AMERICA FATTA A MAGLIE - KILL BILL! I DEMOCRATICI COSTRETTI A FAR FUORI IL VECCHIO CLINTON DALLA CAMPAGNA PER LE ELEZIONI DI MIDTERM: SI SONO IMPICCATI AL #METOO, E HANNO RESO L’EX PRESIDENTE UN IMPRESENTABILE, VISTO CHE DI MOLESTIE (ACCERTATE) NE HA PARECCHIE ALLE SPALLE - MA È STATO LUI NEGLI ULTIMI 20 ANNI AD ACCHIAPPARE I VOTI MODERATI E AFFASCINARE GLI ELETTORI COL SUO CARISMA. E ORA SONO CAVOLI AMARI
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Non l'avevamo detto per tempo che la campagna scatenata di indignazione, con quei vent'anni di ritardo che l'ipocrisia di Hollywood e Washington messa insieme recano, sarebbe diventata il nuovo strumento politico in mancanza di programma, e ci saremmo ritrovati a vedere la campagna elettorale del 2018 per le elezioni di midterm trasformata in un Metoo, anch'io anch'io, infinito di femminismo e lamentazioni contro il sessismo, ma che per fare questo era necessario sacrificare la coppia Dynasty democratica, ovvero i Clinton e segnatamente Bill, come segnalato da alcuni articoli aggressivi sull’ ex presidente capitanati dal New York Times, anche questi con vent’ anni abbondanti di ritardo?
La verità è che siamo nel campo dell'assurdo. Il Partito Democratico ha un bisogno estremo di rivolgersi al tipo di elettori che Clinton aveva conquistato, ovvero i moderati, ovvero il centro, invece , voce che circola insistentemente a Washington da tempo e che oggi Politico riprende con un articolo desolato, i maggiorenti del partito intendono tenere Bill Clinton fuori dalla tenzone, in panchina.
Non per la corruzione della fondazione Clinton, non per la attiva complicità di questi anni passati da ex presidente con la moglie Hillary, ragioni serie non considerate nel passato recente, ma per quelle accuse di adulterio e molestie sessuali, dalle quali a suo tempo le stesse femministe e gli stessi Democratici che ora lo accusano lo difesero forsennatamente.
Una ragione di opportunità e realtà c'è. Non puoi continuare un giorno sì e un giorno no ad accusare Donald Trump di sessismo e di essere un molestatore sessuale o un adultero per due o tre episodi minori dei quali non riesci a farlo risultare davvero colpevole, e continuare a difendere il vecchio Bill. Ma è l'intera costruzione che è demenziale.
È come la storia dell'inno nazionale, stelle e strisce, che ora viene eliminato da alcune università che furono prestigiose del mondo perché considerato da un gruppetto di studenti e pseudo docenti razzista.
Sentite che dice Pramila Jayapal, vicepresidente del House Progressive Caucus, alla testa di un movimento che chiede pene severissime per le molestie sessuali. Dice che la presenza di Bill Clinton comporterebbe una quantità di domande alle quali sarebbe difficile dare una risposta e che tutti devono essere molto chiari su quello che è il movimento Me too.
Avete paura? Loro pure, della bestia che hanno scatenato. Politici e strateghi democratici si sono spinti così in avanti sul politically correct che ora non possono permettere in alcun modo che uno come Clinton vada nel loro collegio, dica qualcosa sulle loro campagne, perché temono di essere tacciati di ipocriti dai repubblicani ma anche dai cittadini.
Ora, Il punto è che Clinton è sempre stato una risorsa preziosa, e guai a farne a meno, se lo ricorda ancora Al Gore che nel 2000 lo lascio’ da parte per le stesse ragioni politically correct di oggi e la pago’ carissima. I democratici impararono la lezione, nel 2010 Bill tenne 100 comizi nel mid term, e nel 2012 Obama lo chiamava il suo “Explainer in Chief”, l’unico in grado di interpretarne il programma e renderlo accettabile.
