bruno tabacci

RITRATTONE AL VETRIOLO DI BRUNO TABACCI BY PERNA: "NON DOVEVA FARE POLITICA PERCHE' NON CI CAPISCE UN PIFFERO. ALLA SUA FAMA DI BURBERO INTEGERRIMO SI AGGIUNSE QUELLA DI MANDRILLONE - A DARGLI IL VOTO SONO RIMASTI QUATTRO GATTI MA PIU' PRENDE BATOSTE, PIU' PROVA L'ORGOGLIO DI SENTIRSI UN PRODOTTO DI NICCHIA..."

 

Giancarlo Perna per “la Verità

 

Chissà che ne verrà fuori di questo articolo frutto di un doppio disadattamento: io non sono in grado di parlare di Bruno Tabacci, inafferrabile più del mercurio, e Tabacci non doveva fare politica perché non ci capisce un piffero. Era nato, l' onorevole Tabacci, per auto contemplarsi e non per sottoporsi, come ogni politico, al consenso del prossimo che disprezza con tutta l' anima.

 

EGO SMISURATO

BRUNO TABACCI

La sua natura lo portava a isolarsi in una torre d' avorio, attrezzarla di piscina per camminare sulle acque, parlarsi allo specchio dandosi del lei. E, se posso aggiungere, farsi crescere una barba da profeta sola figura, tra cielo e terra, degna di lui. Invece è glabro, Tabacci.

 

Bell' uomo di 71 anni, è entrato da protagonista nella cronaca rosa perdendo di vista la Storia alla quale era destinato. Un paio d' anni fa, i siti specializzati lo descrissero «infatuato come un adolescente di una rampante signorina meridionale», di 30-40 anni minore di lui. In precedenza, era stato messo in croce dalla stampa perché un' illustre ex fiamma, l' immobiliarista romana Angiolina Armellini, aveva celato al Fisco 1.243 appartamenti con un' evasione stimata di 2 miliardi. I cronisti ne chiesero ragione a Tabacci, nonostante la fine della relazione.

 

ANGIOLA ARMELLINI

Divenne così di pubblico dominio il vecchio flirt, noto fin lì alla sola cerchia dei vip. Il politico fu subito guardato con altri occhi. Alla sua fama di burbero integerrimo si aggiunse quella di mandrillone. Tanto più che era sposato con due figli (grandi). I giornalisti, dicevo, volevano sapere da lui se fosse a conoscenza dei presunti pasticci di Angiolina e insinuavano qualche sua complicità. La replica di Tabacci fu sublime: «La signora era una bella donna e io non ero il suo commercialista». Ossia, avevamo ben altro da fare che guardare conti. Da allora, Bruno è un mito.

 

USCÌ PULITO DA TANGENTOPOLI

I lettori staranno già pensando che, poiché mi perdo in quisquilie, non sappia cosa dire di Tabacci. È vero il contrario: ho troppo da dire, ma confuso e non so da dove cominciare. Nato a Quistello, in quel di Mantova, Bruno si iscrisse a 19 anni alla Dc. La sua era la Dc lombarda di sinistra, guidata da Giovanni Marcora. «Mio unico maestro», dice oggi di lui. Morto Marcora, fu preso sotto l' ala dall' avellinese Ciriaco De Mita, pure lui della sinistra.

MARXISTI PER TABACCI

 

Incantato dalla competenza finanziaria del quistellano (laurea in Economia a Parma), lo promosse a 41 anni presidente della regione Lombardia (1987-1989) e, 3 anni dopo, deputato nella breve legislatura di Tangentopoli (1992-1994). Pareva l' inizio di una strepitosa carriera. Bruno, invece, finì nel tritacarne giudiziario, accusato di corruzione. Era innocente ma mise 7 anni a dimostrarlo, uscendo dalla vicenda a testa alta ma già imbiancata. Tornò a Montecitorio nel 2001 ed è tuttora lì, con ormai 5 legislature alle spalle. E ora andiamo al nocciolo. Quello che ha fatto da deputato negli ultimi 16 anni non è dicibile ma solo, per così dire, siglabile.

 

LA RUMBA DEI PARTITI

Giovanni Marcora

Estinta la Dc, fu eletto nel 2001 con l' Udc, alleata di Fi e centrodestra, allora noto come Casa della libertà. Nel 2006, è ancora nell' Udc ma già contrario al Cav e simpatizzante del centrosinistra del premier, Romano Prodi, leader della Quercia. Nel 2008, abbandona l' Udc, fonda la Rosa bianca (detta pure Rosa per l' Italia) con Mario Baccini e l' ex capo della Cisl, Savino Pezzotta. Nello stesso anno, rientra nell' Udc, senza lasciare la Rosa bianca e aderisce all' Unione di centro. Nel 2009, in disaccordo con Baccini, lascia Rosa bianca e Unione di centro, per fondare Alleanza per l' Italia con l' ex radicale ed ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli.

