luigi di maio dario franceschini

QUEL POMERIGGIO DI UN GIORNO DA CONTE – MERCOLEDÌ SCORSO AL VERTICE SULLA FINANZIARIA DI MAIO STAVA PER FAR CADERE IL GOVERNO PER 20 MILIONI (SU UNA FINANZIARIA DA 30 MILIARDI): IL RETROSCENA – PERSINO FRANCESCHINI, IL PIÙ ECUMENICO, È ARRIVATO A DIRE: “A SAPERLO, CI AVREI PENSATO DIECI VOLTE PRIMA DI METTERMI CON VOI” - PERCHÉ TUTTA QUESTA TENSIONE? LUIGINO NON VOLEVA ASSOLUTAMENTE IL FONDO PER LA LETTURA DEI GIORNALI NELLE SCUOLE: “SE LI VOGLIONO LI COMPRANO. E POI CHE FANNO: LI LEGGONO IN CLASSE? POI CI ATTACCANO” – LA RISPOSTA DI SU-DARIO

 

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

luigi di maio dario franceschini

Su una Finanziaria da trenta miliardi non si spende la parola «crisi» quando si discute di venti milioni. A meno che una banale divergenza sull' uso dei soldi non nasconda un conflitto di valori.

Mercoledì scorso al vertice sulla Finanziaria si è misurata la distanza che separa i grillini dal resto dell' alleanza di governo. È una distanza culturale prima ancora che politica, e testimonia come sia faticoso al momento anche solo immaginare una «coalizione degli opposti».

LUIGI DI MAIO BIBITARO

 

Al punto che, nel mezzo di un alterco con Di Maio, persino Franceschini, il più ecumenico tra i democrat , è arrivato a dire: «A saperlo, ci avrei pensato dieci volte prima di mettermi con voi».

Cosa aveva provocato la reazione del ministro della Cultura, teorico dell' accordo tra il Pd e M5S? Era appena stato trovato un compromesso su Radio Radicale, che subito era divampato un altro scontro su un fondo di venti milioni per la lettura dei giornali nelle scuole: risorse che il sottosegretario all' Editoria Martella aveva ricavato con il risparmio su altre voci.

 

andrea martella

«Per noi è inaccettabile», aveva tagliato corto il leader 5 Stelle: «Questa è una forma surrettizia di aiuto di Stato. Così si reintroducono i contributi. I giornali si affidassero al mercato. Se vendono meglio per loro, altrimenti...». In principio era sembrato che il problema fosse di natura economica, una visione diversa sull' uso delle risorse pubbliche. Perciò il capo delegazione del Pd aveva esortato l' interlocutore a guardare il tema da un' altra prospettiva: «L' obiettivo è stimolare la lettura. Si tratta di promuovere cultura». Ma proprio lì, dove Franceschini aveva immaginato di costruire un ponte, Di Maio aveva scavato un fossato: «I giornali non vanno diffusi nelle scuole. Se vogliono, se li comprano. E poi che fanno: li leggono in classe?».

 

DI MAIO FRANCESCHINI OSHO

Il resto della discussione è la rappresentazione di due mondi e due modi di vedere le cose. «Luigi, per noi che si leggano i giornali nelle scuole è un valore». «Eh no, Dario. Dietro i giornali ci sono gruppi d' interesse che pretendono di incidere sulle scelte del Paese». «Sui giornali non ci sono solo articoli di politica, ci sono anche le pagine di cultura». «Con i giornali ci attaccano».

giuseppe conte dario franceschini

 

«Attaccano anche noi, si chiama libertà di stampa. Voi volete solo i social». «Noi non vogliamo dare finanziamenti pubblici». «Fammi capire, sei anche contro l' aiuto ai libri?». No, non è stato un diverbio di natura economica, altrimenti Franceschini non avrebbe urlato «se volete che si apra la crisi, apriamola».

DARIO FRANCESCHINI PAOLA DE MICHELI

 

Certo, alla fine tutto è rientrato: Di Maio ha accettato il fondo, dopo essere rimasto isolato. A fronte del silenzio enigmatico del sottosegretario alla presidenza Fraccaro, infatti, tutti gli altri si sono schierati: dalla renziana Bellanova al ministro di Leu Speranza, che ha definito l' informazione «un pilastro del nostro sistema democratico». E pure Conte - che era stato avvertito e voleva anzitutto preservare i giornali diocesani - ha difeso il pacchetto sull' editoria, davanti all' impegno di Martella di portare a compimento la riforma del settore.

GIUSEPPE CONTE

 

Ma la vicenda, al di là delle successive transazioni sulle tabelle della Finanziaria, al di là dei soldi per i vigili del fuoco che Di Maio ha chiesto e ottenuto, rende l' idea di quanto sia complicato conciliare due differenti concezioni della democrazia sul tema sensibile dell' informazione. È vero, ci fu a sinistra chi teorizzò che i giornali andassero «lasciati in edicola», solo che - rispetto ad allora - il disegno dei grillini si è affinato. Mira ad affermare la logica della «disintermediazione», neologismo dietro il quale si cela l' obiettivo di stringere un rapporto diretto con l' opinione pubblica attraverso la Rete. Facendo a meno della stampa.

GIUSEPPE CONTE

 

giuseppe conte luigi di maio dario franceschini

Come ha raccontato Tommaso Labate sul Corriere , anche il Pd sta costruendosi la propria piattaforma Rousseau e i suoi meet-up, ma «ci sono valori - ha spiegato Franceschini al vertice - sui quali non intendiamo negoziare». E sono quei venti milioni a far capire come, almeno per ora, democratici e grillini siano la «coalizione degli opposti».

DI MAIO BIBITARODi Maio bibitaro

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…