big trump dallas

PRIMARIE FATTE A MAGLIE/2 - “THE DONALD” SHOW A DALLAS, L’INCUBO TERRORISMO DOMINA LA CAMPAGNA. IL 51 PER CENTO DEI MUSULMANI NEGLI USA VORREBBE ESSERE GOVERNATO SECONDO LA SHARIAH, E IL 60 PER CENTO DI QUELLI SOTTO I TRENT’ANNI SI SENTE PIÙ LEALE ALL’ISLAM CHE ALL’AMERICA

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

TRUMPTRUMP

 

Un fucile immaginario in mano, montando un cavallo meccanico che non c'è, sotto il sole da quaranta gradi, Donald Trump a Dallas fa Donald Trump alla Gilley South Slide Ballrooom, con una fila di tre mila persone che lo acclama, dietro l'angolo alcune centinaia di manifestanti incazzati che sventolano bandiere del Messico. In mezzo quasi duemila poliziotti in tenuta antisommossa.

 

Che gli vuoi dire, più sceneggiata di così non si può, è la rappresentazione perfetta della campagna 2016 un anno dopo, sfottò con la stampa incluso. Sì, perché un anno fa aveva annunciato l'intenzione di candidarsi alle primarie, e tutti risero tranne lui, soprattutto rise a Dallas il senatore Ted Cruz, finito nel tritacarne di Trump. “Vedrete come vinceremo in Texas vedrete”.

 

TRUMP A DALLAS 2TRUMP A DALLAS 2

Lo presenta un deputato ,Michael Burgess, che lo avversava platealmente,, ma ora è eccitatissimo “Sostengo quest'uomo, le cose per cui si batte, farà di nuovo grande l'America”. Sulla storia del cavallo meccanico Trump si impappina,” Dov'è il cavallo, mi hanno detto che ce ne sono da queste parti e ti buttano giù", poi si riprende, evoca Urban cowboy, si propone di non essere disarcionato, ma tanto, conclude “ se anche ci riuscissi,scriverebbero che sono caduto e che è stato terribile”.

 

TRUMPTRUMP

Poi si fa serio per accusare la stampa e le tv, che già non gli piacevano durante le primarie, spiega,ora sono diventate disoneste e brutali, per questo vincere l'8 novembre sarà un po' più difficile. In Texas, nonostante il caldo soffocante, il settantenne Trump si ferma, la sera prima ha partecipato a un pranzo di raccolta fondi, da 500 a 250mila dollari un posto al tavolo, domani va a Houston.

 

Più che brutale, l'informazione di questa campagna presidenziale è confusa e disorientata perché uno dei due candidati, erano partiti in diciannove, non risponde ai criteri tradizionali, e perché ce l'ha fatta nonostante quelle risate cominciate un anno fa siano continuate sistematicamente fino a poco fa. Dei conformisti, questo si sono rivelati la maggior parte dei giornalisti americani tanto osannati.

 

ivanka e donald trumpivanka e donald trump

Ora però l'attacco come la confusione sono diventati più intensi, Orlando ha fatto la differenza. I titoli, messi in fila dal web, da un sito puntuale come Real ClearPolitics, li riflettono New York Post:Obama ancora mente sul terrore a Orlando; Boston Globe: Basta con la violenza armata, al bando le armi d'assalto; Wall Street Journal: Corso educativo sulle armi d'assalto; Reuters :Il nazionalismo jacksoniano di Trump è un appello a svegliarsi; NYPost, editoriale di John Podhoret: Obama ha trasformato l'attacco terroristico in guerra alle pistole; New York Times, editoriale di Stanley McChrystal: La nostra patria non dovrebbe essere zona di guerra.

 

Che poi è una frase condivisibile, chi mai vorrebbe la guerra in casa? Il punto è se la colpa sia delle armi o della quantità smisurata di musulmani che entrano e restano nel Paese con permesso permanente e senza, e di controlli di polizia dimostratisi inesistenti. Trump non ha sollevato la questione in Texas,limitandosi a ribadire quel che dice da un anno: si entra solo dopo accurati controlli, se questi controlli non ci sono e serve tempo per ripristinarli, allora meglio un bando temporaneo, il tempo di attrezzarsi.

 

trump annuncia la sua candidatura alle presidenzialitrump annuncia la sua candidatura alle presidenziali

Potrebbe sembrare una misura ragionevole, dopo tutto in Europa si costruiscono muri e si alzano reti, uno dei Paesi più importanti vota per andarsene, e tra gli argomenti di dissidio ci sono i profughi, altri vorrebbero seguirlo; eppure ripugna al politically correct, peggio appare come un affronto al sistema di costruzione della società americana.

