AVERE LA FACCIA COME L’EMMOTT - PER L’EX DIRETTORE DELL’’ECONOMIST’, BERLUSCONI NON È PIÙ ‘UNFIT’, ANZI POTREBBE ESSERE IL ‘SALVATORE POLITICO DELL’ITALIA’ - BILL EMMOTT AVEVA SMERDATO PIÙ VOLTE IL BANANA SULLE COPERTINE DEL SETTIMANALE. ORA CHE SCRIVE SUL WEB, DICE CHE ‘IL PARTITO DEL BUNGA BUNGA TORNA IN ITALIA’ (NON SE N’ERA MAI ANDATO, CARO BILL), ED È L’’ARGINE AL POPULISMO’
COPERTINA DI ECONOMIST SU BERLUSCONI
BILL EMMOTT: THE BUNGA-BUNGA PARTY RETURNS TO ITALY
Gianluca Mercuri per www.corriere.it
«E se Silvio Berlusconi finisse per essere il salvatore politico dell’Italia? Non escludetelo». A leggere la chiusa di questo articolo di Bill Emmott sul voto del 4 marzo c’è da strabuzzare gli occhi. Dopo Eugenio Scalfari, un altro grande giornalista che ha passato i migliori anni della carriera a combattere il Cavaliere oggi lo sdogana, facendo intendere che, per quanto «scioccante», la riconquista di un ruolo decisivo — «kingmaker» — da parte del tre volte ex premier non sarebbe il male peggiore, e forse neanche tanto un male. Emmott è stato per Berlusconi, sul piano internazionale, quello che il fondatore di Repubblica è stato sul piano nazionale: una nemesi.
La copertina dell’Economist da lui diretto — che nel 2001 bollò il leader del centrodestra come Unfit to lead Italy, inadatto a guidare l’Italia — passò alla storia (qui l’articolo originale) e fu al centro di una causa per diffamazione contro il settimanale inglese, persa da Berlusconi. Nel 2012 il giornalista girò un documentario durissimo (Girlfriend in a Coma) sull’Italia post berlusconiana e sul mali del berlusconismo. Il titolo di questo suo intervento su Project Syndicate — The Bunga Bunga Party Returns to Italy, dove party sta per partito ma anche per festino — lasciava ora presagire una nuova intemerata contro il vecchio nemico.
BERLUSCONI E BILL EMMOTT NEL FILM GIRLFRIEND IN A COMA
Invece l’articolo è un’analisi equilibrata della situazione italiana che non cade nei luoghi comuni (Emmott ci conosce davvero e non ci detesta affatto). Si spiega che il Pd non sembra trarre grandi benefici dalla crescita economica vissuta dal paese sotto i suoi governi, che il maggior successo di Renzi (il Jobs act) non è di quelli che rendono voti, che il nuovo sistema elettorale favorisce il centrodestra. E che dopo aver lasciato «ignominiosamente» il governo nel 2011, Berlusconi è riuscito a ridisegnarsi come «un vecchio statista dalla mani sicure.
Ha addolcito la propria immagine, parlando per i pensionati e professando un nuovo interesse per i diritti degli animali. E, last but not least, è ancora un formidabile uomo da campagna elettorale e possiede le principali tv commerciali». Se prenderà più voti di tutti, «sceglierà direttamente il premier o, più probabilmente, sarà l’uomo chiave nei negoziati per un governo di coalizione tra centrodestra e centrosinistra».
BILL EMMOTT CON PUPAZZETTO DI BERLUSCONI
E qui arriva il colpo di scena: «Entrambi gli esiti sarebbero ampiamente considerati stabili e responsabili, paragonati all’alternativa più probabile: un governo di minoranza guidato dal M5S». Insomma: rispetto a Di Maio, Silvio stavolta pare fit, adatto. Se non addirittura il «salvatore d’Italia».
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