LA RIVINCITA DELLA PIAZZA - LA CAMPAGNA 2013 HA VISTO COMIZIARE A RAFFICA SOLTANTO GRILLO - PER IL RESTO, LA SOLITA SOLFA IN TV: EPPURE IL CONTATTO FISICO PORTA CONSENSI - LO SANNO NEGLI USA: OBAMA SFIDO’ LA CLINTON A COLPI DI COMIZI IN IOWA - I GRANDI ORATORI DEL PASSATO: ALMIRANTE, DI VITTORIO, BERLINGUER, FANFANI, PANNELLA - SOLERI SI LASCIO’ SFUGGIRE: “RACCONTO LE SOLITE BALLE A QUESTI IDIOTI E ANDIAMO…”

1. LA RIVINCITA DELLA PIAZZA NELL´ERA DEI SOCIAL NETWORK
Giancarlo Bosetti per "la Repubblica"

I comizi contano, e come, nella vita politica. Ben fatti, segnano punti in quella complicata effervescenza a tanti livelli che è il formarsi di un giudizio nell´opinione pubblica e di una decisione di voto nella mente degli individui. La sinistra ha storicamente imparato a sue spese che nel ´48 dopo le "piazze piene" ci furono le "urne vuote", ma quella frase, attribuita al segretario socialista Pietro Nenni e condivisa, retrospettivamente, anche nel Pci di Giancarlo Pajetta, più che un teorema era una giusta recriminazione dopo la sconfitta del Fronte popolare.

Le grandi manifestazioni avevano riscaldato i cuori dei militanti e fatto dimenticare (e forse spaventato) milioni di silenziosi tinelli di diverso parere. Ma non vale certo il contrario: piazze vuote per riempire le urne? Riunire tanti elettori davanti a un podio serve e si continuerà nei secoli.

L´idea che, prima, la tv e, poi, Internet e i digital media avrebbero sostituito i comizi è figlia delle proiezioni totalizzanti che sempre accompagnano, sbagliando, le novità tecnologiche: il motore a vapore sulle navi che avrebbe cancellato le vele, la televisione che avrebbe preso il posto della radio.

Eppure ci sono oggi più radio in circolazione che cinquant´anni fa e più vele in mare che in tutti i secoli passati. Le cose cambiano, le funzioni si specializzano, ma la comunicazione diretta, faccia a faccia, di un leader politico che convoca i cittadini in carne e ossa, ha tutta l´aria di sopravvivere a twitter, e persino di avvantaggiarsene. Scomparirà forse il piccolo comizio di quartiere, insieme al funzionario di partito che lo faceva, davanti a qualche decina di persone, salvo che non tornino i tempi eroici raccontati da Miriam Mafai, quando si parlava anche davanti a tante persiane chiuse.

La presenza fisica è una testimonianza, un incomodo che pesa e si ricorda. Ed è un fatto indiscutibile che il politico nei luoghi dove vuole prendere voti ci deve andare; non basta che si mostri in tv e sui manifesti. La campagna di Grillo, rifiutando la televisione, ha accentuato la contrapposizione: eccoci qui in piazza con voi elettori e non in video come «tutti loro».

Con una sola mossa il politico showman si sottrae a un confronto di dettaglio sul da farsi dopo il voto, e valorizza la sua diversità. Il confronto sui numeri cattura così l´attenzione più che in passato, quando a una sinistra con una vocazione per i comizi, si contrapponeva il Cavaliere delle "convenscion" e dei fondali azzurri, in teatro; mentre la Lega a Pontida faceva partita a sé, sui prati.

Il politico ci deve mettere il suo corpo e la sua voce dal vivo. Obama nel 2008 riuscì a vincere la sua battaglia più risicata, quella contro Hillary Clinton nelle primarie, concentrando le sue forze sullo Iowa. E certo andandoci a fare comizi, perché scegliere la posizione in battaglia, dall´Iowa all´Ohio dalla Sicilia alla Lombardia è più di metà della strategia: dove investire le risorse umane, dove spendere il tempo limitato del leader.

Una buona regia si dedica non solo a tenere "allineato" il messaggio e a evitare sbandamenti fuori cornice - ha spiegato David Plouffe, pilota delle campagne del presidente americano - ma soprattutto a studiare la carta geografica delle elezioni: dove portare il candidato a parlare, negli stadi, nelle piazzette e anche in luoghi più raccolti sopra una panca di legno: a volte ottantamila persone, a volte poche centinaia, ma decisive.

La campagna elettorale non si guida da una consolle elettronica insieme a qualche spin-doctor, bisogna anche consumare suole di scarpe. E la vittoria avanza sulle gambe di migliaia di volontari. «Non c´è per un messaggio un corriere più efficace di coloro che ci credono e che l´hanno autenticamente abbracciato» (The Audacity to Win, Viking 2009).

E qui è chiara la funzione dei comizi. L´elettore non è un individuo isolato esposto alla comunicazione che piove dai media, vecchi e nuovi, è sempre qualcuno che sta in rapporto con altri, in famiglia, al mercato, dal parrucchiere, è qualcuno che dialoga con amici presenti e anche mentalmente con gli assenti, vivi e persino con i morti, nella sua memoria. La mobilitazione politica agisce dal centro di comando di un partito per cerchi concentrici, dall´area dei militanti e attivisti più continui ai volontari occasionali, ai simpatizzanti, agli elettori moderatamente orientati in favore, fino al mare vasto degli indecisi.

Le analisi di Paul Felix Lazarsfeld, già dagli anni Cinquanta, hanno dimostrato come la formazione dell´opinione non avviene per somministrazione di massa di nutrimenti politici con la propaganda: la chimica politica è più complicata di una endovenosa, ciascun elettore subisce una varietà di influenze e altre ne esercita. Ci sono diversi gradini in questo flusso: le persone sono diverse per il loro grado di "competenza civica" e diverse anche nel desiderio e nella capacità di partecipare alla vita pubblica.

