d'alema dalema alema nobiluomo ratzinger

LA PARTICELLA NON È ELEMENTARE: MISTERI DELLA ‘D’ MINUSCOLA E NOBILIARE - de BORTOLI FIRMA CON LA ‘D’ MINUSCOLA MA RACCONTA FIERO DI ESSERE FIGLIO DI UN BIDELLO - IL NOBILUOMO DEL PAPA, MASSIMO D’ALEMA, SULLA CAMICIA RICAMA ‘Md’A’ - E POI GLI AGNELLI, TOMASI di LAMPEDUSA, HONORÉ (de) BALZAC E GISCARD (NON) d’ESTAING. FINO AL VERO NOBILE SARKOZY CHE NON AVEVA IL ‘DE’ E FU SEMPRE CONSIDERATO TAMARRO

FERRUCCIO DE BORTOLI POTERI FORTIFERRUCCIO DE BORTOLI POTERI FORTI

Michele Masneri per www.rivistastudio.com

 

C’è un caso, certamente minuscolo nella maiuscola questione dell’ex direttore de Bortoli in attacco o persecuzione sull’ex presidente Renzi, che ha a che fare con l’onomastica e con l’araldica, dunque minoritario oltre che minuscolo, nell’Italia repubblicana. Caso solo incidentalmente (perfidamente) segnalato da Giuliano Ferrara, che ha definito de Bortoli «un nobile del giornalismo con la “d” minuscola del cognome».

 

Il fatto è che i più anziani si ricorderanno i pensosi editoriali firmati da de Bortoli negli anni Duemila,  firmati da un “De” Bortoli che certamente doveva essere lo stesso autore, autore oltretutto orgoglioso discendente di un «bidello della Statale». La discendenza bidellica orgogliosa – che ritorna anche nel memoir debortoliano pietra dello scandalo, e che tecnicamente peraltro potrebbe non essere incompatibile con prosapie nobiliari, del resto anche i reali di Romania hanno fatto i meccanici per anni – si accompagna al gigante “de” minuscolo che campeggia oggi sulla copertina molto araldica del volume edito dalla Nave di (minuscolo) Teseo.

 

ferruccio de bortoli   ferruccio de bortoli

Ci fu del resto un altro caso in cui il “De” cambiava talvolta in “de”, con conseguenze forse anche politiche o metaforiche, era naturalmente Max D’Alema, che, sebbene troppo scaltro per fare goffamente il downsize della particella, perseguiva la nobilitazione in altro modo: nel modo vinicolo, naturalmente, con la cantina La Madeleine e i suoi vini francesi e etichette dai nomi da intimo d’alto bordo o fumetto Lanciostory, “Nerosé”, quando lo si vide a suo agio e affabile e finalmente pacificato solo in una notte di contesse e marchese toscane Frescobaldi e Antinori in cui si discuteva di vanga, vigna, di solfiti.

 

E però Max cadeva nella più sottile delle trappole, quella dell’araldica sartoriale. Ripescando gloriosi reportage di Guia Soncini dal Mezzogiorno infuocato in una campagna elettorale dalemiana la cronista si chiedeva: «Ma se sulla scheda c’è scritto di votare D’Alema, perché le iniziali sulla camicia sono Md’A»?

massimo d alema con  i vini della sua azienda  la madeleinemassimo d alema con i vini della sua azienda la madeleine

 

È chiaro, qui si rischia di cadere in una nicchia, e (più grave) in una metafora.  La tentazione del minimalismo sartoriale (a fianco di un massimalismo esistenziale e politico, qui) è la più facile delle tentazioni. Questione di ago e filo, di Singer, e forse era un caso di nobilitazione a propria insaputa, un sarto più realista del re.

 

Può accadere a tutti i possessori anche orgogliosi di borghesi cognomi in De, o Di; andare a un convegno, scrivere un articolo, dirigere una testata: trovarsi improvvisamente il cognome miniaturizzato, da dipendenti, organizzatori, ammiratori, che traslitterandoci vogliano nobilitarci, come quando scrivono “Amministratore Delegato” maiuscolo. Càpita.

 

Pochi se ne accorgono, qualcuno anzi si affeziona al suo nuovo cognome minuscolo, e se lo porta dietro, a propria insaputa, per un’intera carriera. Distinguere un “de” da un “De” e un “di” da un “Di” è poi molto complesso, «non essendo la particella, solitamente seguita dall’indicazione del patronimico, o del luogo d’origine o del feudo – prova e nemmeno semplice indizio di nobiltà» (enciclopedia Treccani).

