1- DOPO AVER SPACCATO IN DUE ALFANO, LA MINETTI SCATENA UN DUELLO TRA IL DUE COLOSSI DEL ROSA GLAMOUR. IERI POMERIGGIO SIA “CHI” CHE “VANITY FAIR” HANNO AZIONATO LE POMPE MEDIATICHE PER LANCIARE “INTERVISTE ESCLUSIVE” CON LA DIMISSIONARIA IMMAGINARIA. E COSÌ, L’INTERVISTA CHE IL GIORNO PRIMA ERA STATA DEFINITA “ESCLUSIVA" DA “VANITY FAIR” DIVENTA "IL FRUTTO DI UNA CHIACCHERATA INFORMALE" 2- NICOLE A TUTTO BOTOX: “BERLUSCONI LE MIE DIMISSIONI NON LE HA MAI CHIESTE. NON SONO NEPPURE ANDATA A CONTRATTARE LA MIA BUONUSCITA. NON STIAMO PARLANDO DI CALCIOMERCATO. SONO ANDATA DAL PRESIDENTE SEMPLICEMENTE PER CAPIRE COME POTER GESTIRE LA BUFERA MEDIATICA CHE SI È CREATA INTORNO A QUESTO CASO” 3- DISPERATA: “LA SERA, TORNATA A CASA, APRO GOOGLE, DIGITO IL MIO NOME, E MI LEGGO TUTTA LA SPAZZATURA CHE SCRIVONO SU DI ME. E MI DICO: “ADESSO CHE FACCIO?”. SE UN DOMANI VOLESSI FARMI UNA FAMIGLIA, VOLESSI AVERE UN UOMO AL MIO FIANCO, CON L’IMMAGINE CHE MI HANNO COSTRUITA ADDOSSO, CHE COSA SUCCEDE?”

1- DAGOREPORT
Estate di fuoco tra il due colossi del rosa glamour. Ieri pomeriggio sia "Chi" che "Vanity Fair" hanno azionate le pompe mediatiche per lanciare "interviste esclusive" con la donna dell'estate 2012, la dimissionaria immaginaria Nicole Minetti. E scende in campo addirittura l'avvocato della papessa delle Bunga-girl per tuonare di aver concesso un'unica intervista in esclusiva alla rivista 'Chi'".

E così, nella replica di "Vanity Fair", l'intervista che il giorno prima era stata definita "esclusiva" diventa "il frutto di una chiaccherata informale in preparazione di una esclusiva che poi non è andata in porto". Come dice la canzone..."what a difference a day makes".

2- NICOLE MINETTI, MAI FATTO INTERVISTE CON VANITY FAIR SETTIMANALE REPLICA: 'RIBADIAMO ASSOLUTA VERIDICITA' ARTICOLO' (ANSA) - MILANO, 24 LUG - ''In merito a quanto apparso ieri su Vanity Fair e oggi ripreso da varie testate giornalistiche, voglio chiarire di non aver mai rilasciato ne' autorizzato alcuna intervista a Vanity Fair, e di aver concesso un'unica intervista in esclusiva alla rivista 'Chi', l'unica quindi che riporta fedelmente il mio pensiero e le mie intenzioni in merito alla vicenda trattata'': e' quanto ha precisato Nicole Minetti, attualmente negli Stati Uniti, tramite il suo avvocato Paolo Righi.

Vanity Fair ha replicato, spiegando in una nota che ''come l'articolo spiega esplicitamente, i nostri virgolettati sono il frutto di una chiacchierata informale in preparazione di una esclusiva che poi non è andata in porto. Chiacchierata che si è svolta in due riprese, in luoghi pubblici, in date e orari documentati dall'articolo, e dei cui contenuti ribadiamo l'assoluta veridicità''.

''Con il nostro giornalista - prosegue la nota del settimanale - il consigliere Minetti e' stata chiarissima sull'intenzione di lasciare prossimamente il suo incarico. Anche perche', spiega, 'le donne non mi perdonano questo posto in Regione. Sono diventata il simbolo di quelle che hanno fatto carriera politica senza meritarlo. Ce ne sono tante come me, ma l'unica a portare la lettera scarlatta sono io'''.

