SI AVVICINA IL PROCESSO CHE NON T’ASPETTI, QUELLO AI GIGANTI DEL RATING INTERNAZIONALE - SOTTO ACCUSA I DECLASSAMENTI CHE IL NOSTRO PAESE SUBÌ NEL 2011-2012 - DRAGHI: ERANO INGIUSTIFICATI - ANCHE MONTI TRA I TESTIMONI. TESORO E VIA NAZIONALE NON SONO PARTE CIVILE A TRANI -

Carlo Bonini e Giuliano Foschini per "la Repubblica"

Alla fine, il redde rationem giudiziario che i più scommettevano non si sarebbe mai consumato si compie. La prossima settimana l'ex Presidente del Consiglio Mario Monti testimonierà in Procura nell'inchiesta su quell'inganno dei mercati che chiamano "rating" e sulle responsabilità dei dirigenti di due delle sue più blasonate agenzie - Standard & Poor's e Fitch - che, con un tratto di penna, tra il maggio 2011 e il gennaio 2012, condannarono abusivamente all'Inferno il nostro debito sovrano. Uno scherzo da 234 miliardi, perché questo è il danno ai risparmiatori e alle casse dello Stato contabilizzato dalla Corte dei Conti. Più o meno una dozzina di manovre finanziarie.

La testimonianza di Monti, che arrivò a Palazzo Chigi proprio in ragione dell'abisso in cui era stato scaraventato il Paese da quel declassamento e dagli effetti speculativi che aveva prodotto, anticiperà l'udienza (21 maggio) di fronte al gup che deciderà i destini di un processo che dell'Italia mostra le stimmate più evidenti. Per il luogo in cui si celebra, l'immacolato Palazzo di Giustizia che guarda il mare di una "piccola Procura di provincia" che con il suo pm Michele Ruggiero si è fatta Davide contro Golia.

Per la fragorosa assenza dalla scena del Ministero dell'Economia e della Banca d'Italia che, parti offese, hanno sin qui rinunciato a costituirsi parte civile (lo hanno fatto l'associazione dei consumatori Adusbef, nonché singoli risparmiatori) e dunque a far valere quel danno che, per altro verso, reclama appunto la magistratura contabile. Per le testimonianze che ora emergono dalla spaventosa mole di atti istruttori che, per tre anni, la pubblica accusa e il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno raccolto tra Roma, Milano, Londra.

LE PAROLE DEL GOVERNATORE
Nelle carte dell'inchiesta, l'ostinazione apparentemente naive con cui il pm Ruggiero incalza gli uomini che tra il 2011 e il 2012 stringevano le leve della politica economica e monetaria italiana rende evidente la fragilità e la facilità di manipolazione di mercati finanziari in cui i fondamentali dell'economia di un Paese nulla possono di fronte a "predizioni" che assumono come vero il contrario. Ed è per questo che, la domanda chiave - Esisteva davvero una «base tecnica » per declassare il debito italiano? ottiene una risposta disarmante nella sua drammaticità.

Giulio Tremonti, allora ministro dell'Economia, dice a verbale: «Dai dati a
nostra conoscenza, i report erano del tutto ingiustificati vista la solidità del sistema finanziario dell'Italia». «Perché allora non intervenne?», chiede il pm. «Doveva farlo la Banca d'Italia, che è l'autorità competente in materia di stabilità bancaria. Chi fa il ministro dell'Economia deve pesare le parole, sottrarsi al dibattito che spesso si sviluppa sulle agenzie... Io sono, se vuole, uno un po' all'antica e limitato. Detto questo è chiaro che in Europa c'è un grande dibattito sul ruolo delle agenzie di rating».

E' assai meno felpato Mario Draghi, ex governatore della Banca d'Italia, oggi alla guida della Bce. I pm lo ascoltano il 24 gennaio 2011. E lui spiega: «Il sistema bancario italiano è robusto. Il deficit di parte corrente è basso, il risparmio è alto. Il debito complessivo di famiglie, imprese e Stato è basso rispetto ad altri Paesi ».

