STA PER USCIRE NEGLI USA IL CONTESTATISSIMO FILM SULLA CATTURA E SULLA MORTE DI BIN LADEN DELLA REGISTA KATHRYN BIGELOW - I REPUBBLICANI POSSONO STARE TRANQUILLI: OBAMA SI VEDE POCHISSIMO E NON CI FA NEMMENO UNA BELLA FIGURA - LA SCENA INIZIALE MOSTRA I DEVASTANTI EFFETTI DEL “WATER BOARDING”, PROPRIO MENTRE BARACK NE NEGA L'ESISTENZA - UN CRUDO SPACCATO DELLA VITA ALL'INTERNO DELLA CIA...
DAGOREPORT
Da "Showbiz411.com"
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Certo non si può dire "tanto rumore per nulla". Ma che la ragione per cui fare rumore fosse quella sbagliata, su questo ci sono pochi dubbi.
Sta per uscire negli Stati Uniti "Zero Dark Thirty", il film tanto discusso e contestato sulla cattura e sulla morte di Bin Laden, girato dal famoso regista Kathryn Bigelow.
Una delle critiche principali che sono state mosse alla pellicola è di essere troppo politicizzata, immaginando che il film fosse un a sorta di tributo a Barack Obama, nelle vesti del presidente che ha ucciso il capo di Al Qaeda. La realtà è ben diversa. Anzi, a dirla tutta, si potrebbe affermare che è esattamente l'opposto.
Obama compare una sola volta in tutto il film, e lo fa indirettamente: cioè si vede parlare attraverso una tv e dire "Io non credo nelle torture" proprio mentre i militari stanno sottoponendo un prigioniero al temutissimo "water boarding", particolare e crudele tecnica di tortura che dà a malcapitato l'impressione di affogare.
Il film di Bigelow è un crudo spaccato della vita all'interno della Cia, impegnata in un'estenuante e controversa lotta al terrorismo, e in particolare di quella di un'agente, impersonata da Jessica Chanstain, che ha fatto della volontà di catturare Osama Bin Laden una vera e propria ossessione.
La Chanstain, che stando alla recensione del magazine americano "Showbiz411" ha offerto un'interpretazione magistrale, è a capo di un cast di tutto rispetto, che comprende Jennifer Ehle, Mark Strong, Joel Edgerton, James Gandolfini, Kyle Chandler, Mark Duplass e Harold Perrineau, e che fa di questa pellicola una delle candidate al Miglior film.
L'opera di Bigelow inizia da una delle scene più forti, e cioè proprio dal waterboarding. Dieci minuti di torture inenarrabili, in cui risaltano gli effetti devastanti della tecnica dell'affogamento simulato spesso utilizzato per estorcere informazioni ai prigionieri accusati di terrorismo.
Il percorso che porterà alla fine dell'operazione da parte della squadra speciale dei servizi segreti e quindi anche alla morte di Bin Laden è costellato di sofferenza e di tragedie, che si sviluppano parallelamente ai personaggi.
Una pellicola che sorprende molto positivamente la critica oltreoceano e che è destinata senz'altro a far discutere ancora parecchio.
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