3- NON MI DIMETTO. PERO'...
Alfonso Signorini per Chi

Nicole Minetti è la donna del momento. La più inseguita da fotografi e giornalisti. E la domanda è sempre la stessa: si dimette o non si dimette? Se lo chiedono tutti, ma lei finora non ha mai risposto. Ne ha parlato solo con il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, durante un incontro a casa sua, ad Arcore. E ne parla ora pubblicamente.

Domanda. Nicole, partiamo dalla attualità stretta. Che cosa vi siete detti lei e Berlusconi?
Risposta. «Andare ad Arcore era la conseguenza più naturale e logica di tutta questa vicenda. Silvio Berlusconi è il presidente del partito al quale appartengo. Ma prima di continuare vorrei fare una precisazione».

D. Prego.
R. «Io non sono andata ad Arcore perché Silvio Berlusconi ha chiesto le mie dimissioni. Il presidente le mie dimissioni non le ha mai chieste. Questo è importante dirlo. D'altronde, le dimissioni sono un fatto estremamente personale. Nessuno può obbligare un rappresentante delle istituzioni a dimettersi. Non sono neppure andata, come ho letto da qualche parte, a contrattare la mia buonuscita. Non stiamo parlando di calciomercato.

Sono andata dal presidente semplicemente per capire come poter gestire la bufera mediatica che si è creata intorno a questo caso. L'ho chiamato io per chiedergli un colloquio, tutto qui. Fermo restando che il presidente non ha chiesto le mie dimissioni, tutti sono andati dietro a questa invenzione come dietro a un pifferaio magico».

D. Da dove è nata allora la notizia che lei si sarebbe dimessa?
R. «La cosa è nata da me. Io, ogni giorno, devo convivere con mille polemiche sulla mia persona. A volte riguardano le cose più assurde: il costume troppo ridotto in spiaggia, la bufala sulla mia intenzione di girare un film porno, la maglietta indossata senza reggiseno per strada. Qualsiasi occasione è buona per spararmi addosso. In un momento di sconforto non nego di aver pensato di mollare tutto. E ne ho parlato con il presidente».

D. Perché proprio con lui?
R. «Mi sembra normale che la prima persona con cui parlare di una mia scelta politica così importante sia lui, visto che è stato proprio il presidente ad accogliere la richiesta di don Luigi Verzè di candidarmi a consigliere regionale».

D. E lui come ha reagito di fronte a questa sua decisione?
R. «Mi ha detto che non dovevo farlo. Per due motivi: le mie dimissioni agli occhi di tanta gente sarebbero apparse come una ammissione di colpa, anche rispetto all'inchiesta giudiziaria in corso; e poi, dato che per natura lui è una persona combattiva, mi ha esortato a resistere».

D. Quindi, in un primo momento, lei ha considerato chiusa la questione.
R. «Niente affatto. Io da questo malessere non sono mai uscita. La sera, tornata a casa, apro Google, digito il mio nome, Nicole Minetti, e mi leggo tutta la spazzatura che scrivono su di me. E mi dico: "Adesso che faccio?". Se un domani volessi farmi una famiglia, volessi avere un uomo al mio fianco, con l'immagine che mi hanno costruita addosso, che cosa succede?».

D. Lei aveva confidato questo disagio a Berlusconi. Ma alla fine la notizia è uscita.
R. «Stavo a Parigi. Ero sveglia da poco e mi chiama un giornalista: "Nicole, ma è vero che Berlusconi ti ha chiesto di dimetterti?". Da lì è partita la storia. Il mio cellulare continuava a squillare. E ognuno dava la sua versione».

D. Il Fatto quotidiano ha scritto che, per la sua buonuscita, lei avrebbe richiesto un milione di euro e un contratto a Mediaset.
R. «Cose allucinanti. Una bufala colossale, che si commenta da sola».

D. Insomma, si dimette o no?
R. «Se prima ero orientata alle dimissioni, dopo tutto quello che mi hanno scaricato addosso, un po' mi sono incattivita. Comunque una cosa è certa: se deciderò di dimettermi, lo farò prima di ottobre. Così chiuderei la bocca a quelli che pensano che io mi dimetterò solo dopo che sarà passata più della metà della legislatura, per prendermi la pensione».

D. Berlusconi come l'ha consigliata?
R. «Mi ha detto: "Nicole la decisione è la tua. Dimetterti o no è una scelta personale, devi fare quello che ti senti"».

D. I suoi compagni di partito al riguardo non sono stati teneri con lei.
R. «Lo ammetto, certe dichiarazioni mi hanno fatto male».

D. Partiamo da Angelino Alfano, segretario del Pdl. Lui è tra quelli che si sono esposti di più.
R. «Ad Alfano hanno chiesto: "La Minetti si deve dimettere prima di lunedì?". La domanda era forte, perché sembrava che mi avessero beccata a rubare in banca. E lui ha detto: "Sì". Peccato che non abbia motivato questa risposta».

D. C'è stato un confronto tra di voi?
R. «No. E mi sarei aspettata che il segretario del mio partito argomentasse la propria risposta».

D. Il fatto di essere una donna penalizza?
R. «Penalizza tantissimo. E la cosa che mi fa più male è la totale assenza di solidarietà femminile. Prenda Daniela Santanchè. Non è stata tenera nei miei confronti. Ha detto: "L'era delle Minetti è finita". Che cosa voleva dire? Mi aspettavo da lei un minimo di solidarietà. Facciamo ogni giorno una guerra, sgomitando per accaparrarci le nostre piccole vittorie, soprattutto in politica, che è un mondo dominato dai maschi. E poi parli così? Le sue dichiarazioni mi hanno delusa».

D. Grazie a questa richiesta di dimissioni invocata dal suo partito, lei si sta trasformando da carnefice a vittima. Dalla Minetti organizzatrice del "bunga bunga", massacrata dai giornali di sinistra, alla Minetti capro espiatorio. Perfino Franca Rame ha preso le sue difese.
R. «Ormai ho imparato che in politica le cose cambiano nel giro di pochissime ore. Ma non credo affatto che l'opposizione di punto in bianco abbia cambiato idea su di me. Sarei una sciocca se lo pensassi. Credo proprio che questa sia stata un'altra occasione per attaccare Berlusconi, guarda caso proprio mentre si respira aria di ridiscesa in campo da parte sua».

D. Guardando alle critiche della sinistra, meglio dimettersi o no?
R. «Se mi dimettessi, il giorno dopo partirebbe subito la caccia al milione di euro su un conto alle isole Cayman. Se non mi dimetterò, scriveranno: "La Minetti attaccata alla poltrona fino alla pensione"».

D. Che cosa vuole fare la Minetti da grande?
R. «Bella domanda. Ne parlavo giusto l'altro giorno con mia madre. Lei mi diceva: "Non devi mollare". Ma io non riesco a essere un Caterpillar, che va avanti nonostante tutto. A volte, provo a guardarmi dall'esterno. "Che impressione ti fa la Minetti?", mi chiedo. E preferisco non rispondere a questa domanda. Forse anch'io avrei pensato quello che sono indotti a pensare i più, per come è stata rappresentata la mia vicenda. È per questo che mi sono detta: "Forse è il caso di fare un passo indietro"».

D. È vero che è attratta dal mondo dello spettacolo?
R. «Io vengo da lì, mica rinnego Colorado Café. Per pagarmi l'università ho lavorato spesso in tv. Ma la cosa che desidero di più è costruire una famiglia tutta per me».

D. Non mi dica che bella come è fa fatica a trovare un uomo.
R. «È difficilissimo. Io di natura sono esigente».

D. Lo vuole bello e ricco?
R. «No, però ho bisogno di provare emozioni forti. Altrimenti non parto neppure. E poi tutti gli uomini, non appena mi conoscono, si chiedono sempre la stessa cosa: "Ma sarà vero quello che si dice di lei e di cui la accusano?". È un fardello che mi porto dietro».

D. Berlusconi da Gad Lerner ha detto: "La Minetti è persona preparata, intelligente, capace, con un ottimo curriculum"'. Lei ha contraccambiato definendolo, al telefono con una sua amica, un pezzo di m... Non si sente un'ingrata?
R. «Quando si è infuriati, si esagera, si dicono cose che non si pensano anche delle persone a cui si vuole più bene. In un'altra intercettazione l'ho chiamato invece "love of my life"».

