IN FONDO A DESTRA C’È IL MES – "FORZA ITALIA" VIENE LASCIATA SOLA TRA I BANCHI DELL’OPPOSIZIONE: I MELONIANI DISERTANO, I LEGHISTI ABBANDONANO L’AULA – TRA I BERLUSCONES MONTA LA RABBIA: “COSÌ CI CONSEGNATE TRA LE BRACCIA DEL PD” (COME SE GLI DISPIACESSE...) – SE IL VOTO SUL PACCHETTO DI AIUTI EUROPEI ARRIVA A LUGLIO IN PARLAMENTO, LA COALIZIONE SI FRANTUMEREBBE, CON I GRILLINI DIVISI E SILVIO CHE SI RITROVEREBBE A FARE DA STAMPELLA A CONTE
1 – «COSÌ CI CONSEGNATE TRA LE BRACCIA DEM» I FORZISTI LANCIANO LA SFIDA AGLI ALLEATI
Emilio Pucci per “il Messaggero"
meme sulla crisi di governo salvini berlusconi meloni
La scena è emblematica della divisione nel centrodestra: Conte sta intervenendo a Montecitorio sull'informativa prima del Consiglio Ue, Fratelli d'Italia ha deciso di disertare, la Lega attende l'intervento del suo capogruppo Molinari e poi abbandona lasciando sola FI nell'emiciclo nel momento in cui comincia a parlare il responsabile economico Brunetta.
Strategie differenti ma Berlusconi fa sapere di non apprezzare l'atteggiamento degli alleati, da qui la rabbia di Forza Italia. «Volete consegnare Berlusconi tra le braccia del Pd», l'accusa che arriva dagli azzurri al partito di via Bellerio, «è una mancanza di rispetto, un comportamento scorretto, significa che non avete la benché minima considerazione di noi». Eccola la fotografia attuale dell'alleanza sempre più traballante.
Oggi è previato un vertice. Ma se è vero che FI, Fdi e Lega non hanno grandi difficoltà a sottoscrivere un programma comune (anche se a dividere le tre forze politiche c'è l'atteggiamento da tenere nei confronti dell'Europa) è altrettanto evidente che i tre partiti continuano a litigare sui candidati alle Regionali e che il Cavaliere mantiene una linea di confronto con l'esecutivo «per il bene degli italiani».
Mentre Fdi e Lega, seppur con mosse diverse, stanno sempre più mettendo in conto di poter fare a meno dell'apporto degli azzurri. «Ormai dicono nel partito di via Bellerio Berlusconi si appresta ad entrare nella maggioranza. Non potremo mai condividere una operazione che porterebbe FI a soccorrere i rosso-gialli». Il riferimento è al Mes.
GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN
Se veramente il voto sul pacchetto di aiuti europei dovesse arrivare in Parlamento a luglio la coalizione si frantumerebbe. «M5S è spaccato, Berlusconi non può fare la stampella di Conte», il refrain'nel Carroccio. L'ex presidente del Consiglio resta agganciato al Ppe, ieri è intervenuto per chiedere un «ponte» sul Recovery fund affinché i soldi arrivino subito e non nel 2021.
MANO TESA
BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA
Per i lumbard è una mano tesa a Conte. «No, solo un sostegno per gli interessi del nostro Paese», la risposta di FI. Insomma si va in ordine sparso. Con la partita delle candidature regionali che è ancora bloccata. «Fino a quando non c'è la nomina dell'Agcom Berlusconi si comporterà sempre così», il sospetto di un big' di FdI che nel frattempo è in pressing su Salvini affinché accetti lo schema della griglia per le prossime elezioni in Puglia e nelle Marche.
«Fitto e Acquaroli non si toccano», l'alt imposto dalla Meloni. FdI vuole spostare l'attenzione sulla Campania, ritiene al pari della Lega che Caldoro non sia un nome vincente contro De Luca, ma FI non molla. E poi c'è lo scontro in Veneto: «O tutti accettano l'autonomia al primo punto del programma oppure andiamo da soli», la posizione di Zaia sposata da Salvini.
Ieri il Capitano è tornato a chiedere agli alleati un passo indietro nel segno del cambiamento: «Fdi e FI devono interrogarsi sul proprio futuro. E' chiaro che occorre pensare in prospettiva, non solo all'appuntamento di settembre». Perché all'orizzonte ci sarà da giocare la partita sulla legge elettorale: se si andasse sul serio sul proporzionale allora sarebbe un liberi tutti'.
Il Pd proverà a coinvolgere FI: «In ogni votazione afferma un big' dem al Senato abbiamo la possibilità di avere un pacchetto di cinque o sei voti di FI in soccorso». Nella Lega c'è sempre un'ala che preferirebbe un approccio più morbido in Europa ma ormai la prospettiva di un governo di unità nazionale viene esclusa anche dai dialoganti'.
giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles
«Dopo Conte c'è solo il voto», afferma il Capitano che si schiera con le imprese nella convinzione che saranno proprio le categorie produttive e il disagio sociali a buttare giù il governo. Ma anche sulla sua strategia di rivolgersi alla piazza FI continua a frenare: «E' un approccio sbagliato», osserva un moderato azzurro, «è arrivato il momento di dire basta a Salvini». In settimana i leader del centrodestra torneranno a vedersi.
