SIAMO NOI, SIAMO NOI, I CAMPIONI DELL'EUROGRUPPO SIAMO NOI - PERSINO DURANTE LA RIUNIONE DI BRUXELLES CON I MINISTRI FINANZIARI DELL'UE È SCATTATO IL TIFO DA STADIO: QUANDO HA PRESO LA PAROLA IL TITOLARE DEL TESORO DANIELE FRANCO (CHE POI È INCAPPATO NELLA GAFFE SUI MANESKIN CHIAMATI "MOLESKINE") SI SONO ALZATI TUTTI IN PIEDI AD APPLAUDIRE COME IN CURVA - IL TRIBUTO ERA PER LA VITTORIA ITALIANA CHE SA DI RIVALSA SULLA BREXIT E SULL'ARROGANZA INGLESE, MA NON SOLO... - VIDEO
Per il ministro all’economia Daniele Franco i @thisismaneskin diventano i Moleskine. Sempre meglio dei Naziskin di Orietta Berti, in ogni caso ?
Volume alto ?
Sounds on ? pic.twitter.com/7htj1GfGGu
— Leonardo Panetta (@LeonardoPanetta) July 13, 2021
Estratto di un articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”
Per capire quanto la vittoria della Nazionale italiana agli Europei di calcio contro l'Inghilterra abbia assunto un significato che va ben oltre il valore sportivo della Coppa, bisogna descrivere la scena che ieri si è materializzata a Bruxelles.
Palazzo Justus Lipsius. Riunione dell'Eurogruppo. Con tutti i ministri finanziari dell'Unione, ospite la segretaria americana al Tesoro, Janet Yellen. Dopo una serie di interventi, la parola passa al titolare italiano dell'Economia, Daniele Franco.
Ma quella parola non riesce a prenderla. Il discorso nemmeno parte. I partecipanti all'incontro, solitamente molto ordinato e per certi versi burocratico, si alzano in piedi come in una curva da stadio. Scatta un applauso lungo più di un minuto. E, ovviamente, non è rivolto a Franco, ma all'Italia campione d'Europa.
Congratulazioni, braccia alzate. Un episodio che raramente capita nelle sedi ovattate dell'Ue. Dove ogni gesto segue un protocollo preciso. Tanto che lo stesso ministro italiano per qualche momento non sa cosa fare. Sorpreso da quell'applauso e in una certa misura impreparato a gestire una situazione più emotiva che "tecnica".
Del resto, per tutto il giorno e in tutti gli uffici delle tre principali istituzioni comunitarie non si è parlato d'altro. Dai commessi ai commissari, dai ministri agli autisti dei ministri. Come se, appunto, non si trattasse semplicemente di una partita. O almeno non solo di una partita di "football", come direbbero gli inglesi.
E in effetti non era solo un confronto calcistico. Perché dietro la vittoria tricolore a Wembley sono emersi almeno due fattori, entrambi extracalcistici ed entrambi appartenenti alla geopolitica degli ultimi anni.
Il primo riguarda la Brexit. I governi dell'Unione hanno sofferto l'uscita britannica. La trattativa condotta da Boris Johnson è stata lunga ed estenuante. Ha lasciato un segno. E tutti - dalla Francia alla Germania, dalla Spagna al Belgio - davanti ad una finale con l'Inghilterra non aspettavano altro che assestare una bella sberla all'arroganza del Regno Unito.
il ministro del tesoro daniele franco
Arroganza politica e nell'ultima settimana arroganza sportiva. Bastava legge il titolo dell'Irish Times per comprendere quanto la rivalsa nei confronti dei "Brexiteer" avesse avvolto il podio londinese sul quale sono stati premiati i calciatori di Mancini.
È stata dunque vissuta come una rivincita. Esplosa, appunto, al vertice dell'Eurogruppo. Con l'americana Yellen, l'unica che forse non coglieva fino in fondo il senso di quel che stesse davvero accadendo.
Il secondo fattore. Riguarda direttamente il nostro Paese. La sensazione vissuta ai vertici dell'Ue è che il campionato europeo abbia di fatto intercettato e suggellato una sorta di «rinascita nazionale». Il New York Times l'ha definita proprio così. Si tratta di quella miscela spesso inspiegabile che forma un'aura.
L'autorevole giornale statunitense fa il paragone con la crisi pandemica vissuta negli ultimi diciotto mesi e la riconquista di un ruolo con l'insediamento del governo Draghi, «il cui elevato status internazionale ha contribuito a trasformare l'Italia da piccolo attore sulla scena europea a forza trainante».
leonardo bonucci in italia inghilterra 1
Il punto è che il trionfo azzurro a Londra sembra quasi aver allungato i suoi effetti sulla politica. Ha trasferito carisma. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Consiglio, Mario Draghi, diventano così i volti istituzionali di una vittoria sportiva. Non è la prima volta.
Spesso è anche capitato il contrario. Come accadde nel 2010 in Sudafrica e in una certa misura Silvio Berlusconi ne subì il peso. Soprattutto per il confronto con la vittoria di quattro anni prima quando a palazzo Chigi sedeva Romano Prodi.
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