meloni conte

“MELONI MI HA DETTO ‘CHE MERDA’? NON HA SMENTITO LA FRASE?” - GIUSEPPE CONTE FA IL VAGO DOPO IL LABIALE CONTRO DI LUI DI GIORGIA: “ERO CONCENTRATO SUL MIO INTERVENTO. MA IN EFFETTI HO VISTO MELONI MOLTO NERVOSA E INFASTIDITA. SE DAVVERO L'AVESSE DETTO NON SAREBBE UNA FRASE ACCETTABILE. PER ALTRO IO STAVO DICENDO LA VERITÀ - IL REDDITO DI CITTADINANZA VA MIGLIORATO NELLA PARTE CHE RIGUARDA LE POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO, RENDENDO OPERATIVI I CENTRI PER L'IMPIEGO. DOVREMMO STIMOLARE I GOVERNATORI DELLE REGIONI GUIDATE DALLA DESTRA CHE FINO AD ORA, SUL TEMA, SONO STATI PIUTTOSTO RIOTTOSI…”

 

Andrea Malaguti per “La Stampa”

 

MELONI CONTE 2

Dibattito del giorno: davvero gli ha detto «che merda»? Possibile? Probabile. Quasi certo. Il Var televisivo lascia pochi dubbi. Giorgia Meloni riprofila garbatellescamente Giuseppe Conte, reo di averle ricordato l'astensione in Europa di Fratelli d'Italia sul Next Generation Eu. «Se fosse per voi i soldi di Bruxelles non li avremmo mai avuti».

 

La (il) presidente non gradisce, perde l'aplomb del mattino e dal nobile scranno della Camera sussurra a mezza bocca il giudizio maleodorante. La (il) Premier del Popolo contro l'Avvocato del Popolo. Un kolossal. Chi la rappresenta davvero l'Italia che soffre, quella degli ultimi e dei poveri? Chi la difende? E soprattutto come?

 

meloni risponde a conte

«Noi» (cioè lui), dice Conte in questa intervista a La Stampa, in cui spiega perché il piano-quinquennale della Destra gli sembra sbagliato, iniquo, pericoloso: irricevibile. A partire dal tetto sui contanti da alzare a 10mila euro e dal condono fiscale. «Così tornano mazzette e valigette». Bel clima.

 

Presidente, un(a) premier, può dire «che merda» a un parlamentare?

«Non ha smentito la frase?».

 

MELONI CONTE

Al momento no.

«Sa, ero concentrato sul mio intervento. Ma in effetti ho visto Meloni molto nervosa e infastidita».

 

L'epiteto sembrava qualcosa di più di un fastidio.

«Se davvero l'avesse detto non sarebbe una frase accettabile da un presidente del consiglio. Per altro io stavo dicendo la verità».

 

Non l'è piaciuto nulla nel discorso per la fiducia?

«Il passaggio in cui prende le distanze dal regime fascista e condanna le leggi razziali. Passaggio per altro dovuto per chi giura su una Costituzione che si fonda sull'antifascismo».

 

Esiste ancora il pericolo fascista?

«Esiste un partito che in alcune sue componenti, dal presidente del Senato in giù, non nasconde rigurgiti nostalgici. E poi c'è da fare i conti con la stagione stragista di matrice neofascista».

 

MELONI CONTE 2

Meloni è il primo presidente del consiglio donna. A questo applaudirà anche lei, no?

«Sicuramente questo è un punto a suo favore» Lei come la chiamerà: il o la presidente del consiglio?

«Rispetterò la sua indicazione, dunque il».

 

Perché ha bollato il discorso di Meloni come "restaurazione identitaria"?

«Perché la Meloni invece di concentrarsi più concretamente sui problemi di famiglie e imprese, o sulle difficoltà reali di sanità, ricerca, scuola e università, si è preoccupata di rivendicare un progetto culturale conservatore e a tratti reazionario».

 

Le citazioni di Scruton e Burke?

giuseppe conte giorgia meloni atreju 1

«Per esempio. Scruton e Burke come cornice dell'eterno richiamo alla triade Dio, Patria e Famiglia alla base della sua visione del mondo. Una visione che rischia di riportarci a modelli non inclusivi e divisivi».

