craxi

E SAREBBE QUESTO IL “TESORO” DI CRAXI? - ALL'ASTA UN QUADRO DI GUTTUSO, UN CALDER, ARMI ANTICHE E CIMELI GARIBALDINI - L’INVIDIA DI SPADOLINI - TRA I COLLEZIONISTI DI REPERTI GARIBALDINI ANCHE IL NEOCOMMISSARIO DI ROMA TRONCA

Sebastiano Messina per “la Repubblica”

CRAXICRAXI

 

C’era scritto “maglieria grezza” su quei 250 scatoloni chiusi in un container che stava per essere imbarcato sulla motonave Linda, con destinazione Tunisi, “Pullovex Sarl, Kairouan”. Nessuno fece caso al nome del mittente, Anna Moncini, perché tutti la conoscevano come Anna Craxi, moglie di Bettino. Ma quel giorno, era il 13 marzo 1997, arrivò una soffiata e i finanzieri aprirono uno per uno quegli scatoloni.

 

Dentro, c’era quello che venne subito battezzato “il tesoro di Bettino”: quadri, sculture, reperti archeologici, armi antiche e soprattutto l’intera raccolta di cimeli garibaldini dell’ex leader socialista, una collezione di cui già allora si favoleggiava da più di vent’anni e che fino a oggi, dopo il sequestro, è rimasta chiusa in un magazzino. Ma domani rivedrà la luce, e venduta al miglior offerente da Bolaffi, a Torino, per conto dello Stato: e Garibaldi sarà messo all’asta in via Cavour.

 

E’ una storia lunga, tortuosa e amara, soprattutto per gli eredi di Craxi. Cominciò con il sequestro di Livorno, perché la moglie non aveva chiesto il permesso della Sovrintendenza per esportare quegli oggetti rari che poi sono stati sottoposti a un rigidissimo vincolo e dunque non potranno essere separati neanche da chi li acquisterà.

 

CRAXI TESORO PUGNALE GIUDEOCRAXI TESORO PUGNALE GIUDEO

«Col senno del poi - ammette oggi Bobo Craxi, il figlio di Bettino - fu una stupidaggine. Io la presi molto male. Non tanto per il sequestro ma per il significato implicito di quella spedizione: era un segnale di resa, voleva dire che mio padre rinunciava definitivamente a tornare in Italia».

 

A quell’epoca l’ex premier- condannato quattro mesi prima a cinque anni e mezzo per corruzione - temeva altri processi e altre sentenze, che puntualmente arrivarono, con una coda di condanne al risarcimento che alla fine hanno spinto la famiglia a rinunciare all’eredità perché i debiti avrebbero ampiamente superato i benefici.

 

Così la collezione garibaldina, diventata di proprietà dello Stato, domani verrà messa all’asta. Insieme a tutto il resto del “tesoro”, che non si è poi rivelato così prezioso visto che il primo tentativo di venderlo in blocco a 350 mila euro, quattro anni fa, non è riuscito. E’ un catalogo riccamente assortito, quello dei 113 lotti craxiani, e molti aspettano di vedere a quali cifre saranno battuti. Il “top lot”, il più prezioso, è un acquerello dell’americano Alexander Calder, “The wheel”, che partirà da 20 mila euro, mentre 10 mila sarà la base d’asta di un bronzo di Depero, “Guizzo di pesce”.

 

Un pugnale del regno della Giudea del VII secolo avanti Cristo, regalo del premier israeliano Shimon Peres “a S. E. Bettino Craxi, presidente del Consiglio, a testimonianza della nostra amicizia” partirà da 50 euro. L’acquaforte della Place Royale di Parigi sul cui retro Craxi scrisse di suo pugno “Regalata da Jacques Chirac in occasione della sua visita a Milano, 1996”, esordisce a 150 euro.

CRAXI TESORO GUTTUSOCRAXI TESORO GUTTUSO

 

E poi un grande ritratto a china di Pietro Nenni di Nani Tedeschi (800 euro), due stampe di Radicofani, la patria di Ghino di Tacco (150 euro), una raccolta di antiche lucerne fittili, una gran quantità di disegni di nudi femminili e persino due bossoli di contraerea, una granata scarica e un kris balinese utilizzato per decapitare i nemici (100 euro).

 

“Non è un tesoro - commenta Gianfranco Fina, l’antiquario che ha curato il catalogo - ma gli oggetti di una persona molto curiosa, allegra, piena di fantasia, con una mentalità molto aperta. Direi che qui c’è la fotografia della vita quotidiana di Craxi”.

 

La collezione garibaldina, il pezzo forte, è il lotto numero 313: base d’asta 70 mila euro. C’è un importante busto in terracotta del generale scolpito dal siciliano Ettore Ximenes (ne possiede uno identico il prefetto Francesco Paolo Tronca, anch’egli collezionista dell’eroe dei due mondi) che un amico di Craxi comprò da un antiquario di via dei Coronari per regalarglielo.

 

GIOVANNI SPADOLINI AL MEETING DI RIMINIGIOVANNI SPADOLINI AL MEETING DI RIMINI

C’è una prova d’autore di Renato Guttuso, “La battaglia del Ponte dell’Ammiraglio”. C’è un ritratto di Anita morente. C’è il calco in bronzo della mano di Garibaldi. C’è un magnifico acquerello dell’incontro di Teano dipinto da un garibaldino che forse ne fu testimone, Sebastiano De Albertis (Bobo Craxi ricorda benissimo: «Ce l’avevano rubato, io feci la denuncia e i carabinieri lo intercettarono mentre era in viaggio verso la Svizzera»).

 

O tutto o niente, è la regola voluta dalla legge. E “tutto” significa 16 sculture, 7 bassorivilievi in marmo, gesso, terracotta e bronzo, 14 dipinti e disegni, 6 pezzi in ceramica e vetro, due tessuti ricamati (compreso un fazzoletto da garibaldino), una quantità notevole di lettere, autografi e articoli di giornale firmati Garibaldi, 86 stampe e litografie, 10 medaglie e quasi 150 libri di ogni epoca sulla vita del generale.

 

TRONCATRONCA

L’uomo che invidiava questa raccolta al suo possessore, Giovanni Spadolini, è scomparso prima di lui. «Qui in Italia - disse nel 1981 il leader repubblicano, allora presidente del Consiglio - i collezionisti più importanti di cimeli garibaldini siamo io e l’amico onorevole Craxi. E nessuno dei due sa esattamente cosa abbia l’altro...».

 

E forse proprio la Fondazione Spadolini potrebbe domani partecipare all’asta, per unificare le due collezioni. «Ne sarei felice - commenta Bobo Craxi - perché prima dei processi mio padre progettava di donare tutto allo Stato. Lui pensava a un museo nazionale dedicato al generale, ma non fece mai la proposta per non essere accusato di voler sistemare la sua raccolta».

 

SPADOLINISPADOLINI

Anche a Filippo Bolaffi, l’amministratore delegato della casa d’aste torinese, piacerebbe che il lotto garibaldino finisse esposto al pubblico: «Acquistato da una fondazione o magari da un vecchio amico di Craxi, un personaggio della Milano rampante degli anni Ottanta che voglia poi regalarlo a un museo in memoria di Craxi». Domani lo sapremo. Lotto 313, base d’asta 70 mila euro: chi offre di più?

GIOVANNI SPADOLINI 
GIOVANNI SPADOLINI

 

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