E a concordare la linea anche di fronte al nuovo invito che il premier Conte rivolgerà all'opposizione. L'orientamento della Lega e di FdI è dire no ad ogni tipo di incontro considerato «tardivo». Non la pensa così Berlusconi.
2 – L'INFORMATIVA DI CONTE SUL VERTICE UE
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Ieri mattina, Aula della Camera. Giuseppe Conte interviene per l'informativa in vista del Consiglio europeo di domani. Fratelli d'Italia diserta i lavori. La Lega entra, si guarda attorno ed esce. Forza Italia invece resta. Critica il premier, ma ribadisce il campo di appartenenza: l'Europa. I sovranisti si arrabbiano.
giuseppe conte roberto gualtieri mes
A Montecitorio, per un giorno, rinasce la "maggioranza Ursula", la stessa che fu determinante per eleggere von der Leyen alla guida della Commissione europea. È l'antipasto di quanto accadrà sul Mes, in due passaggi: sulle comunicazioni del premier prima del Consiglio del 9 luglio, poi quando i giallorossi chiederanno a fine luglio di attivare il programma, con i suoi 36 miliardi per la sanità.
Così vuole Roberto Gualtieri, che ieri si è sbilanciato: «Andiamo sui mercati a un tasso più alto di quello di altri Paesi, quindi per l'Italia avere dei prestiti a tasso zero è attraente, fa risparmiare risorse in interessi ». Una benedizione dello strumento, insomma. Anche Conte, sottolineando le difficoltà della trattativa in sede Ue sul Recovery, ammette implicitamente la necessità di reperire risorse con il Salva Stati. Pd, renziani e Fi diranno dunque sì.
roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes
Il Movimento pure, come dimostra Danilo Toninelli, in teoria arruolato tra i malpancisti: «Il Mes è una porcheria. Dovesse esistere un qualcosa che dà dei prestiti senza vincoli rigidi, sarebbe un'altra cosa». Resta il fatto che i massimi dirigenti grillini al governo sono terrorizzati dalla spaccatura nei gruppi. Palazzo Chigi farà di tutto per ridurre la pattuglia dei dissidenti 5S, promettendo anche una posizione più rigida sulle concessioni di Autostrade.
Nel cuore del Movimento si ipotizzano numeri preoccupanti per la stabilità del governo. Così ha fatto sapere ad esempio Di Maio. Tanti da mettere a rischio l'esecutivo? Di certo a farlo ballare. Nelle ultime ore il premier ha ricevuto sulla scrivania l'elenco del dissenso. I critici sono decine, molti però recuperabili.
PAOLA TAVERNA BACIA DANILO TONINELLI
Quelli considerati davvero orientati al no al Mes oscillano tra cinque e sette. Tra loro, Barbara Lezzi, Matteo Mantero, Elio Lannutti, Mattia Crucioli e Cataldo Mininno. Defezioni che preoccupano il Pd. I dem temono che si riduca ancora il margine di vantaggio della maggioranza a Palazzo Madama.
Con sei senatori in meno, Renzi assumerebbe un potere contrattuale ancora più alto. Soprattutto adesso che il rapporto con Conte sembra funzionare, come dimostrano le sue parole ieri al Senato: «Devo darle atto - ha detto il leader di Iv - che molti degli impegni che lei ha preso stanno diventando realtà. Siamo con lei, Presidente».
Certo, i dissidenti 5S sul Mes saranno compensati in fretta da Forza Italia, spaccando ulteriormente il centrodestra. «Non capisco Berlusconi, sul Mes ha la stessa posizione di Renzi e di Prodi», attacca Matteo Salvini. È una galassia a pezzi. Salvini e Meloni si contendono addirittura la primogenitura della scelta di non partecipare ai lavori d'Aula (ieri ha "vinto" Fratelli d'Italia). E litigano sull'autonomia.
La Lega ha lanciato un nuovo avvertimento al partito di Meloni: «Abbiamo faticato con i 5S, non vogliamo ricominciare con altri. I veneti hanno votato e scelto, la Lega si allea solo con chi sostiene il diritto all'autonomia per chiunque la chieda democraticamente ». Un messaggio lanciato alla vigilia del difficile vertice di oggi sulle candidature del centrodestra. E Berlusconi? Non fa nulla per ostacolare il governo, anzi.
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
È pronto a intervenire per far passare il Mes e per evitare crisi al buio. Chiuso da quattro mesi nella sua villa francese per l'emergenza Covid, gestisce le lamentele degli alleati e i dubbi dei suoi dirigenti con un metodo sperimentato: lunghe conversazioni in videoconferenza, o solo in audio. Quando però gli chiedono di essere più duro con Conte, o sollecitano una maggiore sintonia con Salvini, il Cavaliere simula difficoltà di connessione nella linea internazionale. O almeno, questo è il sospetto di diversi big azzurri che si sono trovati di fronte a questa scena. L'aula della Camera I deputati di Lega e Fdi l'hanno lasciata semivuota. Un'immagine postata su Fb dal deputato Pd Borghi.