Dunque perché quel declassamento? «La reputazione delle agenzie di rating - osserva Draghi - è stata completamente screditata dal 2007-2008 in poi. La gente continua a usare questi rating perché non ha niente di meglio. Purtroppo sono altamente carenti, quindi bisogna trovare un sistema per farne a meno». Ma c'è di più e di peggio. Le agenzie di rating operano in pieno conflitto di interesse. «Non bisogna dimenticare - spiega il numero uno della Bce - che chi proponeva sui mercati i prodotti strutturati soggetti a rating erano società da cui dipendevano quelle stesse agenzie responsabili del rating. E che l'aumento di volatilità nel prezzo dei titoli è un sicuro danno derivante da queste valutazioni».

LE MANIPOLAZIONI
Il 24 gennaio del 2011 è anche il giorno della deposizione di Corrado Passera, all'epoca ad di Banca Intesa. «Le valutazioni delle agenzie di rating avrebbero dovuto essere corredate da altre informazioni circa la maggiore robustezza del nostro sistema bancario. E invece... ».

E invece questo non avvenne. Scrive dunque il Pm: «Standard & Poor's ha fornito intenzionalmente ai mercati finanziari, tra maggio 2011 e gennaio 2012, quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sulla affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento e di rilancio adottate dal governo italiano, per disincentivare l'acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore».

Fino al punto, «il 13 gennaio 2012, di decretare il declassamento del rating del-l'Italia di due gradini (da A a BBB+)». Un inganno di cui ora risponderanno, a titolo diverso, in sei: Deven Sharma, presidente di S&P Financial Service dal 2007 al 23 agosto 2011; Yann Le Pallec, responsabile per l'Europa, sede di Londra; gli analisti senior del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer, nonché David Pearce, legale rappresentante di S&P - Londra.

Con loro, alla sbarra, anche tre dirigenti di Fitch (David Michael Willmoth Riley, capo rating sovrano della sede di Londra, Alessandro Settepani, senior director di Fitch Italia, sede di Milano, e il responsabile legale Trevor Pitman), responsabili del "massaggio" fatto ai mercati tra il 10 e il 18 gennaio del 2012, quando l'agenzia annuncia ciò che non potrebbe divulgare, l'imminente declassamento del debito sovrano dell'Italia. Con un risultato: spingere sulle montagne russe i titoli del nostro debito.

LE INTERCETTAZIONI
Dicono molto dell'inganno anche le intercettazioni raccolte e trascritte dalla Guardia di Finanza in una informativa che documenta il disorientamento e la paura degli analisti di Standard & Poor's nel momento in cui - è il 3 agosto del 2011 - percepiscono che questa volta alla loro "predizione" qualcuno inopinatamente si prepara a fare le pulci.

Maria Pierdicchi, responsabile italiana di S&P, parlando al telefono con Deven Sharma, ex
presidente S&P Financial Services, dice: «Alcuni analisti ritengono che noi non avessimo la capacità di sostenere questo tipo di azioni di rating in Italia e che serva più personale senior che si occupi dell'Italia... Sono venuta a sapere queste cose da persone durante i meeting...».

Il processo ora dirà se l'ostinazione del Davide di Trani avrà ragione del Golia del debito sovrano. E delle sue difese, che, sin qui, si sono battute prima per annichilire il processo («Nessuno ha commesso reati e comunque, se fosse vero quel che ipotizza l'accusa, si tratterebbe di reati commessi da cittadini stranieri all'estero e dunque fuori dalla giurisdizione italiana»), quindi per strapparlo a Trani e trasferirlo altrove (Roma e Milano). Un peso finirà per averlo anche la Politica, e la sua decisione di dimenticare Trani.

«Il Ministero dell'Economia e la Banca d'Italia avranno tempo di costituirsi parte civile fino alla prima udienza dibattimentale - osserva Carlo Maria Capristo, Procuratore di Trani - Quello che però deve essere chiaro è che noi siamo fortemente determinati ad andare dritti sulla strada dell'affermazione della responsabilità penale degli imputati perché è quello che ci chiedono i cittadini». Già, perché per i cittadini come per lo Stato la colpevolezza dei maghi del rating vale 234 miliardi di euro. Si tratta di prenderli o lasciarli.

 

il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx DRAGHI-NAPOLITANOSTANDARD AND POOR Smario DRAGHI E MONTI agenzie rating draghi tremonti

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA