IL TRISTE EPILOGO POLITICO DI ALESSANDRA MORETTI - DOPO LA FIGURACCIA DI ESSERE STATA BECCATA IN INDIA NEI GIORNI IN CUI SI ERA DATA MALATA IN REGIONE, "LADYLIKE" SI DIMETTE DA CAPOGRUPPO PD IN CONSIGLIO: “RIMETTO IL MANDATO PER NON ESPORRE I COLLEGHI A STRUMENTALIZZAZIONI”
Con una nota diffusa nella serata di ieri, pubblicata anche sul suo profilo Facebook, Alessandra Moretti ha rimesso il mandato di capogruppo del Pd nel Consiglio Regionale del Veneto. "Questa mattina ho scritto ai consiglieri regionali del Pd - afferma Moretti - per convocarli lunedì mattina, durante quell'incontro intendo rimettere il mio mandato da capogruppo in Regione". "Ritengo opportuno in questa fase - aggiunge - non esporre i colleghi a strumentalizzazioni di sorta,e pur avendomi loro rinnovato la fiducia, credo sia doveroso tutelare la coesione della squadra in Regione e nel contempo dare un segnale ai cittadini".
Dimissioni, il "segnale" che molti "cittadini" avevano chiesto ad Alessandra Moretti, travolta sul web dall'ondata di indignazione popolare montata dopo che una foto da lei stessa pubblicata su Instagram dimostrava come fosse in India nei giorni in cui nell'assemblea si discuteva la legge di stabilità.
alessandra moretti e pierluigi bersani
Seduta che Moretti aveva disertato dicendosi malata, come risultava ai suoi stessi colleghi di partito. Dopo essersi detta stupefatta per il "surreale" interesse dei media per la "mia vita privata e per la mia salute", Moretti aveva poi chiesto scusa a tutti, Pd, colleghi iscritti e cittadini, su Facebook: "In India e non in Consiglio Regionale, evidentemente ho fatto la scelta sbagliata".
Scuse che sembravano aver scongiurato il passo indietro rispetto alla carica di capogruppo quando Moretti, rientrata dall'India, aveva finalmente incontrato i consiglieri dem a palazzo Ferro Fini. Una riunione che le cronache politiche dal Veneto avevano anche descritto come tesa, con critiche alla renziana Moretti non solo dagli esponenti della minoranza dem.
alessandra moretti maria elena boschi
Ma chiusa con un documento in cui il Pd prendeva atto delle scuse della capogruppo e con quelle riteneva "chiarita la vicenda". Evidentemente, congelare il confronto non è bastato a silenziare il caso al di fuori del Palazzo in attesa della verifica organizzativa del gruppo consiliare dem a gennaio.