FIGURACCE SABAUDE – DOPO LA MAGRA SUGLI INGRESSI GONFIATI, IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO INCIAMPA ANCHE SULL’ARABIA SAUDITA – IL REGIME ARABO DOVEVA ESSERE L’OSPITE D’ONORE DELLA PROSSIMA EDIZIONE, MA DOPO LE PROTESTE L’INVITO SALTA
Sara Strippoli Diego Longhin per “La Repubblica”
Al Salone del Libro del prossimo maggio l'Arabia Saudita non ci sarà. La decisione è stata confermata nel consiglio d'amministrazione della Fondazione. «Il nostro compito è sempre stato quello di creare occasioni di incontro e di scambio», spiega il direttore editoriale Ernesto Ferrero, il quale ribadisce che non c'era ancora stato un invito formale.
Dopo le sollecitazioni del presidente della Regione Chiamparino e del sindato di Torino Fassino, la Fondazione decide così di mandare in soffitta il rito del Paese ospite ma di dedicare un focus alla cultura araba nell' edizione del 2016. «Invitiamo scrittori, non governi», dice Ferrero.
Ci sarà dunque una nuova formula: la letteratura araba sarà presente nelle sue molteplici declinazioni, dal Marocco all' Iran. «Scrittori liberi», chiarisce Ferrero che pensa ad un incontro in forma di dialogo, con uno scrittore di cultura araba che dibatte con un italiano.
L'Arabia Saudita non la prende con filosofia. L'ambasciatore Rayed Khalid A. Krimly non scrive ai vertici del Salone, ma diffonde una lettera aperta agli "amici italiani" proprio nel giorno dell'ufficializzazione del cambio di rotta.
Una lunga nota polemica in cui si sottolineano gli otto decenni di relazioni bilaterali fra Roma e Riad in diversi settori, dal politico all' economico e al culturale. «Riteniamo spiacevole e sorprendente che tali relazioni in forte sviluppo siano oggetto di attacco da parte di alcuni individui male informati », scrive l' ambasciatore che nei giorni scorsi aveva optato per il silenzio. «Apparentemente il Regno viene criticato perché il suo sistema giudiziario indipendente ha emesso sentenze sulla base di leggi saudite contro dei cittadini sauditi, laddove l' Arabia Saudita sta semplicemente ottemperando a due principi molto importanti ».
Il primo è «la supremazia del diritto e del processo nelle dovute forme di legge e il secondo è l' indipendenza della magistratura. A differenza di molti Paesi in via di sviluppo, il sistema giudiziario saudita non applica lo stato di emergenza o le corti militari o sentenze arbitrarie di tribunali speciali». Nella lettera anche un attacco a chi ha invocato i diritti umani sul caso di Al Nimr: «Dovrebbero approfondire la conoscenza dei casi particolari ». Segue un elenco dei reati di cui viene accusato il ragazzo. «Amici miei, non confondete il dialogo con il monologo», conclude l' ambasciatore.
Un appello perché il Salone rinunciasse all' imbarazzante invito era arrivato nei giorni scorsi dalle studiose del mondo arabo Paola Caridi e Lucia Sorbera. Un documento sottoscritto da più di cento artisti, scrittori, arabisti e intellettuali: «Non siamo contro la popolazione saudita che riteniamo vittima di un regime», chiarivano, chiedendo che il Lingotto ospitasse la letteratura araba degli scrittori non piegati alla censura. L'appello è stato accolto anche dal Salone. «Era già questa la nostra idea», spiega la presidente della Fondazione Giovanna Milella.
Le polemiche non si fermano ai confini italiani. Dalla Buchmesse di Fraconforte, l' Iran minaccia di boicottare la Fiera del Libro a causa della prevista presenza dello scrittore Salman Rushdie, l' autore dei Versi satanici colpito 26 anni fa dalla fatwa lanciata dall' ayatollah Khomeini. Il vice ministro della cultura iraniano Seyed Abbas Salehi, riporta il quotidiano inglese Guardian , ipotizza di ritirare l' intera delegazione di Teheran, che lo scorso anno aveva partecipato con 282 case editrici.
Annunciando le novità del 2016, i vertici del Salone del Libro di Torino, cercano di attenuare l' effetto delle polemiche sui dati gonfiati delle ultime edizioni. Soltanto lo scorso anno sessantamila ingressi in più di quelli che adesso compaiono nei dati ufficiali.
«Non siamo bancarottieri o falsari. È vero, i dati erano un po' gonfiati ma così fan tutti: gli editori che mettono le fascette pubblicizzando migliaia di copie vendute, tutte le manifestazione e i festival», si difende Ernesto Ferrero.