PENATI CHI? - IL PD SOSPENDE IL BRACCIO MAL-DESTRO DI BERSANI - A IGNAZIO MARINO NON BASTA: “VA ESPULSO. NOI SIAMO DIVERSI DAL PDL. DOPO TEDESCO E PRONZATO, DOBBIAMO FARE MOLTO DI PIÙ” - ZUNINO INDAGATO PER UNA TANGENTE DA 700MILA € PER L’AFFARE FALCK - IL GRANDE ACCUSATORE DI CATERINA, QUANDO STAVA PER ESSERE PERQUISITO: “NON ABBIAMO NIENTE DA NASCONDERE, SONO CAZZI DI CHI CI HA PORTATI A QUESTA SITUAZIONE, CI POTEVANO PENSARE PRIMA”…

1 - PENATI LA SVOLTA DEL PD SARÀ SOSPESO DAL PARTITO PER ORA NIENTE ESPULSIONE...
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Il Partito democratico si prepara oggi a sospendere Filippo Penati, l´ex capo della segreteria di Bersani coinvolto nell´inchiesta per tangenti sull´area Falck. «Mi sembra improbabile l´espulsione», annuncia il presidente della commissione di garanzia del Pd Luigi Berlinguer. Eppure il provvedimento dei garanti è destinato a non chiudere la ferita democratica.

Ignazio Marino chiede una pena esemplare. «E la chiedo a Bersani, non al comitato. Di fronte a una situazione estrema tocca al segretario prendere le decisioni difficili. Penati va espulso dal partito. Bersani dice che non c´è la diversità etica, Bene, io la voglio. Il Pd non deve avere rapporti con la mafia, con la corruzione con il malaffare. Siamo diversi dal Pdl. Questo pretende da noi la nostra gente».

Le carte, le regole, i passaggi formali non basteranno a chiudere la polemica interna. È vero: la pena massima, ossia l´espulsione, è prevista dallo statuto solo per il rinvio a giudizio o l´arresto. Non è questo il caso. Ma gli atti dell´indagine di Monza sono comunque devastanti per il partito, tanto più che Penati è stato a lungo il braccio destro del segretario. Così un segnale verrà mandato, si andrà un po´ oltre la semplice certificazione di un´autospensione che Penati ha già comunicato.

La strada potrebbe essere quella di rendere esecutiva l´uscita temporanea dal Pd. Penati, attraverso le dichiarazioni pubbliche e una lettera formale al comitato provinciale di Milano, si è tirato fuori dal Pd. L´ex presidente della provincia di Milano oggi è un iscritto "in sonno" al Pd, un ex consigliere del gruppo regionale del Pd in Lombardia passato formalmente al gruppo misto, non ha altri incarichi nel partito.

Ma le formalità non sono sufficienti a superare lo choc. «Veniamo dal drammatico voto al Senato su Alberto Tedesco, dall´arresto di Pronzato fino alla tragica vicenda di Penati. Dobbiamo fare molto di più. Affrontare di petto l´argomento. Alla prossima direzione Bersani dovrebbe presentarsi con le carte della procura e discutere come vogliamo che sia il nostro partito», rilancia il senatore-chirurgo Marino. Niente sconti, nessun appello garantista. «Capisco che il segretario abbia anche un rapporto personale con Penati. Lo rispetto. Però è il momento delle scelte irrevocabili».

La commissione convocata oggi alle 15 e 30 si muoverà sulla base dello statuto e del codice etico. L´espulsione, sulla carta, non è prevista. Ma Luigi Berlinguer non esclude che nel dibattito possa far capolino. I membri, oltre al presidente, sono Giovanni Bruno, Giuseppe Busina, Graziella Falconi, Adriano Giannola, Beniamino Lapadula, Andrea Manzella, Bianca Lucina Trillò, Luciano Vecchi.

Giuristi, politici, esperti che dovranno valutare sul piano formale la vicenda. «Non è nostro compito - spiega Berlinguer - sostituirci ai giudici. Noi abbiamo il dovere di difendere il partito. Esamineremo il profilo politico, gli atti già compiuti nei confronti del Pd da Penati e le regole statutarie».

La posizione dell´ex presidente della provincia è stata già esaminata dal comitato dei garanti locali. Si è conclusa con una presa d´atto dell´autoespulsione. Ovvero, non si può cacciare da un partito chi non ne fa più parte. La tempesta che si è abbattuta sui democratici consiglierà forse una soluzione più forte: l´esecutività della sospensione. «Poi ci sarà una valutazione complessiva della vicenda. E il 9 a Pesaro - annuncia Berlinguer - riuniremo tutti i garanti locali per inasprire le regole di trasparenza».

