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1. A CHE È SERVITO IL PATTO DEL NAZARENO? SEMPLICE: È SERVITO A NON SFIORARE GLI EQUILIBRI SANCITI DALLA LEGGE GASPARRI, CHE PERMETTE AD UN SOGGETTO COME MEDIASET, CON UNA AUDIENCE DEL 33% DI RASTRELLARE IL 53% DEL TOTALE DELLA PUBBLICITÀ TELEVISIVA 2. LA RAI COL 39% DI SHARE RACCOGLIE IL 19,4% DI SPOT; AGLI ALTRI EDITORI LE BRICIOLE

RENZI E BERLU C RENZI E BERLU C

1. MAIL

Il Patto del Nazareno è servito a non sfiorare gli equilibri sanciti dalla

Legge Gasparri, che permette ad un soggetto come Mediaset, con una audience

del 33% di rastrellare il 53% del totale della pubblicità televisiva;

mentre, la Rai con il 39% dell'ascolto raccoglie il 19,4% della raccolta

pubblicitaria; agli altri editori le briciole.

 

Saluti

Luigi Ricci

http://www.barometro.com/

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2. LA STRADA STRETTA DELL’EX PREMIER E LA PARTITA DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

renzi e berlusconi 2 2renzi e berlusconi 2 2

Berlusconi non ha rotto il patto del Nazareno, ha rotto lo specchio che avrebbe dovuto magicamente trasformare la proiezione dei suoi desideri in realtà. È la fine di un incantesimo di cui Renzi si è servito prima di porre il suo «alleato di opposizione» dinnanzi al bivio del prendere o lasciare.

 

E se è vero che agli occhi del leader di Forza Italia il premier ha assunto le sembianze di «una iena», è altrettanto vero che nell’ultimo lunedì di Arcore — quello dedicato ai figli e agli amici di una vita — c’è stato chi ha ricordato al padrone di casa come, «nonostante tutto, questo governo in un anno ha fatto per le nostre aziende molto più che i tuoi ministri in dieci anni». 
 

RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN

Eppoi certo, l’opinione comune a quel desco era che — per quanto bravo e sveglio — di Renzi non ci si dovesse fidare ciecamente, sebbene il moto istintivo che appartiene a Marina Berlusconi non fosse un consiglio, tantomeno una critica rivolta al genitore, che invece in Renzi credeva e a Renzi credeva. Semmai è stato un gesto solidale in vista della decisione: «Fai la cosa giusta».

 

RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA RENZI E BERLUSCONI PROFONDA SINTONIA

E il padre, che si è sentito tradito, ha mandato in frantumi lo specchio, destandosi da un sogno che era a sua volta il sequel di un altro sogno. 
 

Ma davvero era solo un sogno? Perché in tal caso la rottura tra il premier e l’ex premier andrebbe confinata nel recinto della politica, alla partita sul Quirinale: «E il patto — dice Berlusconi — è che non si sarebbe proceduto oltre se io non fossi stato d’accordo sulla scelta».

 

Non c’è dubbio che abbia commesso degli errori nella trattativa, come sostiene Gianni Letta, secondo cui «non ci si siede al tavolo con un solo nome». Però alla vigilia del voto in Senato sulla legge elettorale — quando Renzi aveva estremo bisogno di Forza Italia — la vicesegretaria del Pd Serracchiani disse in un’intervista radiofonica che «il prossimo presidente della Repubblica lo voteremo insieme a Berlusconi». 
 

RENZI E BERLUSCONI MATRIMONIO ALL ITALIANA RENZI E BERLUSCONI MATRIMONIO ALL ITALIANA

Le cose sono andate diversamente, anche se l’ex premier è convinto che Renzi abbia fatto male i conti con il successore di Napolitano, «perché lui pensa di trarne vantaggio, ma non sarà così. Mattarella è un cattolico integralista e alla lunga questa scelta gli si ritorcerà contro».

 

Si vedrà, e comunque sono valutazioni che stanno ancora tutte dentro il perimetro della politica. Il punto è se c’era e c’è dell’altro, oltre l’intesa sulle riforme costituzionali e l’Italicum. Bisognerebbe forse seguire le tracce lasciate dall’avvocato-onorevole Ghedini negli ultimi tempi per verificare se quello di Berlusconi era davvero solo un sogno. 
 

GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI GRILLO RITWITTA IMMAGINI SU BERLUSCONI E RENZI

È un percorso punteggiato da indizi lasciati sul sentiero: senza andar dietro i boatos sulle modifiche alla legge Severino e sulla prescrizione, andrebbe capito come mai — a ridosso della sfida per il Colle — è stato perso del tempo per raccontare all’ex premier la storia del comandante partigiano comunista Moranino, scappato in Cecoslovacchia dopo una condanna per omicidio plurimo aggravato ai tempi della Resistenza, e graziato da Saragat appena salito al Quirinale.

 

Matteo Renzi (D), accolto dal vicedirettore Informazione Mediaset, Andrea Delogu, al suo arrivo negli studi Mediaset Matteo Renzi (D), accolto dal vicedirettore Informazione Mediaset, Andrea Delogu, al suo arrivo negli studi Mediaset

Ecco lo specchio dove Berlusconi vedeva i suoi desideri prender corpo. Era solo un incantesimo? Perché è stato Renzi a tracciare il solco del decreto fiscale, ed è andata la Boschi in tv a difenderlo. Perché il premier l’altra sera a «Porta a Porta» ha accennato all’affaire Telecom-Mediaset dopo aver detto che «sulle riforme non mi faccio ricattare da Berlusconi». 
 

mediaset   presentazione palinsesti   piersilvio berlusconi e maria volpemediaset presentazione palinsesti piersilvio berlusconi e maria volpe

Nonostante questi segnali, il cristallo si è ugualmente rotto. E appena ieri se n’è sentito il frastuono, nel dibattito politico si è inserito un sottosegretario di solito silenzioso come il democratico Giacomelli, che nel governo ha una delega particolare, l’emittenza: «Sono dispiaciuto che si possa interrompere un clima positivo».

 

Confalonieri conosce Giacomelli, una volta lo descrisse come «un politico pragmatico e lontano dai furori ideologici», e si disse perciò convinto della bontà della linea del governo, «improntata alla difesa delle aziende italiane, che sono un patrimonio nazionale». 
 

MURDOCH BERLU MURDOCH BERLU

Quando i suoi collaboratori gli hanno consegnato quel dispaccio di agenzia, il patron del Biscione si è chiesto se la dichiarazione fosse una casualità o un avvertimento, che ribalterebbe l’accusa sul conflitto d’interessi per venti anni addebitata a Berlusconi. «Lasciamo che la polvere si posi», si è limitato a dire, senza far capire quale risposta si fosse dato. Perché, se lo specchio si è rotto, in qualche modo il patto può ancora essere politicamente reincollato. 
 

james murdoch piersilvio berlusconijames murdoch piersilvio berlusconi

È Berlusconi che dovrà decidere, dopo aver urlato l’altra sera in faccia a Verdini la sua rabbia: «Mi hai portato in un vicolo cieco». No, lo portò al Nazareno, dove Renzi prima lo adulò, «qui sono circondato da milanisti», poi lo dileggiò alle spalle: «Voleva Amato, allora mi son fatto vedere con Cantone e si è messo paura che lo volessi davvero candidare al Quirinale». Un anno dopo a Berlusconi è chiaro che quel patto non era la sua «legittimazione». Era una gabbia da cui ora è difficile uscire. Infatti ha rotto lo specchio, non il patto. 

 

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