“PORTIAMO LA GUERRA SUL SUOLO AMERICANO” - MA ORMAI AL QAEDA NON SERVE PIÙ, CI SONO I LUPI SOLITARI
Massimo Vincenzi per "la Repubblica"
Il modello sono i fratelli ceceni Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev che alle 2 e 49 del 15 aprile hanno ributtato l'America nel baratro dei suoi incubi con le bombe artigianali sul traguardo della maratona di Boston. «Questo è l'esempio da imitare, questa è la nuova strategia», proclama il capo di Al Qaeda, il medico egiziano Ayman al Zawahiri, successore di Osama Bin Laden. Come da tradizione, l'11 settembre, il gruppo terroristico islamico celebra a suo modo l'attentato più violento e spettacolare: quello contro le Torri Gemelle. Questa volta niente video degli aerei che si infilano contro i grattacieli di Manhattan ma solo un audio diffuso dalla galassia di siti vicini alla jihad.
La novità delle minacce conferma il nuovo nemico che l'intelligence Usa deve affrontare: i "lupi solitari" ovvero terroristi isolati (o al massimo microcellule) che colpiscono da soli, senza collegamenti con la rete internazionale e proprio per questo ancora più difficili da individuare: «Non ci sono comunicazioni da carpire, ordini da ascoltare, diventa tutto più complicato», commentano gli analisti.
Ayman al Zawahiri detta la linea: «Torneremo a lanciare una nuova grande offensiva ma occorre pazienza, adesso è il momento di portare la guerra sul suolo americano. Dobbiamo colpirli qua e là , con attacchi sporadici, far sentire loro che sono sempre in pericolo: le bombe di Boston hanno dimostrato le loro bugie». Individuato anche il punto dove colpire il "Grande Satana":
«Gli Stati Uniti sembrano un gigante ma in realtà sono fragili, l'economia è il loro grande problema. Dobbiamo far male dove sono più vulnerabili, costringerli ad alzare continuamente i costi della sicurezza così i loro incubi li porteranno al collasso. Attacchiamoli a piccoli gruppi o da soli e con poco impegno li terrorizzeremo al punto che impazziranno e saranno costretti ad impegnare tutte le risorse in una difesa impossibile da sostenere».
Il modello oltre a Boston sono la Somalia, lo Yemen, ma soprattutto l'Afghanistan e l'Iraq, che il capo di Al Qaeda rivendica come vittorie contro l'odiato Occidente: «La strategia è quella che ci ha permesso di vincere in questi paesi. Ormai loro sono in ritirata, inseguiamoli dentro le loro case». Poi un accenno alla Siria: «Non dobbiamo accettare l'aiuto dei nostri nemici, ma vincere la battaglia e trasformare Damasco nella nostra roccaforte».
Gli esperti dell'intelligence non alzano il livello di allarme, come invece era accaduto in agosto quando un messaggio intercettato di Al Zawahiri aveva portato alla chiusura di una ventina di ambasciate lungo la linea calda del fronte mediorientale sino a Kabul.
E anzi, John Miller, ex dirigente dell'Fbi e ora esperto di terrorismo dice alla Cbs: «Non ha il carisma di Bin Laden, prova a riorganizzare i suoi, ma non sembra portare pericoli concreti». Più prudenti gli uomini sul campo, che considerano la preoccupazione per "gesti isolati" sempre al primo posto.
Come ha ricordato durante le commemorazioni dell'11 settembre il capo della polizia di New York, Raymond Keller: «Le minacce per la nostra città sono uguali se non maggiori di quelle di 12 anni fa».
UMAR FAROUK ABDULMUTALLAB IL PRIMO CON LA MUTANDA BOMBA AL ZAWAHIRI E BIN LADEN Ayman al Zawahiri LA CATTURA DEL TERRORISTA DI BOSTON DZHOKHAR TSARNAEV i fratelli Tsarnaev terroristi ceceni della maratona di Boston