TUTTI CONTRO TSIPRAS - TRA I NEMICI DEL PREMIER GRECO NON SOLO I FETICISTI DELLA TRIPLA "A", MA ANCHE I PAESI “SODOMIZZATI" DALLA TROIKA: IRLANDA, PORTOGALLO E SPAGNA - RAJOY CONTRO TSIPRAS: “VOLETE SOLO SCONTRI, CHI TI CREDI DI ESSERE?”

Da “la Stampa”

 

Si può capire l’irritazione di Pedro Passos Coelho nei confronti di Alexis Tsipras. All’inizio dello scorso anno - pur di racimolare un centinaio di milioni extra per rimborsare Bce, Fmi e Ue - il premier portoghese ha cercato di vendere all’asta 85 opere di Mirò finite nel portafogli dello Stato dopo il crac del Banco de Negocios. Glielo hanno impedito a furia di proteste ed è stato un bene.

 

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A colpi di austerità e riforme, nel maggio 2014 Lisbona è uscita dal «programma» triennale da 78 miliardi che gli ha evitato la bancarotta. È stata dura, ma ha pagato. Nonostante il superdebito, il pil a dicembre dovrebbe crescere dell’1,6%. «Abbiamo rispettato gli impegni», argomenta il leader lusitano. E impegni», argomenta il leader lusitano. E «questa deve essere la regola».
 

I peggiori alleati della Grecia sono le capitali uscite da tunnel, quelle finite sott’acqua e tornate a galla. Portogallo, Irlanda e Spagna sono state messe in ginocchio dalla crisi finanziaria che ha minato il sistema bancario e hanno salvato i loro istituti coi prestiti condizionati dei creditori internazionali guidato dalla famigerata Trojka.

 

Inevitabile che, a Madrid, Mariano Rajoy tuoni che «non posso contemplare lo scenario della Grecia che non rispetta gli impegni che ha preso». Per lui è questione di principio, ma anche politica. Se il leader di Syriza la spuntasse gratis, i lanciatissimi cugini iberici di Podemos avrebbero gioco ancora più facile, e i popolari del premier sarebbero spazzati via. 
 

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Rajoy verso le urne
Meglio impuntarsi, dunque, mano nella mano coi portoghesi, che pure devono superare l’esame delle urne. Il taccuino dice che in un anno la Spagna è riuscita a coprire una esposizione con l’Europa da 41,3 miliardi. Il prezzo sociale è stato elevato, soprattutto in termini di disoccupazione (22,5% della forza lavoro), è l’anno che s’è appena iniziato è contrastato, l’economia potrebbe crescere di oltre due punti, ma l’inflazione è negativa. A fine anno si vota. Rajoy, quasi simbiotico con Angela Merkel in tempi recenti, non può che restare fedele alla linea delle regole. «La Grecia non ha tanto il problema del debito, quanto quello di crescita e occupazione - ha detto venerdì a Bruxelles -. Su questi due fronti fa passi nella giusta direzione, pertanto ora mantenga gli impegni presi».
 

Tutti contro Atene
Al vertice europeo il clima è stato teso. «Volete solo scontri, chi credi di essere?», ha detto lo spagnolo al greco. «E’ nervoso - gli ha risposto Tsipras -: ho avuto l’opportunità di spiegargli che non può esternalizzare in Europa i problemi interni». L’irlandese Enda Kenny non sarebbe stato d’accordo. «In Consiglio è stata sottolineata con forza il punto di vista secondo cui le regole vanno rispettate», ha spiegato il Taoiseach, che ricordato come «anche noi abbiamo sofferto molto l’austerità». «Stiamo cominciando a perdere la pazienza», gli ha fatto eco Alexander Stubb, il premier finlandese, un uomo che detesta i giri di parole. Il risultato è che all’Eurogruppo ieri erano 18 contro uno, i greci che, i fan, non li hanno in Consiglio ma nelle capitali. All’opposizione, però. 
[m. zat.]

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