Tradotto in soldoni, Clinton è da vent'anni quello che garantisce che il Partito Democratico non sia un partito estremista con una efficace è una popolarità che quasi nulla riuscito finora a scalfire e che mai sua moglie che Hillary ha condiviso o appreso. Questione di feeling, questione di fascino, di carisma, Bill Clinton non è mai stato necessario nemmeno piagnucolare tirando fuori la lacrimuccia come piace fare a Obama, gli basta mordicchiarsi il labbro.
MONICA LEWINSKY E BILL CLINTON
Certo, la campagna forsennata avviata con la disgrazia del produttore Harvey Weinstein e continuata trovando predatori e molestatori ovunque, da Hollywood alla politica al giornalismo, i suoi frutti velenosi li ha prodotti. La popolarità di Bill Clinton, rimasta intatta dopo la sconfitta della moglie e nonostante tutte le accuse legate all'inchiesta sulle mail e alla campagna elettorale falsata, è scesa al 45% nel dicembre scorso, con un 52% di disapprovazione. Un numero così basso non gli era mai stato attribuito da quando alla fine del 2000 lascio’ la presidenza.
Tra i dirigenti storici del partito domina il nervosismo perché in realtà si sono lasciati prendere la mano dalla la sinistra ed estremista. Sentite che capolavoro di ipocrisia che e’ la dichiarazione del presidente del comitato Nazionale Democratico Tom Perez che peraltro evita qualunque contatto con Clinton:
“ Bill Clinton e’ l’ex presidente degli Stati Uniti, E durante la sua amministrazione abbiamo avuto un'economia florida e costruito una prosperità che non è più stata eguagliata. Ha commesso degli errori? Certamente. I candidati giudicheranno di volta in volta che cosa pensano sia meglio per loro”.
Appunto. Sarà meglio per loro ascoltare una campagna elettorale tutta sul sessismo, le parole da non dire, i gesti da non fare, le accuse da evitare, i simboli religiosi e patriottici da abbattere, o tutto questo porterà i democratici a una sconfitta bruciante? Alcuni dati preoccupanti per loro dovrebbero esserci, solo che non li ascoltano,mai visto quel partito in tale stato di confusione.
Leggete che cosa dice un recente studio del Cato Institute, che si chiama Free Speech and Tolerance Survey,sondaggio sulla libertà di opinione e la tolleranza, secondo il quale il 71% degli americani crede che la cosiddetta correttezza politica abbia messo a tacere discussioni importanti che la società ha necessità invece di fare.
Le conseguenze sono personali perché il 58% di quelle stesse persone ritiene che il clima politico impedisca loro di esprimere e condividere le opinioni politiche.
Una solida maggioranza del 59% pensa che alle persone dovrebbe essere consentito di esprimere anche opinioni impopolari, anche quelle profondamente offensive per altri.
Il tutto è accompagnato da un clima di grande confusione? È un magma sociale? Certamente, Non a caso poco più di un anno fa gli americani hanno eletto Donald Trump presidente.
Il 53% dei repubblicani vorrebbe togliere la cittadinanza americana a quelli che bruciano la bandiera, il 51% dei democratici è a favore di una legge che consenta ai transessuali di essere chiamati col nome di genere da loro scelto. Il 65% dei repubblicani dice che i giocatori di Football che non si alzano in piedi per l'inno dovrebbero essere licenziati. Il 58% dei democratici vorrebbe punire quelli che mettono post offensivi su Facebook. Il 47% dei repubblicani è a favore di un bando sulla costruzione di nuove moschee.
Nel sondaggio non riescono a mettersi d'accordo gli intervistati su quale tipo di opinione o discorso sia odioso e offensivo o semplicemente sia un'opinione politica.
bill e hillary clinton al matrimonio di donald e melania trump
Per esempio l'ottanta per cento dei Liberal dicono che è offensivo dire che i migranti illegali dovrebbero essere deportati mentre il 36% dei conservatori è d'accordo; il 39% dei conservatori ritiene che sia un discorso che incoraggia odio affermare che la polizia sia razzista, ma solo il 17% dei Liberal è d'accordo.
Stessa spaccatura sul ruolo delle scuole e dei college, E naturalmente anche sulle molestie sessuali, su dove realmente comincino ad essere tali e finisca il corteggiamento. Si prepara una campagna elettorale ed interessante.