 

Così lo speaker della Camera, Paul Ryan, repubblicano, riottoso sostenitore alfine di Donald Trump,uno che spera come Marco Rubio che si perda ora per provarci lui nel 2020, anche se già ha preso un bagno come vice di Mitt Romney nel 2012, sostanzialmente un cretino, dichiara che se Trump diventa presidente e insiste con la storia del bando, lui lo porta in giudizio perché vorrebbe dire che supera i confini dei poteri presidenziali.

 

donald trump con figli nuore e generidonald trump con figli nuore e generi

Si può dire queste cose del proprio candidato e credere di essere presi sul serio su qualunque argomento presente e futuro? E' il 2016, bellezza, stracci del Gop volano nell'aire, ma non è che dall'altra parte, con Bernie Sanders che sfoglia la margherita e il pericolo della sua amica Elisabeth Warren incombente alla vice presidenza, stiano messi meglio. Hillary Clinton su terrorismo e Medio Oriente deve trovare una exit strategy da Barak Obama, ma anche dai suoi finanziatori generosi in quell'area del mondo.

 

Anche perché terrorismo e immigrazione dal Medio Oriente si tengono, la polemica non è destinata a scomparire, nuovi e freschi dati affluiscono. La Sotto Commissione del Senato sull'Immigrazione e l'Interesse nazionale ha appena reso note le cifre dal 2009 al 2014, ovvero dall'inizio della presidenza Obama a un anno fa. Sono state emesse 832mila green cards, la maggioranza delle quali a nazioni prevalentemente musulmane ,ovvero Pakistan (102,000), Iraq (102,000), Bangladesh (90,000), Iran (85,000), Egitto (56,000), Somalia (37,000).

donald trump rudy giulianidonald trump rudy giuliani

 

La cifra non comprende i visti temporanei per studio e turismo, e ignora del tutto il numero di coloro che entrati in questo modo sono poi rimasti illegalmente negli Stati Uniti. Con la stessa media anche nel 2015 e metà di 2016, si supera il milione di visti permanenti, che sono l'anticamera della cittadinanza. Sono tutti amici dell'America, grati cittadini fuggiti da luoghi di inferno e povertà, ansiosi di abbracciare i valori del nuovo Paese?

 

ted cruz trumpted cruz trump

Che fine ha fatto the American Dream? Ospitando nel suo programma alla Cnn  il repubblicano Ben Carson, già aspirante candidato, che ora suggerisce un test di lealtà per i musulmani nei pubblici uffici, il giornalista Jack Tapper si inalbera e giura che mai ha conosciuto un solo americano musulmano e osservante che trami contro il Paese o non lo accetti.

 

Sono sciocchezze da conduttore che deve arrivare alla fine della diretta tv e far contenti i democratici, ma quest'anno non passano. Perché la scorsa settimana, rispondendo a un sondaggio di Polling Co., il 51 per cento dei musulmani ha detto che vorrebbe essere governato secondo la legge della Shariah, e il 60 per cento di quelli sotto i trent'anni ha dichiarato serenamente al Pew Research che si sentono più leali all'Islam che all'America.

 

E' quello che sentono dire nelle moschee, ma non solo durante i discorsi del venerdì, anche in dichiarazioni pubbliche dei rappresentanti dell'Islam in Us. Omar Ahmad, fondatore del Council on American Islamic Relations, il primo gruppo di lobby musulmana a Washington: “L'Islam non in America per essere uguale alle altre fedi, è qui per diventare dominante. Il Corano dovrebbe essere la più alta autorità e l'Islam l'unica religione consentita sulla Terra”.

rv ah202 rubio e 20120614232642rv ah202 rubio e 20120614232642

 

Imam Siraj Wahhaj, direttore di the Muslim Alliance in North America: “ Col tempo questa cosiddetta democrazia crollerà, non ne resterà niente in piedi, la sola e unica cosa che resterà sarà l'Islam”. L'imam Shakir, fondatore del Zaytuna College a Berkeley, California.: “Se mettiamo in piedi una infrastruttura nazionale e perfezioniamo le nostre risorse,in poco tempo ci prendiamo il Paese. Quale grandiosa vittoria sarà per l'Islam mettere questa nazione sotto il controllo e il rango dei musulmani”.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”