GUARDAROBA DA CAMBIARE – RENZIE, OCCHIO CHE LA CAMICIA BIANCA DI OBAMA NON È PIÙ SIMBOLO DI VITTORIA – DOPO LA LEGNATA DI “MID-TERM” MEGLIO CAMBIARE COLORE
Da “il Fatto Quotidiano”
L’Ebola infuria, l’Iraq ci manca, sul palco sventola camicia bianca”. Un Arnaldo Fusinato d’America così celebrerebbe, oggi, la disfatta di Obama nel voto di Mid-term: la camicia che sventola in segno di resa è quella che, nella vulgata italica, apparenta – o, forse, apparentava - Obama a Renzi. Che magari, adesso, l’abbandonerà, per non rischiare d’essere contaminato dall’alone di sconfitta che avvolge il presidente dello Yes, we can, il primo nero alla Casa Bianca.
A parte il fatto che, nel giorno della disfatta, Obama indossava, come gli capita spesso, una camicia non bianca, ma azzurra, Renzi e i vari ‘cloni’ del presidente americano sparsi in tutto il Mondo rischiano di subire contraccolpi dalla sconfitta democratica: politici, economici, nelle grandi crisi. E su piano personale per prima cosa saranno meno tentati di sbandierare affinità più o meno presunte. Qualcuno, magari, potrebbe avere la tentazione di sostituire la propria leadership a quella declinante del presidente americano.
Matteo Renzi all’arrivo alla Festa Nazionale dell’Unita? di Bologna
Ma l’ambizione ha limiti che confinano con il ridicolo. Sul terreno politico, il voto di Mid-term segna una battuta d’arresto dei progressisti e un’avanzata dei conservatori: una galassia in America meno identificabile che in Europa. Là, il mito economico del libero mercato s’intreccia coi culti orfici del fondamentalismo religioso; e la ricorrente chimera del ‘piccolo governo’ si confonde con populismi e qualunquismi.
Achim Post Diederik Samsom Pedro Sanchez Matteo Renzi Manuel Valls
Qui da noi, il risultato elettorale può togliere un po’ di slancio ai dem e darne alla destra, che festeggia come se avesse vinto lei. Sul terreno economico, la crescita americana potrebbe non rallentare, perché né Obama né l’opposizione divenuta maggioranza nel Congresso hanno interesse a gettare sabbia negli ingranaggi della ripresa. Ma è difficile che progetti d’interesse comune, come i negoziati per l’area di libero scambio transatlantico, avanzino in una situazione di conflittualità.
Achim Post Diederik Samsom Pedro Sanchez Matteo Renzi Manuel Valls
SUL FRONTE delle crisi, infine, l’Europa -e l’Italia in essa-, dopo avere lamentato la guida incerta dell’America obamiana nelle Primavere arabe e nei loro risvolti, in Libia, in Siria e in Iran, tra israeliani e palestinesi, rischiano di doversi di nuovo confrontare con un eccesso di decisionismo e d’interventismo degli Stati Uniti: non penso nei prossimi due anni, ma dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca. E un’America che battesse un pugno sul tavolo tra Ucraina e Russia potrebbe letteralmente ‘gelare’ l’Europa.