2018. Una volta definito quale debba essere il punto di equilibrio dei conti pubblici, si facilita la discussione anche sui numerosi altri punti controversi del programma.
Ieri comunque si respirava un certo ottimismo, anche se il portavoce della Commissione e lo stesso presidente dell’Eurogruppo hanno avvertito che la cena non puntava ad arrivare ad un accordo complessivo. «E’ una riunione importante, ma non mi aspetto un accordo questa sera», ha dichiarato Dijsselbloem. Solo il ministro delle Finanze tedesco, Schauble, continua a «non vedere motivi di ottimismo».
La Merkel, invece, sembra ormai determinata a impegnarsi per trovare una soluzione che eviti il default. «Stiamo lavorando con alta intensità», ha detto la cancelliera. Anche il presidente Hollande manda segnali incoraggianti: «I prossimi giorni, o addirittura le prossime ore, possono essere decisivi», ha dichiarato a Parigi. E Draghi, da Francoforte, si dice pronto a sostenere «un accordo forte, che favorisca la crescita, che abbia equità sociale ma che sia anche sostenibile per il bilancio».
Il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, incontrando i deputati francesi, ha detto che ci sono «progressi reali» nel negoziato, anche se restano aperte «questioni veramente pesanti» che riguardano la riforma del sistema pensionistico e del mercato del lavoro. Su questi punti, Tsipras avrebbe dimostrato una certa disponibilità a fermare i pre-pensionamenti e ad aumentare l’età di uscita.
Ma ha fissato alcune linee rosse su cui non intende cedere: nessun taglio alle pensioni e nessun via libera ai licenziamenti. Del resto oggi si riunirà la direzione del suo partito, Syriza, che dovrà esaminare le eventuali linee di accordo emerse nei colloqui della notte.
E Tsipras avrà non poche difficoltà a far passare in Parlamento un programma che contraddica le promesse fatte in campagna elettorale. I tempi comunque sono ormai molto stretti. Un’intesa dovrebbe essere trovata entro la settimana, per ricevere l’approvazione del Parlamento greco, venire ufficializzata dalla riunione dei ministri dell’Eurogruppo il 18 giugno e affrontare poi alcune ratifiche nei parlamenti nazionali necessarie per sbloccare i sette miliardi di finanziamenti che restano ancora disponibili solo fino alla fine del mese.
2. DRAGHI: SE SERVE AUMENTEREMO GLI ACQUISTI DI TITOLI
Andrea Tarquini per “la Repubblica”
Il quantitative easing (l’acquisto di titoli sovrani sui mercati secondari da parte della Bce) funziona, e se sarà necessario potrà essere prolungato o rivisto al rialzo, con un aumento dell’importo. E poi: vogliamo che la Grecia resti nell’eurozona, ma Atene deve garantire un accordo forte, con giustizia sociale ma anche sostenibilità dei conti pubblici; deve anche onorare i suoi impegni ripagando appieno i bond nel rispetto delle scadenze e senza “haircaut”, cioè senza condoni.
Ecco i due decisi segnali lanciati ieri dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, alla conferenza stampa dopo la conclusione della riunione del board. Un discorso accolto positivamente dalle Borse, che hanno tutte chiuso in rialzo salvo Madrid. I segnali di “moderata ripresa” e di rialzo dell’inflazione, ha affermato Draghi, mostrano che il quantitative easing «procede bene», e andrà avanti «fino a quando non sarà necessario, fino a quando l’inflazione non tornerà a salire in prossimità del 2 per cento».
Le misure della Bce, ha sottolineato, «stanno contribuendo alla crescita, al miglioramento delle condizioni dei prestiti» concessi a imprese e privati. «Ma siamo lontani dalla fine delle operazioni di acquisto dei titoli».
Sulla ripresa economica nell’eurozona «restano rischi al ribasso, ma ora sono più bilanciati». C’è stata, ha ammesso Draghi, «una modesta perdita di slancio nell’area della moneta unica, ma è dovuta soprattutto a fattori esterni come l’indebolimento delle economie emergenti».
In ogni caso, la Bce è pronta ad aumentare l’importo del quantitative easing rispetto ai 1.040 miliardi di euro previsti attualmente. E ai timori di bolle sui prezzi degli asset a causa dell’iniezione di liquidità decisa dall’istituto, Draghi risponde che «per il momento la Bce non vede rischi reali per la stabilità finanziaria». E aggiunge che «ci dovremo abituare a più volatilità» sul fronte dei titoli sovrani (oggi le speranze di un compromesso tra Atene e i creditori hanno ad esempio spinto al massimo da 7 mesi il rendimento dei bund tedeschi, con il decennale salito allo 0,83 per cento, più 14 punti base rispetto a martedì).
«Se dovessero verificarsi rischi sul mercato azionario, saranno contrastati dagli strumenti adeguati, che però non sono cambiamenti della nostra politica monetaria ». In ogni caso, il QE non può essere un surrogato delle irrinunciabili riforme di struttura, la cui realizzazione è compito dei governi nazionali.
Deciso nella difesa senza riserve del quantitative easing, Draghi si è mostrato contemporaneamente duro con Atene, probabilmente per appoggiare Merkel, Hollande, Juncker, e Lagarde, nel difficile tentativo di compromesso con Tsipras. La Grecia deve accettare impegni di un “accordo forte” su un bilancio sovrano sostenibile, ha ripetuto più volte. La Bce si rifiuta anche di alzare il limite imposto ai T-Bill, le emissioni di titoli sovrani ellenici a breve, «perché ancora non ci siamo», almeno fino a quando le trattative non saranno concluse L’orizzonte, insomma, non si è ancora schiarito: «non siamo ancora a tal punto».
Un accordo finale «comporterà un esborso» da parte dei Paesi dell’eurozona, ma è indispensabile che la Grecia capisca «che solo restando nell’euro con scelte forti tornerà nel novero delle economie che contano».