È probabile che la "sentenza" di oggi contenga anche una finestra per valutare altre iniziative nei confronti di Penati. Un monitoraggio sugli sviluppi dell´inchiesta. A Marino comunque non basterà. E il rischio di uno scontro tra garantisti e giustizialisti è molto serio. «Dobbiamo darci delle norme ancora più stringenti - insiste il senatore -. A cominciare dalla fine delle deroghe sui mandati parlamentari». Cioè fuori dal Parlamento tutti i big. Sarebbe una rivoluzione.


2 - L'INCHIESTA SU PENATI E LE TANGENTI, ZUNINO IN PROCURA A MONZA...
Giuseppe Guastellla per il "Corriere della Sera"

L'immobiliarista Luigi Zunino si presenterà ai pm di Monza in settimana per essere interrogato come indagato nell'inchiesta che ha coinvolto il pd Filippo Penati, costretto a dimettersi dalla vice presidenza del Consiglio regionale della Lombardia per un presunto giro di tangenti milionarie per 15 anni, da quando era sindaco di Sesto San Giovanni.

Oltre a Zunino saranno presto ascoltati altri indagati tra cui l'attuale sindaco di Sesto Giorgio Oldrini che, pur non ancora convocato, ha annunciato che si presenterà spontaneamente. E mentre la Gdf prosegue gli accertamenti, emergono nuovi particolari sulle indagini. L'interrogatorio di Zunino è legato alla posizione dell'ex assessore all'edilizia Pasqualino Di Leva, uno dei due arrestati su richiesta dei pm Walter Mapelli e Franca Macchia.

Colui che un tempo era uno dei più importanti immobiliaristi italiani, prima che la sua Risanamento fosse schiacciata da debiti per tre miliardi, sarà interrogato sull'affare Falck in cui entrò con l'imprenditore Giuseppe Grossi acquistando l'area da Giuseppe Pasini, grande accusatore di Penati con Piero Di Caterina. Zunino è indagato per una tangente da 700 mila euro a Di Leva con Grossi, che non si presenterà per gravi motivi di salute.

Oldrini è indagato per concussione e violazione della legge sul finanziamento dei partiti dopo che Pasini ha detto di aver pagato tre milioni per ristrutturare il Palaghiaccio di Sesto su richiesta sua e di Penati. Di Caterina ha aggiunto di aver dato a Oldrini «alcune decine di migliaia di euro negli anni» oltre pagare 40 mila euro per un sondaggio preelettorale e acquistare una quota di una società di basket, come pubblicato dal Corriere della Sera. Le dichiarazioni dei due imprenditori sono vagliate scrupolosamente dai magistrati, consapevoli che potrebbero essere dettate da «malanimo».

Oldrini parla di «stillicidio di rivelazioni a rate», «propinato nell'evidente tentativo di impedirci di discutere e adottare in consiglio comunale l'8 e 9 settembre il Piano per le aree ex Falck» e ricorda di aver querelato da mesi Di Caterina per calunnia.

Dai documenti investigativi emerge che Di Caterina era consapevole e preoccupato di essere finito nel mirino della Guardia di finanza di Milano. Nelle prime settimane di maggio 2010 incontra e sente al telefono più volte Penati perché teme di perdere la concessione dei bus di Cinisello Balsamo. Quando si rende conto che Penati non può aiutarlo perché «non controlla più questi qua», gli amministratori pd, il nervosismo aumenta.

Anche perché qualche giorno prima l'Agenzia delle entrate aveva cominciato una verifica negli uffici della Caronte legata all'affare Falck e la Guardia di finanza aveva acquisito in banca documenti che lo riguardavano. Il 13 maggio, le Fiamme gialle lo intercettano al telefono con la sua segretaria la quale teme che il fisco possa trovare nel pc documenti compromettenti come i file «Binasco, Pratica della menzogna, Sondaggio Sesto, Passano informazioni preliminari».

Di Caterina sbotta: «Io non c'ho un c... da nascondere... anche perché quello che c'è c'è» e se qualcuno sta intercettando «me ne fotto. (...) Sono fatti miei, roba che scrivo io, appunti di politica (...), non abbiamo niente da nascondere con nessuno» e «qualsiasi cosa succede sono c... di chi ci ha portati a questa situazione qua, ci potevano pensare prima quegli altri».

Alle 7 del 16 giugno la Gdf perquisisce la sua abitazione trovando nel suo portafogli la famosa lettera-email di accusa a Penati. Alle 16 Di Caterina vuota il sacco con «dichiarazioni spontanee».

 

Filippo Penati IGNAZIO MARINO BERSANI PIERO DI CATERINA Luigi Zunino ex re del mattoneAREA FALCK SESTO SAN GIOVANNI OLDRINIGiuseppe Pasini

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...