GERMANIA, UN NANO MILITARE - ANGELA MERKEL E’ SMARRITA SULL’INTERVENTO IN SIRIA DOPO IL SALTO IN AVANTI DI FRANCIA E GRAN BRETAGNA - DA VENT’ANNI I TEDESCHI HANNO MODIFICATO I LORO PIANI MILITARI, DAL KOSOVO ALL’AFGHANISTAN, MA A BERLINO SONO IN MOLTI A LAMENTARSI DELLO SCARSO INTERVENTISMO NEL MONDO
Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
Sotto un cielo vuoto, privato di un alleato fondamentale come gli Stati Uniti, Angela Merkel sembra sempre più smarrita. Superato il decennio della crisi economica - e di leadership tedesca nell'Ue - lo scenario internazionale rivoluzionato degli ultimi mesi rischia di esaltare i limiti della cancelliera. Che non sono solo caratteriali, causati dalla sua proverbiale cautela. Sono dettati anche da difficoltà politiche e culturali della Germania.
Ma tanto più è legittimo chiedersi - in un momento in cui l'Europa ha un disperato bisogno di progredire sul piano della sicurezza e della difesa, in cui si possono mettere da parte le preoccupazioni economiche, ma in cui sono cresciute quelle politiche e geostrategiche - se Merkel sarà all'altezza del compito di guidare il rilancio dell'Europa. E basta analizzare gli ultimi eventi per capire che anche la sua debolezza interna, la cacofonia che si registra nella Grande Coalizione su ogni dossier, non aiuta.
Sul complicato nodo dell'intervento in Siria, al netto delle fughe in avanti di Emmanuel Macron, è saltata agli occhi la chiusura di Berlino nel tradizionale ruolo di prudente "nano" militare, quello che ha ricoperto sin dalla fine della tragedia del nazismo. «Non parteciperemo a un intervento militare in Siria», è stata l'istintiva reazione di Merkel dopo l'annuncio dell' attacco da parte di Usa, Francia e Regno Unito.
In realtà, negli ultimi due decenni, la Germania è cambiata, anche sul piano militare. Dalla partecipazione alla guerra in Kosovo o all' intervento in Afghanistan, passando per la nuova filosofia del "dovere di immischiarsi" proclamata dall' ex presidente della Repubblica Gauck in un ormai storico discorso alla Conferenza di Monaco di quattro anni fa, Berlino ha dimostrato di volersi prendere "le sue responsabilità".
Dopo Monaco, Merkel ha aumentato la sua presenza nelle missioni militari all'estero e ha favorito il piano di Difesa comune, l'unica risposta emersa in Europa ad oggi dopo lo shock della Brexit. Ma proprio il fondatore della Conferenza di Monaco ed ex ambasciatore tedesco negli Usa, Wolfgang Ischinger, ha messo il dito nella piaga e ha stroncato Merkel per aver «guardato dall'altra parte» mentre Usa, Francia e Regno Unito annunciavano l'attacco in Siria. «È troppo poco, per la Germania», ha commentato, ricordando il contratto di coalizione con cui il governo Merkel si è impegnato nuovamente «a prendersi le sue responsabilità nello scacchiere mondiale».
Anche alcuni giornali tedeschi hanno notato infastiditi che la Germania continua a muoversi «tra il poco e il nulla» sul piano militare. E l'assenza in Siria richiama l'astensione sulla Libia al Consiglio di sicurezza dell' Onu di sette anni fa. Ma il quadro in Siria, che coinvolge ormai tutte le potenze dell'area, oltre alle due tradizionali superpotenze, Usa e Russia, richiede che la Germania si lasci alle spalle lo scudo del "nanismo militare".
Del resto, era stata proprio Merkel, poche ore dopo la nomina di Donald Trump, ad ammettere che «i tempi in cui ci potevamo affidare ad altri Paesi sono finiti». E non basta, anche se è importante, il ruolo di mediazione con la Russia che Merkel si è ritagliata, telefonando ieri a Putin e cercando di dimenticare le frizioni recenti.
Lo spettacolo di un'amministrazione americana che oscilla tra una politica estera del mattino e una del pomeriggio, tra un tweet di Trump e una smentita, richiede che Germania ed Europa imparino a muoversi da protagoniste senza Washington, anche sul piano militare. Sotto un cielo vuoto, la Germania non può restare sola né lasciare sole Francia ed Europa.