 

Magari l'hanno votata per quello.

«Non credo. Penso che l'abbiano votata per combattere i problemi economici e affrontare il disagio sociale».

 

Con Burke non si può?

«Si può se lo si legge davvero.

Consiglio al premier le riflessioni sulla rivoluzione francese in cui Burke invita alla prudenza politica e a una attenta circospezione, doti distanti dalla sicumera mostrata dal premier alla Camera».

 

Perché l'innalzamento del tetto dei contanti a 10mila euro è sbagliato?

giuseppe conte giorgia meloni

«Perché girare con valigette piene di contante non risponde alle necessità dei cittadini, ma corrisponde piuttosto alle tentazioni di corrotti ed evasori. E allora si comprende meglio il motto del governo, che non è più non disturbare chi ha voglia di fare, bensì non disturbare chi ha voglia di dedicarsi al malaffare. Mi sembra solo un altro pezzo della controriforma cominciata dal governo dei Migliori con la cancellazione del cash-back».

 

Non agevola commercianti e artigiani?

«Secondo gli studi di Bankitalia favorisce l'evasione. Io sposo la logica degli economisti che teorizzano la spinta gentile».

 

Ossimoro delicato. Che cosa significa?

«Che senza svantaggiare chi usa il contante dobbiamo alimentare l'uso della moneta elettronica, incentivando l'economia in chiaro e disincentivando quella in nero».

giuseppe conte con giorgia meloni atreju 2019 1

 

Il reddito di cittadinanza va rivisto?

«Il reddito di cittadinanza durante la pandemia ha salvato un milione di persone dalla povertà. Chi pensa di toglierlo o non ha idea dei problemi del Paese o guarda con disprezzo a chi non ce la fa. Per altro sarebbe in contraddizione col filone della destra sociale».

 

Detto questo?

«Detto questo va migliorato nella parte che riguarda le politiche attive del lavoro, rendendo operativi i centri per l'impiego, senza i quali è impossibile pensare di dare un lavoro a chi percepisce il reddito. Dovremmo approfittare di questo governo per stimolare i governatori delle regioni guidate dalla destra che fino ad ora, sul tema, sono stati piuttosto riottosi».

 

Nel suo discorso alla Camera la premier non ha mai nominato la parola pace.

«In un'ora e dieci di intervento è stata capace di evitare accuratamente la prospettiva di un negoziato che porti alla fine del conflitto».

 

La pace la vorrà anche Meloni, non crede?

CONTE MELONI

«Credo, senza girarci attorno, che il suo discorso confermi la vocazione guerrafondaia di Fratelli d'Italia. Un partito che abbraccia convintamente e irresponsabilmente la prospettiva di una escalation militare».

 

Diciamo che in Europa è in buona compagnia.

«Purtroppo è così. Ma Fratelli d'Italia aggiunge una volontà di esibire i muscoli che alimenta le tensioni internazionali anziché prevenirle».

 

Non esagera?

«No e l'idea di un nuovo blocco navale nel mediterraneo per fermare i migranti lo conferma».

giuseppe conte con giorgia meloni atreju 2019

 

Meloni è più atlantista dei Cinque Stelle?

«Lo può dire soltanto chi confonde l'adesione alla Nato con una strategia contingente decisa in tutta fretta per questo conflitto».

 

Presidente, giusta la commissione d'inchiesta per la gestione del Covid?

«Giusta se non se ne fa un uso strumentale, e dunque politico, come successe durante la pandemia. E giusto, soprattutto, se ci sarà la possibilità di approfondire le responsabilità dei sistemi regionali che sono i primi titolari del servizio sanitario».

 

Parla della Lombardia?

«Parlo in generale. Non sarò certo io a strumentalizzare».

 

All'opposizione sarà più duro lei o Berlusconi e Salvini?

«Io sarò sicuramente durissimo. Però trasparente».

 

giorgia meloni manifestazione contro il governo conte bis 1

La premier giura che non attaccherà i diritti, a partire dall'aborto, ma da un mese non si parla d'altro.