 

Nel 2012, si candida alle primarie del Pd come antagonista di Pierluigi Bersani, Matteo Renzi, Laura Puppato, tutti del Pd, e Nichi Vendola, di Sel. Arriva quinto su 5. Gasato dalla sconfitta, accolta come prova di essere un politico per pochi palati fini, fonda Per l' Italia-Centro democratico. Contemporaneamente lascia il gruppo misto, dove in genere staziona per l' impossibilità di farne uno proprio come rappresentante unico delle sue fantasiose sigle.

 

ASSESSORE (GRATIS) DI PISAPIA

Saltabeccando, si ritrovò a fare - mentre nel contempo sedeva sul seggio di deputato - l' assessore al Bilancio di Milano nella giunta del vendoliano Giuliano Pisapia, cui è legato da simpatia umana. L' esperienza, a titolo gratuito, durò 2 anni (2011-2012). Nel 2013, si ricandidò a Roma con il medesimo Centro democratico fondato mesi prima, stupendo per la costanza. Nel 2014, stufo del tran tran di Montecitorio, si presenta alle elezioni Ue e crea per l' occasione, Scelta europea. È trombato.

 

ciriaco de mita

Oggi - fino alle 17 di ieri, quando ho chiuso l' articolo - è di nuovo nel gruppo misto con la sigla Democrazia solidale. Ideologicamente sostiene il liberalismo-sociale, ossia un ossimoro; appoggia il governo Gentiloni e insieme Matteo Renzi capo del Pd, cioè un altro ossimoro; in periferia, coltiva alleanze con giunte Pd, Verdi, Sel, Italia di Valori, Scelta civica (ex montiani), in base agli umori.

 

AVVISTATO CON I RADICALI

Per riassumere. È passato dal centro delle sue origini, alla destra berlusconiana, poi di nuovo al centro, per assestarsi stabilmente a sinistra. Ora, in vista della nuova legislatura, studia come e con chi ricandidarsi. Nei giorni scorsi, è stato avvistato tra i radicali italiani, seguaci della turbantata Emma Bonino. Gli esperti fantasticano già di future alleanze. Oddio, non è l' ideale per chi viene dalla Dc. Dagli aborti boniniani in cui i feti erano aspirati con pompe di bicicletta, all' eutanasia libera di Marco Cappato, siamo all' opposto del cattolico, sia pure adulto. Tuttavia, l' agilità fin qui mostrata dal Nostro, autorizza a tutto. Tanto che, per prenderlo in giro, gli avversari ammirati dai suoi giri di valzer, polke e mazurke, parlano già di liste «marxisti per Tabacci».

FEDERICA GAGLIARDI DA FACEBOOK

 

Bruno è un uomo che si fa stimare per l' adamantina onestà pecuniaria. Ma anche per la bruschezza con cui rompe amicizie ed esce dai partiti se qualcuno lo delude. Non è uno che sparla alle spalle. Ti spacca il muso. Nel 2001, Silvio Berlusconi lo ha rilanciato ospitandolo nel centrodestra quando era politicamente finito.

 

Tabacci non gli è mai stato grato. Da un lato, lo ha considerato un bauscia indegno della sottile arte del governo. Dall' altro, un usurpatore da Palazzo Chigi nel ruolo che avrebbe dovuto essere suo.

 

Così, dopo due anni di convivenza, ha istigato Marco Follini, allora segretario dell' Udc, a rompergli le scatole da mattina a sera. Quando però Follini, la testa piene delle paturnie tabacciane, lasciò l' Udc per il nascente Pd, Bruno, giudicando la mossa troppo di sinistra, ruppe l' amicizia.

 

Ce n' è una marea di cose così. Nel 2008, piantò l' Udc, perché Pier Ferdinando Casini si appiattiva sul Berlusca. L' anno dopo, uscì dalla Rosa bianca appena fondata, perché il cofondatore, Baccini, si era anche lui riavvicinato al Cav.

 

1.235 VOTI ALLE ULTIME ELEZIONI

Insomma, pianta, si riappacifica, va per nuovi lidi, in base all' uzzolo. Che il popolo lo abbia eletto per quel partito e per una specifica politica, se ne impipa. Ergo, a dargli il voto sono rimasti quattro gatti: 1.235 in una recente elezione milanese. Ma Tabacci è sereno. Più prende batoste, più prova l' orgoglio di sentirsi un prodotto di nicchia. Ditemi voi, per tornare all' inizio, se questo è un politico facile da descrivere.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…