salvini calderoli meloni

GONG! SALVINI VS MELONI: BATTAGLIA TOTALE – L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, BANDIERINA POLITICA DELLA LEGA, E’ STATA APPROVATA IN SENATO, MA LA PARTITA E’ LUNGA. SALVINI NON SI FIDA DELLA MELONI E VUOLE LA LEGGE APPROVATA ANCHE ALLA CAMERA PRIMA DELLE EUROPEE. FDI PRENDE TEMPO PER PORTARE A CASA IL PIATTO RICCO DEL PREMIERATO (E QUALCHE REGIONE DEL NORD). NELLA MAGGIORANZA QUALCUNO MORMORA: “FDI NON CI CREDE ALL’AUTONOMIA E POI I SOLDI PER QUELLA ROBA NON CI SARANNO MAI. E ATTENTI: SUL PREMIERATO SIAMO IN ALTO MARE…” – IL CAOS A PALAZZO MADAMA TRA CORI, BANDIERE DI SAN MARCO E L’INNO DI MAMELI - VIDEO

https://www.rainews.it/video/2024/01/tg1-sonia-sarno-su-autonomia-differenziata-4ae34c6f-64f3-405a-af37-762bdfe14352.html

 

 

 

Roberto Gressi per corriere.it - Estratti

CALDEROLI SALVINI

Cominciano Pd e Cinque Stelle, finisce con tutti che cantano «Fratelli d’Italia» gli uni contro gli altri armati, così, tanto per dare un dolore a Goffredo Mameli. Qualcuno della Lega si distrae e si unisce al coro anche nella seconda strofa, quella del «Dov’è la vittoria/le porga la chioma/che schiava di Roma/Iddio la creò». Subito ci mettono una pezza e sventolano la bandiera della Serenissima, in risposta ai banchi del Pd che avevano esposto cartelli tricolore ottenendo un «meglio della bandiera rossa» in risposta.

 

Poi è lo sbraco definitivo. Cori da stadio del centrodestra: «Non vincete mai! Non vincete mai!». Risposte dall’ala sinistra: «Scemo! Scemooo!». «Seduta sospesa! Seduta sospesa! Chiudete il collegamento tv!», urla il presidente di turno, Gian Marco Centinaio, preoccupato anche per i ragazzi delle scuole accorsi alla lezione di democrazia.

 

GIORGIA MELONI

23 gennaio, si fa sera, legge sull’Autonomia differenziata, aula del Senato. Tempo di mietitori. C’è da mettere fieno in cascina, per le elezioni regionali e per le europee. Un punto per la Lega, passata nella sua storia dalla secessione alla riforma. Ma anche per Fratelli d’Italia, che concede le briciolone, mica le briciole, per portare a casa il piatto ricco del premierato.

 

E che comunque pensa che il Carroccio qualche regione del Nord dovrà pur mollarla. Pacchetto completo, c’è pure la riforma della Giustizia, cara a Forza Italia. Fieno elettorale anche per le opposizioni, che sull’Autonomia minacciano il referendum e si apprestano a tentare di affossare nelle urne pure la nuova forma di Stato.

 

CAOS AL SENATO AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Fin qui, visioni opposte e gioco delle parti, che ci sta. Ma, mentre Roberto Calderoli fa il maestro di cerimonia, tra Lega, FdI e Forza Italia si combatte, sotterranea, la vera battaglia. Perché Giorgia Meloni non si fida, Matteo Salvini non si fida e Antonio Tajani, pure lui, non si fida. Salvini vuole la legge approvata anche alla Camera prima delle europee, FdI dice nì, che non è un no, ma somiglia al «mo vediamo» caro a Eduardo De Filippo.

 

 

«Grazie al governo e grazie al patto di maggioranza! — urla il capogruppo leghista Massimiliano Romeo — Ne andiamo fieri: più poteri al premier e più autonomia sul territorio!». «Mercanti! Baratto! Vi fermeremo col referendum, difenderemo noi il Sud», gridano i Cinque Stelle. «Ma quale baratto — replicano da FdI — C’è un percorso votato dagli italiani: autonomia, premierato, giustizia».

matteo salvini roberto calderoli

 

(...)

Maggioranza blindata in Aula, un po’ meno a luci spente. «Paradosso incredibile, nel 2001 la sinistra pre Pd spingeva per l’autonomia e An era furiosamente contro. Neanche oggi FdI ci crede, e poi i soldi per quella roba non ci saranno mai, è una bandierina che servirà solo a dare voti al Sud alle opposizioni. E attenti: questa legge è ordinaria e in poco tempo è bell’e fatta. Sul premierato invece siamo in alto mare».

 

CAOS AL SENATO AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Quanto è alto questo mare? Pure in zona centrodestra sulla riforma dello Stato ci sono tanti dubbi: «Non si può eleggere direttamente il premier grazie a un premio di maggioranza. Ci sta pure ridurre i poteri politici del capo dello Stato, ma ci vuole il 50 per cento, e se non si raggiunge serve il ballottaggio». E pure il simul stabunt simul cadent, cioè dritti al voto se il governo va in crisi, trova dubbi. Ciò non toglie che si vada avanti comunque. Partita lunga.

matteo salvini roberto calderoliAUTONOMIA DIFFERENZIATA CORI E PROTESTE ALLA CAMERAmatteo salvini roberto calderoli

 

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…