«Torniamo all'idea di restaurazione identitaria a cui facevo riferimento prima, per cui non è necessario toccare la 194. Basta ostacolare e fermare il cammino che accompagna una lunga serie di diritti: l'aborto (che in molte regioni di destra, a partire dalle Marche, è ormai quasi impossibile), ma anche le battaglie sul fine vita o la legge sull'omotransfobia».

 

Le ha viste le botte a La Sapienza?

«Le ho viste e ho anche sentito dire alla premier che manifestare le proprie idee è sempre giusto, impedire agli altri di farlo sempre sbagliato».

 

Mi pare ineccepibile.

GUIDO CROSETTO VISITA I MILITARI ITALIANI A HERAT, IN AFGHANISTAN - SETTEMBRE 2010

«Lo è. Ma bisognerebbe aggiungere che nel tempio del confronto delle idee, cioè l'università, usare cariche e manganelli contro studenti evidentemente disarmati è sbagliato. Se non lo si sottolinea si rischia di mandare un messaggio sbagliato».

 

Presidente che voto dà al governo Meloni?

«Aspetto che parta per valutarlo. Per ora mi limito all'insufficienza piena al discorso. Noto però che nell'esecutivo non mancano i conflitti di interesse».

 

Santanché e Crosetto?

 «Al di là dei singoli voglio dire che quando la destra declina la sua idea di meritocrazia lo fa privilegiando gli interessi di chi conta pretendendo il rispetto delle regole solo da parte di chi non conta e sta fuori dai circoli del potere».

 

L'opposizione la fate da soli o con il Pd?

«Ripeto che noi saremo intransigenti. Il Pd mi pare ancora molto vincolato al metodo Draghi». Calenda lo vuole alla marcia della pace? «Mi sembra che lui preferisca la marcia della guerra».

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…

italo bocchino maria rosaria boccia gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - MARIA ROSARIA BOCCIA COLPISCE ANCORA: L'EX AMANTE DI SANGIULIANO INFIERISCE SU "GENNY DELON" E PRESENTA LE PROVE CHE SBUGIARDANO LA VERSIONE DELL'EX MINISTRO - IL FOTOMONTAGGIO DI SANGIULIANO INCINTO NON ERA UN "PIZZINO" SULLA PRESUNTA GRAVIDANZA DELLA BOCCIA: ERA UN MEME CHE CIRCOLAVA DA TEMPO SU INTERNET (E NON È STATO MESSO IN GIRO DALLA BIONDA POMPEIANA) - E LA TORTA CON LA PRESUNTA ALLUSIONE AL BIMBO MAI NATO? MACCHE', ERA IL DOLCE DI COMPLEANNO DELL'AMICA MARIA PIA LA MALFA - VIDEO: QUANDO ITALO BOCCHINO A "PIAZZAPULITA" DIFENDEVA L'AMICO GENNY, CHE GLI SUGGERIVA TUTTO VIA CHAT IN DIRETTA...

meloni trump

DAGOREPORT - NON SAPPIAMO SE IL BLITZ VOLANTE TRA LE BRACCIA DI TRUMP SARÀ UNA SCONFITTA O UN TRIONFO PER GIORGIA MELONI - QUEL CHE È CERTO È CHE DOPO TALE MISSIONE, POCO ISTITUZIONALE E DEL TUTTO IRRITUALE, LA DUCETTA È DIVENUTA AGLI OCCHI DI BRUXELLES LA CHEERLEADER DEL TRUMPISMO, L’APRIPISTA DELLA TECNODESTRA DI MUSK. ALTRO CHE MEDIATRICE TRA WASHINGTON E L’UE - LA GIORGIA CAMALEONTE, SVANITI I BACINI DI BIDEN, DI FRONTE ALL'IMPREVEDIBILITÀ DEL ''TRUMPISMO MUSK-ALZONE'', È STATA COLTA DAL PANICO. E HA FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBOTTA VOLANDO IN FLORIDA, GRAZIE ALL'AMICO MUSK - E PER LA SERIE “CIO' CHE SI OTTIENE, SI PAGA”, IL “TESLA DI MINCHIA” HA SUBITO PRESENTATO ALLA REGINETTA DI COATTONIA LA PARCELLA DA 1,5 MILIARDI DI DOLLARI DELLA SUA SPACE X …