L'ITALIA, DOPO LA MERKEL - CON ANGELONA IN PENSIONE, MACRON PUNTA TUTTO SU ROMA. L’ENNESIMA DIMOSTRAZIONE C’È STATA IERI, CON LA VISITA A PARIGI DI MATTARELLA - ANCHE QUANDO I RAPPORTI ERANO AI MINIMI (RICORDATE DI MAIO E DIBBA CON I GILET GIALLI?) IL CAPO DELLO STATO ERA CONSIDERATO UN INTERLOCUTORE AFFIDABILE. E CON DRAGHI A PALAZZO CHIGI, IL “TOYBOY DELL’ELISEO” VEDE LA POSSIBILITÀ DI UN ASSE FRANCO-ITALIANO CHE RIMPIAZZI IL VUOTO A BERLINO (SEMPRE CHE NON VINCA LA LE PEN…)
1 - L'ELISEO SI PREPARA AL DOPO MERKEL E CERCA UN ALLEATO NEL QUIRINALE
Leonardo Martinelli per "la Stampa"
emmanuel macron sergio mattarella
Si sono ritrovati sulla scalinata che porta all' ingresso dell' Eliseo. Emmanuel Macron, il presidente giovane, ha stretto forte con le mani le spalle di Sergio Mattarella, il presidente dai capelli bianchi: un abbraccio mancato, causa Covid, ma è come se ci fosse stato.
Lui, l' interlocutore privilegiato di Macron nei momenti peggiori, pure quando le cose andavano male tra Italia e Francia (anzi, malissimo).
emmanuel macron e mario draghi al g7
«Un amico e un' eminente personalità, che ha tutta la nostra stima», lo ha salutato così. Al di là delle parole, l' Italia e Mattarella rappresentano ormai una pedina importante da giocare sullo scacchiere europeo da parte del presidente francese, ora che in Germania si prepara la transizione post Merkel. E Parigi scruta la possibilità di una leadership europea, bisognosa di alleati, come l' Italia, la terza economia dell' Ue.
Di acqua sotto i ponti ne è passata. Da quando, nel febbraio 2019, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista vennero a incontrare uno dei capi dei gilet gialli. Macron andò su tutte le furie: richiamò l' ambasciatore in Italia. Poi Matteo Salvini, ai tempi ministro degli Interni, non si presentò al vertice sui migranti a Parigi nel luglio dello stesso anno, perché «mica prendiamo ordini da Macron».
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Allora Mattarella era l' unico interlocutore del presidente francese. Il legame si è consolidato e intanto la musica intorno è cambiata: l' arrivo di Mario Draghi al volante ha aperto una nuova fase. L' entourage di Macron insiste sul fatto che «le relazioni tra Macron e Draghi sono ottime», in parallelo all' amicizia con Mattarella. L' Eliseo parla di un nuovo asse Parigi-Roma.
La sponda italiana può servire a Macron a complemento del tandem franco-tedesco, tanto più nel caso di un indebolimento a livello internazionale di Berlino nel dopo Merkel: gli italiani, stampella di una leadership francese.
LUIGI DI MAIO E ALESSANDRO DI BATTISTA INCONTRANO I VERTICI DEI GILET GIALLI
Questa a Macron può servire in vista delle elezioni presidenziali dell' aprile 2021. La rielezione non è per niente scontata e il bilancio della sua politica estera (globalmente positivo) compensa spesso agli occhi del francese medio la delusione per le politiche interne.
Per agganciare definitivamente l' Italia, Macron vuole concludere un «trattato bilaterale di cooperazione rafforzata», sul modello di quello che Parigi ha già con la Germania, dai meccanismi vincolanti. «Vogliamo rafforzare il rapporto Italia-Francia, strutturarlo e farne un cemento per l' integrazione europea», ha detto ieri Macron. E vuole andare «più in fretta» verso questo trattato del Quirinale, forse concretizzarlo già in autunno. A Roma sarebbero più cauti.
