UNA SCUOLA DA RECOVERY – SOTTO LA PRESSIONE DEL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE PER SPENDERE I FONDI DEL PNRR FINORA INUTILIZZATI, I DIRIGENTI SCOLASTICI HANNO ACQUISTATO IN FRETTA E FURIA DRONI E VISORI PER LE LEZIONI INTERATTIVE E “AULE IMMERSIVE” DA 30-40MILA EURO L'UNA – PECCATO CHE LA STRAGRANDE MAGGIORANZA DEI PROFESSORI NON SAPPIA USARE QUESTI STRUMENTI TECNOLOGICI, CHE I DRONI NON POSSANO ESSERE MANEGGIATI DA UNDER 14 E CHE I VISORI FACCIANO MALE ALLA VISTA PER I GIOVANISSIMI…
Estratto dell’articolo di Corrado Zunino per “la Repubblica”
Con il fiato sul collo del ministero, i dirigenti scolastici di undici istituti comprensivi di Roma e provincia, e due di Latina, hanno comprato diversi droni per le lezioni da offrire ai loro iscritti. Questo, con i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i 194 miliardi di euro strappati all’Europa dopo le due stagioni del Covid.
Sono droni a fini educativi, modello Tello, commercializzati dall’azienda cinese Dji. Dotati di fotocamera, possono registrare video e volare in autonomia per tredici minuti a trenta metri da terra. Costano 159,92 euro l’uno, da listino. Un istituto scolastico, degli undici, ne ha acquistati sei.
scuola - studenti con i visori
[…] Quando i droni sono arrivati alle segreterie, però, i ds si sono accorti — già dalle indicazioni della scatola — che potevano essere maneggiati solo da adolescenti sopra i 14 anni e in classe con quel requisito anagrafico c’erano solo i bocciati. L’età massima di uno studente in corso in un istituto comprensivo, infatti, è proprio di 14 anni.
I dirigenti scolastici e pure quelli amministrativi hanno scoperto, quindi, che in molti casi non era neppure sufficiente l’assicurazione esistente, fin qui nelle scuole nessuno aveva mai previsto la voce “incidente da droni”. E poi non esistevano, in quasi tutte le scuole, gli spazi adatti per alzare fino a trenta metri dal suolo lo strumento educativo.
Al massimo, lo si poteva portare in palestra per piccoli esperimenti. Gli acquisti incauti Già. Sono centinaia gli acquisti incauti, spesso tecnologici, fatti anche nel resto del Paese — oltre a Roma e Latina — sotto l’egida del Pnrr.
Lo spiega Pierluigi Lanzarini, amministratore della più importante realtà italiana di Education, Campustore. Racconta: «I droni sono stati venduti in tutta Italia e diversi proprio agli istituti che ospitano bambini di infanzia ed elementari, ragazzini delle scuole medie». Non potranno usarli, se non aiutati da un docente.
il pnrr e la scuola - la repubblica
Un fornitore romano ha raccontato a Repubblica , chiedendo in questo caso l’anonimato: «Nelle scuole della capitale si è avviato un contagio da acquisto Pnrr, a fine novembre diversi istituti non riuscivano a chiudere il budget, visto che le cifre assegnate erano alte e le scadenze ravvicinate. Molti dirigenti, dopo aver sentito i colleghi, hanno deciso di buttarsi sui velivoli telecomandati: “Mancano 3.000 euro, prendiamo i droni”, ci hanno detto guardando il catalogo». I pezzi stanno arrivando alle scuole, e diversi restano nel cellophane.
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Un altro strumento didattico che è stato consegnato in volumi inattesi alle segreterie è il visore per la riproduzione della realtà virtuale. Anche qui, per fretta, emulazione e scarsa conoscenza rispetto a venditori aggressivi, i dirigenti delle scuole hanno fatto ordini anche per gli studenti under 14.
Oculisti e neurologi, è questo il problema, sconsigliano caldamente i visori, veri e propri occhialoni genere sci dotati di un monitor, sotto l’età di 13 anni: possono danneggiare la vista di un apparato in crescita. Alcuni studi spiegano, poi, come tra gli adolescenti che indossano visori si siano verificate frequenti vertigini e perdite dell’orientamento.
«Ne stavamo comprando sei paia per una nuova aula virtuale», spiega Anna Foggia, dirigente scolastica dell’Istituto di Via Paribeni 10 di Mentana, in provincia di Roma, «ma i nostri docenti hanno avvistato in tempo le controindicazioni e ci siamo fermati». Molti colleghi, invece, se ne stanno accorgendo ad acquisti fatti.
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[…]I docenti interpellati parlano di laboratori linguistici acquistati a scatola chiusa e una scelta tecnologica spinta dalle case produttrici sui prodotti “Mac”, belli e difficili, troppo difficili.
Salvo Amato, docente di Informatica all’Istituto superiore Euclide di Caltagirone (Catania), spiega: «Le aziende hanno preparato cataloghi con offerte costose e attrattive che consentivano margini di profitto più alti rispetto ai classici computer. Le aule immersive, per esempio, costano tra i 30 e i 40.000 euro e diversi presidi le hanno fatte proprie con i finanziamenti pubblici, ma oggi sono davvero pochi gli insegnanti in grado di trasformarle in lezioni».
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Sono pari a 17,577 miliardi di euro i finanziamenti del Next Generation scolastico, il 9 per cento dell’intera partita nazionale. Di questi, 7,017 miliardi sono gestiti dal ministero dell’Istruzione e del Merito, gli altri 10,560 attraverso Comuni e Province. Mai viste queste cifre nelle scuole italiane. A fine 2023 il ministero aveva speso 2,988 miliardi (su 17,577). La partita si chiuderà nel 2026.
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