E MENO MALE CHE L'ACCORDO CON LA TUNISIA DOVEVA ESSERE UN “MODELLO” – IL MEMORANDUM SU COOPERAZIONE E MIGRANTI TRA BRUXELLES E TUNISI, TANTO SBANDIERATO DA MELONI E VON DER LEYEN, È CARTA STRACCIA – IL PRESIDENTE TUNISINO SAIED NON ACCETTA CONDIZIONI SULLE RIFORME DA ATTUARE IN CAMBIO DEI FONDI DELL'UE, E NON INTENDE RAFFORZARE LA SUA GUARDIA COSTIERA – LE PRIME DUE TRANCHE DI AIUTI DA 350 MILIONI DI EURO RESTANO CONGELATE – UNA BELLA BOTTA PER LE AMBIZIONI DI SORA GIORGIA DI ESSERE LA MERKEL DEL MEDITERRANEO...
Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
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Il Memorandum con la Tunisia rischia di essere già lettera morta. L’accordo, infatti, sta collassando sulla parte economica. Sui fondi che l’Ue ha promesso al presidente tunisino Saied. Risorse che in parte sono ancora ferme a Bruxelles e in parte sono rifiutate proprio dal Paese africano. Risultato: la collaborazione nella lotta alla migrazione clandestina è a dir poco sospesa.
L’intesa firmata a luglio dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dalla presidente del consiglio, Giorgia Meloni, dal premier olandese Rutte, infatti, si basa su alcuni capisaldi che puntano a stabilizzare i conti tunisini e promuovere le riforme.
Si passa dal sostegno allo sviluppo economico e la stabilizzazione macro-economica del paese tunisino alla transizione verde e digitale fino alla gestione delle risorse idriche. Ma il punto principale è la cooperazione nel controllo dei flussi migratori. Anche perché nel 2023 gli arrivi della Tunisia rappresentano quasi il 50 per cento di tutti gli sbarchi. […]
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La questione, quindi, è propria questa. Nei contatti intercorsi nelle ultime ora tra la Commissione e il governo di Saied, i rappresentanti tunisini hanno di fatto congelato l’intesa. Perché? Per due motivi. Il primo riguarda lo stanziamento di 150 milioni di euro volto a stabilizzare il bilancio del Paese africano. Una erogazione senza condizioni. Che però ancora non è stata effettuata.
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Molti Stati, come ha fatto capire l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, hanno protestato per le modalità con cui il Memorandum è stato discusso e firmato. Una procedura che non avrebbe coinvolto il Consiglio. Resta il fatto che quei primi 150 milioni non sono ancora arrivati.
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Poi c’è una seconda tranche che ammonta a circa 200 milioni. Una liquidità condizionata alla presentazione di progetti. Infrastrutture, mezzi per la Guardia Costiera, formazione. Ma in questo caso è l’esecutivo tunisino ad aver comunicato agli interlocutori di Bruxelles che questa formula non può funzionare.
Sostanzialmente Tunisi chiede di ottenere queste risorse senza condizionalità e facendole entrare direttamente nel Bilancio nazionale. Ossia: vogliono dare ossigeno alle casse pubbliche e non far decidere all’Ue come utilizzare la nuova moneta. In particolare le autorità tunisine, non considerano opportuno in questa fase concentrare gli sforzi sul rafforzamento navale o sulla formazione della Guardia Costiera.
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Le attenzioni sono piuttosto acuminate. A questi due aspetti se ne aggiunge un terzo. “Sub iudice”, infatti, ci sono anche altri 900 milioni che hanno bisogno della garanzia del Fondo Monetario internazionale e di un programma di riforme.
Che ci siano delle difficoltà nell’applicazione del Memorandum lo confermava ieri il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, che se la prendeva ancora con Borrell: «Quando la Commissione europea firma un accordo, quell’accordo deve essere rispettato, anche perché c’era la presidente della Commissione a firmarla e il consiglio sapeva ed era informato di tutto ciò che accadeva». E ancora: «Non vorrei che ci fosse da parte dell’Alto Rappresentante, che è anche il vicepresidente della commissione europea un’azione di non condivisione delle scelte fatte dalla Commissione europea».
LE ROTTE MIGRATORIE DALLA TUNISIA
[…] la paralisi è evidente. E la risposta di Tunisi a tutte queste difficoltà alla fine consiste nel non rispettare i termini del memorandum relativi all’emergenza migratoria e anche quelli sul rimpatrio dei migranti illegali. Una situazione che rischia di mettere in stallo tutte le misure concordate fino ad ora in Italia e a livello europeo.
E che la situazione sia preoccupante lo si intuisce anche dalle reazioni delle Cancellerie europee più importanti. La Francia ad esempio, pur confermando la solidarietà all’Italia per la difficoltà registrata a Lampedusa, ha avvertito che non si farà carico degli extracomunitari sbarcati nell’isola siciliana. Il governo tedesco, invece, ha aperto le porte ad una operazione di sorveglianza militare sul modello “Sophia”.
MARK RUTTE - URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI IN TUNISIA
«Siamo disponibili ad esplorare la possibilità di missioni navali – ha detto un portavoce della Commissione Ue - ma sulla questione la decisione spetta agli Stati membri». Ma appunto tocca ai singoli governi decidere se ridare vita a quella missione. Per il governo italiano una situazione sempre più complicata.
MELONI VON DER LEYEN E RUTTE IN TUNISIA CON KAIS SAIEDgiorgia meloni con il presidente della tunisia kais saied 1giorgia meloni con la premier tunisina najla boudengiorgia meloni con il presidente della tunisia kais saiedMELONI VON DER LEYEN E RUTTE IN TUNISIA CON KAIS SAIEDMELONI VON DER LEYEN E RUTTE IN TUNISIA CON KAIS SAIED