meme giorgia meloni matteo salvini curling

FRATELLI D’ITALIA “VEDE” IL SORPASSO SULLA LEGA: RESA DEI CONTI IN VISTA TRA MELONI E SALVINI- AL CENTRODESTRA L’AQUILA, PALERMO E GENOVA (AL PD PADOVA, LODI E TARANTO, SFIDA TOMMASI-SBOARINA AL BALLOTTAGGIO A VERONA) - UN SORPASSO DELLA MELONI SULLA LEGA DI SALVINI POTREBBE PREGIUDICARE IL RUOLO DEL "CAPITONE" SIA NELLA COALIZIONE CHE ALL’INTERNO DEL CARROCCIO (DOVE GIORGETTI E I GOVERNISTI SI PREPARANO A CUCINARLO A DOVERE) - LA LEGA AVREBBE L’OBBLIGO DI CAMBIARE ROTTA, AD INIZIARE DALLA LEGGE ELETTORALE (SI APRRIREBBE LA STRADA AL PROPORZIONALE) – LA "DUCETTA" IN ANDALUSIA PER SOSTENERE VOX, DAL PALCO ARRINGA LA FOLLA IN SPAGNOLO - VIDEO STRACULT

https://video.corriere.it/politica/meloni-andalusia-sostenere-vox-palco-arringa-folla-spagnolo/8ce5509e-eb15-11ec-b89b-6b199698064a?vclk=video3CHP%7Cmeloni-andalusia-sostenere-vox-palco-arringa-folla-spagnolo

 

 

Da corriere.it

giorgia meloni

«No alla lobby LGBT! No violenza islamista! No all’immigrazione! No alla grande finanza internazionale». Giorgia Meloni scatenata - in spagnolo - durante un comizio a Marbella a sostegno di Macarena Olona, candidata di Vox alla presidenza dell’Andalusia.

 

 

LA RESA DEI CONTI NEL CENTRODESTRA

Francesco Verderami per corriere.it

 

Le Amministrative non causeranno contraccolpi sul governo ma potrebbero provocare una sorta di armageddon nel centrodestra.

 

I risultati di Palermo, Genova e l’Aquila (dove il centrodestra dovrebbe vincere al primo turno) preannunciano una buona affermazione dell’alleanza.

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

 

Ma il punto è un altro: se oggi venisse certificato ciò che le proiezioni lasciano pensare — cioè il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega — o Salvini accetterebbe la leadership della Meloni o il progressivo logoramento dei rapporti in seno all’alleanza determinerebbe una svolta anche sul sistema elettorale.

 

E aprirebbe la strada al proporzionale.

 

 

La coalizione è al bivio. Già ieri ha subìto una picconata, perché il flop dei referendum sulla giustizia — al di là delle numerose attenuanti che possono giustificare il risultato — segna il fallimento di una battaglia storica di Forza Italia e del Carroccio, che si era intestato la sfida referendaria insieme ai Radicali.

 

La seconda picconata colpirebbe direttamente Salvini.

 

Se le urne — come anticipavano ieri alcuni test demoscopici sul voto — registrassero un forte arretramento della Lega al Sud e una flessione al Nord, vorrebbe dire che il progetto di un «partito nazionale» si è arenato.

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

 

E la contemporanea ascesa di FdI pregiudicherebbe il disegno del «Capitano» di guidare alle prossime elezioni un «centrodestra di governo», a cui lavora dal 2018, quando conquistò il primato nell’alleanza.

 

Così si consumerebbe anzitempo la competizione con la Meloni.

E si aprirebbe un durissimo confronto nel Carroccio, dove lo stato maggiore fatica ormai a nascondere la crisi di rapporti con il suo segretario.

 

L’attenzione dei dirigenti leghisti non è concentrata solo sui risultati nelle grandi città. Indicativi sono i test nei piccoli centri del Nord, dove lo zoccolo duro elettorale è consistente. Se anche lì franasse il consenso, sarebbe la riprova dei «troppi errori» di una gestione «solitaria» e di una linea politica «contraddittoria» che ha portato a una «perdita d’identità e di credibilità». Di più.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

Il timore nel Carroccio è che alle prossime Politiche la Lega non superi il 10%: alla Camera — visto il taglio dei parlamentari — significherebbe conquistare 50 seggi, rispetto agli attuali 130. E ciò porterebbe al rompete le righe della filiera dei dirigenti locali, che capirebbero di non avere spazio.

 

Chi ha parlato con Giorgetti in questi giorni lo ha trovato «sconsolato». Il rischio di una marginalizzazione della Lega a livello nazionale ed internazionale è al centro di molte discussioni.

 

Le voci di scissione non appaiono tuttavia realistiche, perché «non è nel dna dei leghisti. Si tenterà piuttosto di cambiare rotta senza distruggere il partito», spiega un autorevole esponente del Carroccio: «Sul modo in cui arrivarci però, non c’è al momento un’idea precisa».

 

giorgia meloni matteo salvini

Il paradosso è che a difendere Salvini è rimasto Berlusconi. E la linea del Cavaliere accredita l’ipotesi di un processo federativo, che incontra l’ostilità dei leghisti d’antan e le perplessità persino di quei berlusconiani che pure sono considerati vicini al «Capitano»: la preoccupazione è che l’unione non faccia la forza e che i due partiti perdano dei pezzi.

 

Come in un effetto domino, l’area moderata azzurra non smette di guardare a soluzioni di centro, a quell’idea di «partito di Draghi senza Draghi» che anima i contatti con Calenda e Renzi. Sono gli effetti di una spaccatura che è figlia di una diversa visione sulla strategia futura, oltre che delle aspirazioni dei singoli. Già era stato difficile accettare una coalizione imperniata sul primato di Salvini.

 

Un’altra rivoluzione copernicana, con l’avvento di Giorgia Meloni alla leadership del centrodestra, trasformerebbe ulteriormente il profilo di un rassemblement che per venticinque anni è stato a trazione berlusconiana.

 

E FdI scorge nei dati di Verona, dove il suo candidato non avrebbe ottenuto il risultato preventivato, il tentativo di colpire proprio la Meloni.

 

salvini meloni

I risultati delle urne (qui la diretta) chiariranno il quadro.

SALVINI MELONI BERLUSCONIsalvini meloniMEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…