I digital media hanno reso queste interazioni molto più intense, hanno moltiplicato le conversazioni ed esteso la portata della voce di ciascuno. Ma in questo ambiente a molti livelli, l´incontro fisico e di massa, nelle manifestazioni di piazza, rappresenta una scossa che rimescola i giochi, ha un potere di autoconferma, di rinforzo, di motivazione che conferisce maggiore energia ai militanti nell´esercitare influenza sui cerchi più larghi.

È vero che la democrazia postmoderna tende a trasformare gli elettori in audience, in pubblico su cui lavora il marketing politico, dominato largamente dalla tv (e chi lo nega in Italia si rende ridicolo e va guardato con sospetto), ma la trasformazione ha dei limiti obiettivi: la interazione diretta e reale sul suolo pubblico si prende le sue rivincite.

2- VIVERE E MORIRE SU QUEL PALCO
Filippo Ceccarelli per "la Repubblica"

Il più bravo in assoluto era Giuseppe Di Vittorio, che aveva una bella faccia, una voce tonante, un sorriso dolce e soprattutto il dono (in greco antico: carisma) di innescare nella folla dispositivi di immedesimazione addirittura a livello sensoriale. «Quando parlava - ha scritto Davide Lajolo - stava con te non solo con gli occhi». Il più musicale era Pietro Nenni, occhialoni e volto rugoso. L´oratoria nenniana, ha spiegato una volta lo storico e biografo Giuseppe Tamburrano, possedeva la regolarità ritmica di un esercizio di solfeggio: «Cari compagni - tìc tòc - ve lo spiego io - tìc tòc - cos´è - tìc tòc - il socialismo!».

Anche Fanfani, cavallo di razza dello scudo crociato, se la cavava assai bene. Leonardo Sciascia l´ha descritto in un comizio ad Agrigento, nel 1954, su un palco a forma di prora: «Poi tirò fuori un foglietto, otto domande che i comunisti gli avevano rivolte, disse che democraticamente avrebbe risposto. Alla prima disse che c´era una sola risposta da dare, il titolo di un´opera di Leoncavallo: Pagliacci!».

A quei tempi i clown erano quasi del tutto incompatibili con l´arte politica, che rifulgeva semmai nei momenti drammatici. Come quando Almirante, anche lui superbo oratore, figlio di attori, occhi di gelido azzurro, voce metallica, parlò ai funerali di un giovane missino, Mantakas, ammazzato nella capitale: «Romani - pausa - questo non è un comizio. Questo è un rito, un ri-to!».

Non che mancassero elementi di varia e anche curiosa umanità che al giorno oggi - giammai allora! - si potrebbero rubricare all´insegna della tecnica e dell´intrattenimento. Sandro Pertini, per dire, nervoso e imprevedibile, allorché sentiva un calo d´interesse cominciava a inveire irosamente contro quelli che gli stavano alle spalle: «Ecco, dimmi tu, compagno, se m´è consentito proseguire con te che mi parlotti da terga, suvvia!»; e quindi, ormai infiammato, gli consegnava il microfono: «Vai avanti tu che hai più lingua, perdio!».

A proposito di amplificazione, è giusto ricordare le vibranti predicazioni che il padre gesuita Riccardo Lombardi, non a caso detto "il microfono di Dio", teneva alla fine degli anni quaranta con un complesso sistema di collegamenti telefonici che per primo lo portarono a conseguire l´ubiquità fonica e percettiva, fino a 200 punti di ascolto durante la Crociata per Roma.

Sennonché, come avviene oggi con i fuorionda, avveniva pure che nei mille cinema Astra e teatri Verdi d´Italia i sussidi audio determinassero magnifici incidenti, il più ridicolo e illuminante dei quali - racconta Guido Quaranta in Scusatemi, ho il paté d´animo (Rizzoli, 1997) - si deve all´onorevole Soleri, liberale, che avvicinatosi al microfono sul palco e data una sbirciatina all´orologio, sussurrò a un amico: «Non ti preoccupare, lasciami solo raccontare le solite quattro balle a questi imbecilli e poi ce la filiamo subito».

E tuttavia si trattava pur sempre di grandi oratori, non di comizianti, che pure non mancavano - e qui il pensiero va a un socialdemocratico della Valle di Diano che nel corso di un comizio arrivò a mostrare come trofeo le mutande della moglie del suo avversario.

Ma a ripensarci oggi sono soprattutto silenzi, echi solenni, ondate di applausi che rotolavano nell´aria recando in sè un´energia quasi mediatica che a sua volta riviveva nell´accento e nei gesti di Ingrao, nella chioma e nel dolcevita nero di Pannella, nella testa reclinata e nelle smorfie di Ugo La Malfa. E così via, fino all´ultimo indimenticabile comizio di Berlinguer a Padova (1984), che gli si impasta la voce, barcolla, ma vuole continuare perché questa è la sua vita, e poi tutto finisce.

 

Grillo sul palco del M S a piazza Duomo eee b b d c f c d piazza duomo strapiena ore prima dell arrivo di grillo PIAZZA DUOMO A MILANO STRAPIENA PER GRILLO BEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINOBEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINOBEPPE GRILLO IN PIAZZA CASTELLO A TORINObeppe-grillo-cagliari-fotoBEPPE GRILLO DURANTE UN COMIZIOBEPPE GRILLO AD UN COMIZIO donna Assunta Almirante GIUSEPPE DI VITTORIOMaria Pia Fanfani UGO LA MALFA

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