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Macron, per coltivare l' alleato italiano, è pronto a tutto. Perfino a fare mea culpa su uno dei suoi più gravi errori: aver pensato, dopo l' elezione del 2017, di poter fare da solo in Libia, scalzandovi l' Italia. «Sulla Libia - ha ammesso ieri -, ci sono state in passato tensioni e frizioni fra Italia e Francia. Ora lavoriamo in maniera serrata,ma ci sono ancora reticenze turche e russe. Dobbiamo continuare a mettere pressione».
ursula von der leyen, emmanuel macron, charles michel, angela merkel e mario draghi al g7 2
2 - L'ASSE MATTARELLA-MACRON RIPORTA L'ITALIA AL CENTRO IN VISTA DEL DOPO MERKEL
Francesco De Remigis per "il Giornale"
È parso subito chiaro. Tra fedeltà atlantica e protagonismo in Europa e nel Mediterraneo, Sergio Mattarella ed Emmanuel Macron hanno tracciato ieri un nuovo asse europeo: meno Parigi-Berlino e più Parigi-Roma.
emmanuel macron sergio mattarella
Spostare il baricentro decisionale a sud, in un corpo rigido come l' Ue, non sarebbe stato pensabile fino a pochi mesi fa. Invece la missione nell' Esagono per rilanciare «l' amicizia italo-francese» dopo la crisi del 2019 (quella causata dai Pentastellati con la visita ai gilet gialli che costò a Roma un raffreddamento anche nei rapporti di collaborazione sulle estradizioni degli ex terroristi rossi riparati in Francia) ha reso plastica l' entità del «coordinamento rafforzato» tra le due capitali. Con Mattarella propulsore.
Anzitutto, in materia di immigrazione: «Occorre governare il fenomeno, diversamente si viene travolti», avrebbe detto vis-à-vis il capo dello Stato al suo omologo dell' Eliseo; per aggiungere poi nel discorso alla Sorbona che «manca una risposta comune, la gestione delle migrazioni deve diventare parte integrante delle politiche esterne dell' Ue», non basta mettere un cartello «divieto di ingresso dall' Africa».
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Italia e Francia chiamate dunque a esprimere «forza propulsiva nel bene di tutti», insiste Mattarella, perché, pur «con una franchezza di posizioni», i Paesi cugini vantano un «legame unico» a cui si sommano nuove «condizioni politiche». Con la cancelliera Merkel sull' uscio della Storia, Macron ha bisogno di un' altra leadership forte per guidare, in tandem, il percorso di ristrutturazione del Vecchio continente e degli organismi decisionali. E Roma oggi offre Mario Draghi a Palazzo Chigi. Due mesi fa, l' inquilino dell' Eliseo disse che l' Europa doveva tornare «una comunità di ricercatori, artisti e industriali, perché produrre vuol dire garantire sovranità».
Impossibile rincorrerla però senza il contributo di uno dei Paesi fondatori. Mattarella ha dunque sigillato l' intesa, chiarendo che Parigi non è sola nel cantiere Ue: "Francia e Italia condividono la visione e il ruolo che deve svolgere la Conferenza sull' Europa, occasione storica, non burocratica, per disegnare una condizione efficiente dell' Ue".
Agli studenti della Sorbona, lo ha ribadito: «Non possiamo fallire la sfida di trasformare la crisi in motore di nuovo sviluppo, serve un' Unione più vicina ai cittadini e più autorevole sul piano internazionale». Per Macron, l' Italia è stata infatti «lasciata sola ad affrontare il virus».
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Com' era già emerso a Bruxelles sul Recovery Fund affinché l' Ue acquisisse consapevolezza della condizione economica causata dalla pandemia, Francia e Italia, bilateralmente, ieri hanno azionato il «rinnovato asse franco-italiano». Chiusa la stagione di tensioni, Roma torna centrale. Ma i temi su cui lavorare son tanti, come certe incognite; per esempio quelle che pesano sul trattato che dovrebbe essere firmato entro l' anno, di cui ieri è stata svelata solo l' introduzione di un «servizio civile congiunto» per i giovani italiani e francesi.
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Restano «timori comuni sulla Libia, ma frizioni alle spalle». Persino Luigi Di Maio, responsabile numero uno della crisi diplomatica del 2019, oggi ammette che «Draghi può colmare il vuoto di leadership» del post-Merkel (che inizia in settembre). Se la Kanzlerin ha ispirato i processi decisionali degli ultimi anni, Macron fissa una visione dell' Ue a trazione meridionale. Col Quirinale pronta puntellarla; almeno fino a gennaio.
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