D. Dica la verità, come si è sentita quando hanno pubblicato quella intercettazione?
R. «Se avessi avuto davanti a me un burrone, mi ci sarei buttata a volo d'angelo. Ho alzato il telefono e l'ho chiamato. Mamma mia, che paura... Stavo malissimo. Grazie al cielo, lui è un grande, ha capito e mi ha perdonata».

D. Ma lui è ancora "the love of my life"?
R. «Certo e lo sarà sempre».

D. Che cosa la attrae di Berlusconi?
R. «Tutto. Il carisma, il modo di fare, la simpatia e tutta la sua incredibile storia. Berlusconi è un mito. Quando ero piccola, la mia nonna mi diceva: "Nicole, vedi come è bello Berlusconi? Lo sai perché è così bello fuori? Perché è bello dentro". Io sono cresciuta con il mito di Berlusconi in famiglia. Quando un giorno me lo sono visto davanti al San Raffaele, circondato da tanti suoi sostenitori, ne ho approfittato anch'io.

Mi sono avvicinata e gli ho detto: "Presidente, posso stringerle la mano? Sono una sua ammiratrice". È nato tutto da lì, poi don Luigi Verzè ha fatto il resto, felice di avere una laureata della sua università nel Consiglio regionale della Lombardia. E approfitto dell'occasione per ribadire che non sono mai stata l'igienista dentale del presidente».

D. Molti si chiedono che cosa ha fatto concretamente lei alla Regione Lombardia, a parte scaldare la poltrona e prendersi un lauto stipendio.
R. «Mi sono occupata di molte cose. Posso dire di essere stata da sempre impegnata in tutti i campi e i settori, e di essermi dedicata in particolare alle problematiche attinenti la sanità e il "sociale" in genere. Ricordo che, fra l'altro, ho presentato un progetto di legge al Parlamento finalizzato a far ottenere al personale impegnato in servizio notturno il diritto al giorno di riposo nelle 24 ore successive;

ho fatto inserire modifiche al piano sanitario regionale per consentire che vi fosse una maggiore attenzione per le malattie rare; ho proposto una mozione per il riconoscimento degli albi delle professioni sanitarie, che, nel 2011, è stata approvata all'unanimità dal Consiglio regionale; nel 2010 ho presentato un piano triennale contro il randagismo; per quanto attiene le attività sociali, posso ricordare, tra le tante, quelle destinate ai bambini ricoverati all'ospedale Buzzi e quelle ai detenuti del carcere di Opera.

Ma non capisco, comunque, perché io debba spiegare che cosa faccio concretamente in Regione e gli altri 79 membri del mio Consiglio regionale no. Quando sto in aula, c'è qualcuno, come il consigliere di Sinistra ecologia libertà Chiara Cremonesi, che cronometra, perfino, quanti minuti sto seduta in aula. Perché devo rendere conto di quel che faccio più degli altri? Perché sono bella? Perché sono amica di Berlusconi?

Comunque, ho presentato diverse mozioni, mi preparo su tutti gli argomenti all'ordine del giorno, approfondisco quelli che più mi interessano, vado in aula, partecipo alle discussioni tra consiglieri e partecipo a tutte le votazioni come tutti gli altri, loro invece vogliono far credere che passi il mio tempo a mettermi il burrocacao».

D. Due ultime domande. Formigoni si deve dimettere?
R. «No. Non lo dico per garantismo, ma perché sono convinta che sia stato e sia ancora un ottimo governatore per la Regione Lombardia».

D. Se Berlusconi non dovesse scendere in campo e il leader del partito fosse Alfano, lo voterebbe?
R. «È una questione che non si pone. Il presidente scenderà in campo sicuramente, perché l'Italia ha ancora bisogno di lui e lui è una persona che non si sottrae alle sue responsabilità. Si impegnerà ancora con passione per il Paese che ama e per garantire a tutti noi un futuro di libertà e di benessere. È l'unico che può riuscirci».

 

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