LE PORTE GIREVOLI APRONO UNA GRANA NEL GOVERNO - IL DIVIETO PER I MAGISTRATI DI SCENDERE IN POLITICA, INSERITO NELLA RIFORMA CARTABIA, NON VALE PER LE TOGHE “PRESTATE” ALLE ISTITUZIONI IN QUANTO TECNICHE. UN ESEMPIO A CASO? IL SOTTOSEGRETARIO ROBERTO GAROFOLI, GIUDICE AMMINISTRATIVO - IL SOSPETTO DEI PARTITI È CHE SIA STATO LO STESSO DRAGHI A DECIDERE COSÌ. NON A CASO LUNEDÌ LA GUARDASIGILLI, ARRIVATA A PALAZZO CHIGI, SI È A LUNGO SOFFERMATA PROPRIO CON GAROFOLI…
1 - CSM: BONGIORNO, LEGA CONTRARIA A 'PORTE GIREVOLI'
(ANSA) - "La Lega è contraria al tema delle cosiddette 'porte girevoli': una volta che un magistrato decida di entrare in politica non può più ritornare a vestire la toga". Così la responsabile Giustizia della Lega e ex ministro Giulia Bongiorno, interpellata dall'Ansa.
2 - CSM: BONGIORNO,LEGA AUSPICA RIFORMA COMPLESSIVA DELLA GIUSTIZIA
(ANSA) - "La Lega auspica una riforma della giustizia che non investa singoli segmenti, ma che incida profondamente e in modo incisivo su tutto il sistema, compreso il CSM. Quando una nave imbarca acqua da tutte le parti, non è sufficiente provare a riparare la singola falla, ma è necessario costruirne una nuova". Così la responsabile Giustizia della Lega e ex ministro Giulia Bongiorno, interpellata dall'Ansa.
3 - CSM:SARTI,A M5S NON VA BENE NORMA GOVERNO SU PORTE GIREVOLI
(ANSA) - "Per noi non va assolutamente bene. Non esistono motivazioni giuridicamente e politicamente valide per queste esenzioni. Si tratterebbe solo di norme 'ad personam' e ne abbiamo già avute abbastanza in passato".
Lo dice all'ANSA la responsabile Giustizia di M5s, Giulia Sarti, rispondendo alla domanda se per il Movimento va bene la norma sulle porte girevoli a cui starebbe lavorando il governo, che rispetto al divieto del ddl Bonafede, prevede esenzioni per i magistrati che entrano in Governi o Giunte senza però essersi candidati alle elezioni.
4 - GIUSTIZIA, SCONTRO TOTALE
Francesco Grignetti e Ilario Lombardo per “La Stampa”
C'è una grana clamorosa, nascosta tra le righe della riforma dell'ordinamento giudiziario. E potrebbe rivelarsi deflagrante. Riguarda le famose «porte girevoli», ovvero il divieto per un magistrato di scendere in politica e poi tornare indietro alla toga. Sulla carta, tutti d'accordo.
Ma il diavolo si nasconde nei dettagli, come ha scoperto il deputato Enrico Costa, di Azione: il blocco delle porte girevoli funzionerebbe per i magistrati che si candidano e ancor di più per quelli che vengono eletti, non per quelli che sono «prestati alla politica» in quanto tecnici, anche se poi diventano ministri o sottosegretari. Una grossa grana perché stavolta i partiti sono messi di fronte a una scelta che viene ricondotta al presidente del Consiglio in persona.
roberto garofoli foto di bacco (1)
«È una decisione di Draghi», così Costa s' è sentito dire quando, martedì sera, seduto di fronte alla ministra Marta Cartabia e al capo di gabinetto del premier, Antonio Funiciello, ha chiesto lumi sul perché di questo divieto dimezzato. «Il divieto vale solo per gli eletti» è la spiegazione che gli fornito la Guardasigilli.
E dunque, al momento, nel testo della riforma del Consiglio superiore della magistratura ritoccato da Cartabia l'interdizione non varrebbe per quei profili più tecnici che, senza passare dal voto, pure partecipino attivamente a governi politici e a giunte regionali o comunali.
Un distinguo che non piace ai partiti perché si renderebbe impossibile tornare in magistratura ad un semplice consigliere di opposizione, ma non a chi ha costruito una carriera nelle istituzioni all'ombra della politica e magari occupa posizioni di primissimo piano.
«La commistione esce dalla porta e rientra dalla finestra», protesta Costa. A sentire le ricostruzioni di queste ore, insomma, sarebbe stato Draghi a decidere così. Il che ha alimentato un sospetto che circolava già da tre giorni tra i partiti, ovvero da quando, lunedì, arrivata a Palazzo Chigi, e prima di vedere il premier, Cartabia si è a lungo soffermata con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli per studiare le modifiche alla riforma del Csm.
marta cartabia foto di bacco (1)
Il sottosegretario Garofoli ha infatti un curriculum lunghissimo di esperienze nei ministeri, ma è anche un prestigioso giudice amministrativo. Un classico caso di tecnico che attraversa la porta girevole. Ai tempi del governo gialloverde, dopo la campagna che M5S e Lega scatenarono contro di lui a fine 2018, quando si dimise da capo di gabinetto del ministero dell'Economia, non a caso tornò al Consiglio di Stato a ricoprire il ruolo di presidente di sezione.
E lì è rimasto fino al 13 febbraio 2021, quando Draghi lo ha chiamato accanto a sé a Palazzo Chigi con il ruolo di sottosegretario alla Presidenza. Le malignità girano, dunque. E fonti di palazzo Chigi smentiscono seccamente che ci sia stato un interesse particolare a favorire il sottosegretario: lo proverebbe il fatto che la legge non ha effetti retroattivi. Eppure il sospetto dilaga tra le forze politiche che sostengono la maggioranza.
Dentro la Lega, il M5S, Azione e Forza Italia si sono convinti che così facendo Draghi asseconderebbe una difesa corporativa. «Ma come può essere accettabile che il potere giudiziario stia dentro il potere esecutivo con capacità legislative?» si chiede Costa.
Il silenzio sui ministri o sottosegretari o assessori regionali «tecnici» è un passaggio che durante i colloqui con Cartabia era sfuggito al M5S, nonostante fosse stato proprio Alfonso Bonafede, quando era al posto di Cartabia, a rendere vincolante la regola dell'incompatibilità, anche per gli alti burocrati.
I grillini sono soddisfatti che sulle porte girevoli la ministra abbia confermato l'impianto della «loro» riforma, ma su questo punto vogliono vederci chiaro e potrebbero convergere nella battaglia dei sub-emendamenti.
Le stesse preoccupazioni agitano Forza Italia. «Condivido totalmente l'appunto dei colleghi - spiega il capogruppo di Fi in commissione Giustizia, Pierantonio Zanettin - . Si può discutere dei capi di gabinetto, ma do per scontato che chi fa il ministro o sottosegretario sia da trattare come un politico che è stato eletto.Anzi, ha ancora più peso».
Per i berlusconiani va anche rivista la parte che riguarda la legge elettorale, un altro capitolo sul Csm che non soddisfa quasi nessuno, con l'eccezione del Pd, perché non frena lo strapotere delle correnti: «Di fatto, il sistema del maggioritario con recuperi proporzionali reintrodurrebbe le liste dei candidati collegate. Per questo - avverte ancora Zanettin - finché non vedremo un testo scritto, non autorizzeremo la delegazione dei nostri ministri a votare la riforma».
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