MAL DI COLLE PER CONTE – PEPPINIELLO APPULO NON HA CARTE DA GIOCARE SUL QUIRINALE, E IL “PIENO MANDATO” DELL’ASSEMBLEA CONGIUNTA DEI PARLAMENTARI LO MANDERÀ A SBATTERE – NEL GRUPPONE DEL MOVIMENTO I FRANCHI TIRATORI POTREBBERO ESSERE UNA SETTANTINA: TRENTA VOTEREBBERO CHIUNQUE, PURCHÉ NON IN LINEA CON LE INDICAZIONI DI CONTE. UNA VENTINA SONO BATTITORI LIBERI. E POI CI SONO LE TRUPPE DI LUIGINO DI MAIO…
Domenico Di Sanzo per “il Giornale”
diretta facebook di fine anno di giuseppe conte 3
Il M5s è sull'altalena. E il giorno successivo all'assemblea congiunta dei parlamentari con Giuseppe Conte c'è chi fa notare la schizofrenia delle informazioni che giovedì sono filtrate dai vari incontri dei Cinque Stelle.
Così, se in mattinata - dopo un vertice tra il leader, i capigruppo e i vicepresidenti - fonti pentastellate sottolineavano preoccupazione per la «solidità dei gruppi», a sera alla fine della riunione su Zoom, il Movimento ostentava un ecumenismo di facciata, precisando come la maggioranza degli eletti avesse affidato a Conte «pieno mandato» per trattare sul Quirinale.
giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza
In mezzo la richiesta di alcuni eletti, reiterata, di far partecipare i capigruppo a tutti gli incontri in vista del voto per il Colle. Una babele, dietro le veline su un M5s compatto che concede carta bianca al suo presidente. Lo scenario ideale per compiere il «delitto perfetto» nel segreto dell'urna quirinalizia ai danni di un capo mai sbocciato.
Non a caso, deputati e senatori grillini da qualche giorno fanno i conti con il pallottoliere dei possibili franchi tiratori, soprattutto se si arrivasse alla quarta votazione senza l'accordo ampio auspicato dai giallorossi. Nel gruppone stellato c'è chi continua a parlare di trenta partenti pronti a votare chiunque, purché non in linea con le indicazioni di partito.
GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI
Ma tra i 233 parlamentari del M5s abbondano i cosiddetti «cani sciolti», in particolare al Senato. Una ventina di battitori liberi che non seguirebbero le indicazioni di nessuna corrente. E poi c'è il peso di Luigi Di Maio. Le truppe del ministro degli Esteri, tra Montecitorio e Palazzo Madama, si ingrossano giorno dopo giorno.
E i contiani riflettono sul silenzio in assemblea degli esponenti ritenuti più vicini all'ex capo politico. Chi tiene il conto delle possibili fughe arriva a ipotizzare anche una settantina di franchi tiratori. Quel che resta è una compattezza, anche in questo caso di prammatica, contro la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale.
Infatti Conte non perde tempo ed è uno dei primi leader a reagire dopo il vertice del centrodestra a Villa Grande. «Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è per noi un'opzione irricevibile e improponibile», scrive subito sui social l'avvocato. «Il centrodestra non blocchi l'Italia - prosegue l'affondo - qui fuori c'è un Paese che soffre e attende risposte, non possiamo giocare sulle spalle di famiglie e imprese».
Poco prima, intercettato in strada dal Fatto Quotidiano, Conte aveva aperto a una candidatura alternativa dei giallorossi se dal centrodestra fosse arrivata un'indicazione per Berlusconi. «Se invece dal centrodestra arrivasse un pieno sostegno alla candidatura di Berlusconi, a quel punto le restanti forze del fronte progressista dovranno proporre una candidatura diversa», la risposta.
«No fermo a Berlusconi» ribadito dal vicepresidente Mario Turco all'Adnkronos. L'ex premier è evasivo sulla proposta di Matteo Salvini del governo dei leader, i cosiddetti «assi di bastone». «Adesso dobbiamo trovare una soluzione per il Quirinale e poi rifletteremo sugli scenari conseguenti», dice il capo del M5S. Parole che suffragano il sospetto di tanti parlamentari, riportato ieri dal Giornale, che Conte voglia sfruttare l'occasione di spedire Mario Draghi al Colle per ottenere una poltrona di governo. A tenere il punto però ci pensa l'ex ministro Vincenzo Spadafora: «Se Conte torna col nome di Draghi il M5s non regge».