P1, P2, P3! RINVIATI A GIUDIZIO I FACCENDIERI DELLA “LOGGIA” CHE VOLEVA INFLUENZARE GIUDICI E ISTITUZIONI - VERDINI, DELL’UTRI, COSENTINO IN STAND-BY

Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica"

Sembra preistoria, ma sono appena tre anni fa. Anzi è ieri, giorno in cui il gup del tribunale di Roma ha rinviato a giudizio quella che, secondo la procura, era una vera e propria loggia per esercitare pressioni sulle istituzioni: la P3. Siederanno dunque davanti al giudice il faccendiere Flavio Carboni; l'ex primo presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone; il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci; l'imprenditore Arcangelo Martino; e il giudice tributario, Pasquale Lombardi e altre dodici persone tra cui anche la moglie di Carboni, Antonella Pau, e l'ex assessore della Campania, Ernesto Sica.

Diversi gli episodi per i quali gli imputati si diedero da fare, diversi i reati contestati che vanno dalla violazione della legge Anselmi sulle società segrete all'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all'abuso d'ufficio, all'illecito finanziamento dei partiti e alla diffamazione.

Una loggia che, ovviamente, aveva collegamenti e appoggi in politica, tutti nel Pdl. Ma deputati e senatori, centro nevralgico di questa indagine, sono i grandi assenti dall'udienza preliminare: nonostante il giudice abbia inviato in aprile alle Camere la richiesta per l'utilizzazione delle intercettazioni di Denis Verdini, Marcello Dell'Utri e Nicola Cosentino, il Parlamento ancora non ha risposto (solo per quest'ultimo la Camera ha dato l'ok in giunta).

Ritardo che, due settimane fa, ha costretto il gup Elvira Tamburelli a stralciare le posizioni dei tre politici e a procedere per gli altri. La lentezza della Camere ha bloccato una parte fondamentale del processo e, peraltro, ha qualcosa di illogico: il rinvio a giudizio per gli altri 17 indagati, infatti, è stato disposto anche sulla base di quelle intercettazioni, le stesse sulle quali Montecitorio e palazzo Madama indugiano da parecchio tempo.

Sono quelle conversazioni ad aver dimostrato l'esistenza della P3 (l'inchiesta fu istruita dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Rodolfo Sabelli) per i cui membri il 9 aprile prossimo inizierà il processo davanti alla quarta sezione collegiale del tribunale di Roma.

Il giudice ha accolto l'impianto accusatorio del pubblico ministero Mario Palazzi per quanto riguarda le interferenze esercitate dalla loggia. Che furono tante e su tanti fronti. Prima fra tutti la vicenda dell'eolico in Sardegna, business che interessava moltissimo Carboni che, riuscì, grazie a una serie di pressioni a far mettere persone di sua fiducia nei ruoli
chiave delle aziende pubbliche che si occupavano di energie rinnovabili.

Ma l'associazione si occupava di tutto, risolveva qualsiasi problema. O almeno ci provava (il quadro che nell'estate del 2010 uscì dalle carte dell'indagine, condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, era inquietante). Grazie a una serie di contatti con magistrati (Lombardi era un intraprendente magistrato tributarista), cercavano di pilotare anche processi e nomine strategiche.

Come nel caso dei tentativi di influenzare i giudici costituzionali chiamati a decidere sul lodo Alfano e quelli della Cassazione per il contenzioso fiscale della Mondadori e per il ricorso contro la misura cautelare disposta dal gip di Napoli nei confronti dell'allora coordinatore Pdl campano Cosentino, e tutta una serie di ingerenze «sul vice-presidente Nicola Mancino e sui componenti del Csm per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi » quali, ad esempio il presidente della Corte di Appello di Milano e Salerno.

 

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