 

Giuseppe Tomasi di LampedusaGiuseppe Tomasi di Lampedusa

In Paesi più seri come la Germania, la particella araldica (minuscola) fa parte del cognome e lì si distingue ulteriormente tra il “von” che indica l’origine di un feudo – e lo “zu”, che indica il possesso continuo di quel feudo. Anni fa, si ebbe modo di parlare con Ira Fürstenberg, attrice e principessa, che tenne a ribadire a proposito: «Io sono una principessa vera, mica come tutte queste finte che si vedono in giro!», mostrando un passaporto col nome completo di Virginia Carolina Theresa Pancrazia Galdina Prinzessin zu Fürstenberg (sua madre Clara Agnelli si era poi risposata con l’eccentrico mantovano Giovanni Nuvoletti, che per colmare il gap si era fatto adottare da un conte Perdomini in punto di morte. E il soprannome fu subito: l’autonobile Fiat).

ira furstenbergira furstenberg

 

 

In alcuni casi però è facile distinguere: il “di” di Tomasi di Lampedusa non è lo stesso, mettiamo, del patronimico Di di un  “Di Pietro” o “Di Battista” e lo stesso Lampedusa era a conoscenza delle smanie sottintese a certi cambiamenti cognomici. «Il casato è antico o finirà con l’esserlo», fa dire al principe di Salina a proposito del futuro parente don Calogero Sedara, papà di Angelica.

 

E lo stesso Sedara sostiene programmaticamente che «un giorno si saprà che vostro nipote ha sposato una baronessina del Biscotto», gli manca «solo un attacco» cioè un aiutino araldico-burocratico. Lampedusa, forte del suo “di” principesco infieriva poi nel Gattopardo che «quello degli attacchi mancanti, delle quasi omonimie, era, cento anni fa, un elemento importante nella vita di molti siciliani, e forniva alternate esaltazioni e depressioni a migliaia di persone». Evidentemente i siciliani qui erano una sineddoche, una parte per il tutto.

 

clara agnelli e giovanni nuvoletticlara agnelli e giovanni nuvoletti

Ma l’ossessione per la particella “de” non è esclusiva sicula o italica, e trapassa i secoli. Balzac, per il quale semplicemente ogni cambiamento di classe sociale era il magico “clic” che dava vita a una storia romanzesca, aveva incarnato il destino del povero Lucien de Rubempré nel suo essere privato alla nascita del suffisso nobiliare (e ascesa e riconquista del suo posto nel mondo avrebbero coinciso naturalmente col riacquisto della particella).

 

VALERY GISCARD D'ESTAINGVALERY GISCARD D'ESTAING

Balzac stesso, coerentemente, decise di aggiungersi un “de”, sostenendo d’essere titolato a portarlo in quanto discendente dei Balzac d’Entrague, antica stirpe di cavalieri della Gallia. Una parentela usurpata frutto solo «del desiderio del grande romanziere» su cui il padre, borghese orgoglioso del suo status, aveva sempre ironizzato, ma su cui lo scrittore non scherzò mai, come racconta Stefan Zweig nella biografia.

 

Ma in Francia, se un Macron non si sognerebbe di aggiungersi un “de”, in altri tempi un roccioso presidente, Valéry Giscard, aggiunse il predicato “d’Estaing” tra molti dubbi, e poi al nuovo cognome conformò il suo essere, la postura araldica e il mento in su, mentre Sarkozy, che nobile era davvero, non avendo particelle passò sempre per truzzo.

 

francia anne aymone e valery giscard d'estaing sposifrancia anne aymone e valery giscard d'estaing sposi

Del resto il fascino del “de” attraversa i secoli: nella Recherche, i demi-mondaine del clan Verdurin vivono nella paranoia dei “noiosi”, cioè gli aristocratici che Charles Swann frequenta di nascosto, e ai cui circoli non sono ammessi. I Verdurin infatti tengono molto alla nobiltà fingendo di disprezzarla, soprattutto non sanno come maneggiare quel “de”, se si pronuncia o no. Verdurin marito «si era accorto che più volte Swann e Forcheville avevano soppresso la particella davanti a quel nome».

 

Madame, «sicura che l’avessero fatto per dare a vedere che non erano intimiditi dai titoli, avrebbe voluto imitare la loro dignità, ma non aveva ben afferrato la forma grammaticale attraverso la quale essa si manifestava. Così, il suo difettoso modo di esprimersi avendo la meglio sull’intelligenza repubblicana, diceva ancora “i de la Tremoïlle”, o meglio, con un’abbreviazione dissimulante il “de” utilizzata nei testi delle canzoni da caffè-concerto e nelle didascalie dei caricaturisti, “i d’la Tremoïlle”, salvo poi rivalersi dicendo ” Madame la Tremoïlle”», e poi infine, stremata: «La duchessa, come dice Swann».

francia sarkozy e carla brunifrancia sarkozy e carla bruni

 

La particella va dunque maneggiata con cura. Anche se poi, alla fine, ognuno dovrebbe chiamarsi come più gli piace poiché, come scrive Zweig sempre a proposito di Honoré (de) Balzac, «la poesia vince sempre la storia».

Honore De Balzac Honore De Balzac

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…