salvini bossi

SI SALVINI CHI PUO’ - IL LEADER DELLA LEGA DISERTA LA FESTA DELLA ZUCCA PER EVITARE BOSSI CHE LO FULMINA: “MATTEO GIOVANE, INESPERTO E UN PO’ STUPIDO” - DIETRO LO SCONTRO LA TRASFORMAZIONE DEL PARTITO IN MOVIMENTO NAZIONALE A CUI STA LAVORANDO SALVINI MA IL SENATUR SALE SULLE BARRICATE: “NON MI PIEGHERO’ MAI”

SALVINISALVINI

Matteo Pucciarelli per la Repubblica

 

«Ah Salvini non viene? Peccato, mi interessava capire cosa avesse in mente per la Calabria…». La freddura non è di un vecchio militante padano, ma di un ragazzo di neanche 30 anni, si chiama Daniele.

 

La fidanzata accanto a lui sorride. Alla “Festa della zucca” organizzata dalla Lega Nord emiliana — Halloween e riti pagani non c’entrano nulla, assicurano qui: pare sia un’antica tradizionale locale — ci sono Umberto Bossi e Roberto Maroni. Matteo Salvini, annunciato sui manifesti per tutto il paese, diserta. «Motivi familiari »; anzi no, «non era in agenda ». Oppure, più che altro, il segretario federale e il Senatur ormai si evitano. Il grande vecchio non si trattiene, basta un minimo di confidenza in più e il «giovane » ed «inesperto» Salvini (versione per la stampa) diventa «un po’ stupido» (versione sincera).

BOSSIBOSSI

 

La trasformazione del partito in movimento nazionale a cui sta lavorando Salvini (l’idea più gettonata è togliere la parola “nord” dal nome, lasciando solo Lega) e di cui si parla dall’estate scorsa sta trovando larga opposizione. Qualcuno si è espresso già in chiaro, come appunto Bossi: «Cambiare? Ahahaha, figuriamoci. La Lega non è un partito, ma un insieme di valori, l’indipendentismo è il primo. Non mi piegherò mai».

 

SALVINI A PONTIDA 4SALVINI A PONTIDA 4

Ma dentro il Carroccio non esiste più una corrente bossiana. Al presidente viene data la facoltà di dire ciò che vuole e finisce lì. Se però il governatore della Lombardia spiega la stessa cosa, ma in maniera soft, allora le cose cambiano: «La notte delle scope, quella che salvò la Lega dal naufragio, la organizzarono i bergamaschi, mica altri. Il mondo può cambiare, ma la nostra identità è la cosa più importante che abbiamo ». Lo pensano anche i veneti, l’altra anima del partito, guidati da Luca Zaia. Osservano silenziosi («Si sa, sono democristiani dentro», scherza un dirigente lombardo) ma di sicuro disapprovano l’abbandono della ragione sociale. Cioè il famoso articolo 1 dello Statuto che parla dell’indipendenza della Padania.

SALVINI BOSSISALVINI BOSSI

 

A dicembre scadono i tre anni del mandato a segretario di Salvini. Dovrà essere lui a indire un nuovo congresso. La sua guida non è in discussione (per ora), ma la linea politica sì, eccome. In via Bellerio si racconta che il “Capitano” abbia mandato uno dei suoi uomini da Roberto Calderoli, il mago dei regolamenti e delle alchimie congressuali, chiedendo l’elenco dei delegati dello scorso congresso. La risposta è stata picche: se me li chiede direttamente Salvini bene, altrimenti nulla. Per dire che l’elenco degli scontenti è lungo.

 

Il leader con l’orecchino ha il merito di aver preso un partito al 4 per cento portandolo al 10-15 (secondo i sondaggi), ma per farlo ha radicalizzato a destra la Lega e insieme puntato tutto sulla propria capacità comunicativa. «L’ascesa si è fermata da mesi — ragiona una militante — Ormai va sui giornali solo per le sparate. Quali sono le sue idee innovative? Ristabilire il servizio militare? Ma lo sa che metà del gruppo parlamentare è composto da obiettori di coscienza?», cioè a quando le camicie verdi consideravano servire l’esercito italiano una specie di tradimento.

 

Di certo dentro il Carroccio, oggi come oggi, convivono pulsioni diverse e contrarie. E così alla festa della “nazione Emilia” ecco l’attivista di Noi con Salvini con felpa griffata“Frosinone” che ordina polenta e cinghiale; un’altra simpatizzante che racconta agli amici l’incontro con un amico di Enna, «ormai è più leghista lui di me...». Poi a un certo punto Maroni dal palco domanda: «In Lombardia riusciamo a tagliare le spese, abbiamo il doppio degli abitanti della Sicilia e la metà dei dipendenti. Noi risparmiamo e loro no, perché?». Risposta da un tavolino in platea: «Perché quelli son terun! ». Risate.

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