TRAPPOLA ITALICUM - RENZI AL BIVIO: O ALFANO O IL CAV - SE MANTIENE L’IMPEGNO CON ANGELINO, MATTEUCCIO TRADISCE IL PATTO CON BERLUSCONI – BRUNETTA: ‘VIA IL LODO LAURICELLA MA SE IL PREMIER FA SALTARE L’ACCORDO NOI USCIAMO VINCITORI LO STESSO’
1. ITALICUM, PRIMA PROVA PER IL GOVERNO
Ugo Magri per âLa Stampa
Ogni cosa ha il suo tempo, e nella domenica di Renzi altre questioni hanno avuto netta priorità . Parlare con la Merkel dell'Ucraina, ad esempio, ieri era di gran lunga più importante del pollaio domestico. Per cui non c'è da stupirsi che la legge elettorale sia rimasta in ombra. Tuttavia oggi il premier dovrà dedicarvi un tot di attenzione perché domani iniziano le votazioni alla Camera.
Già stasera l'assemblea dei deputati Pd vorrà ricevere lumi su come regolarsi, e quale che possa essere la decisione molte tensioni per il governo ne deriveranno. Renzi si trova a un bivio: o resta fedele al patto del 18 gennaio con Berlusconi e sfida a scrutinio segreto le frange inquiete del Pd (oltre, si capisce, alla «santa alleanza» dei partitini). Oppure, per non rischiare la prima sconfitta parlamentare, il presidente del Consiglio può disdire gli accordi col Cav e siglare un compromesso coi piccoli partiti che gli permetta di superare indenne il cerchio di fuoco.
Perché di impresa ardua realmente si tratta, causa le votazioni a scrutinio segreto su oltre 200 emendamenti. Il più insidioso è quello presentato da Lauricella (Pd area Civati), che posticipa l'entrata in vigore dell'«Italicum» al giorno in cui il Senato dirà sì alla propria riforma. Qualcuno sostiene che per ragioni di regolamento verrà votato in modo palese, dunque senza «franchi tiratori». Però cambierebbe poco in quanto nel segreto dell'urna, prima del Lauricella, andranno comunque votati altri 5 emendamenti, sottoscritti da altrettanti esponenti di tutti i partiti eccezion fatta per Forza Italia, che puntano a cancellare l'intero articolo 2 della legge, rendendola inapplicabile al Senato. L'effetto sarebbe un Lauricella al cubo.
Non è dato prevedere la decisione ultima del premier, che con i suoi si dichiara fiducioso di «portare a casa la legge entro questa settimana» e ha vestito i panni del lottatore (nella sua stanza è comparso un pallone da rugby). Era previsto ieri sera un chiarimento con Alfano, ma se vi sia effettivamente stato, e soprattutto sull'esito, nulla trapela. La forza di Angelino sta negli impegni presi nel famoso colloquio notturno da cui decollò il governo: testimoni Lupi e Franceschini, Renzi promise che avrebbe dato via libera all'emendamento Lauricella. Però nessuna riforma istituzionale si farà , e forse nemmeno la legge elettorale, se il Cavaliere offeso si metterà di traverso.
Tra l'altro, nel giro stretto berlusconiano asseriscono che l'intesa siglata un mese e mezzo fa fu messa addirittura nero su bianco, con tanto di postille e condizioni. In caso Renzi venisse meno ai patti, aggiungono minacciosi da quelle parti, non sarebbe difficile rinfacciargli il voltafaccia. Toti, consigliere politico dell'ex premier, alza preventivamente il tiro, «il credito di Renzi si sta esaurendo, speriamo che sulla legge elettorale trovi più coraggio».
In realtà Verdini, che con il capo del governo mantiene un filo fondato sulla reciproca simpatia, nutre speranze di portare a casa il risultato, «alla fine Matteo rispetterà i patti» è il mantra. E perfino nel caso che non li rispettasse, ostenta tranquillità il capogruppo Brunetta, «noi usciremmo vincitori comunque, perché verrebbe a dimostrarsi che nemmeno Renzi riesce a farsi rispettare dalla sua sinistra». Insomma per Berlusconi la classica situazione che gli anglosassoni definirebbero di «win or win».
2. BRUNETTA: âVIA IL LODO LAURICELLA OPPURE SALTA L'ACCORDO SULLA PARTITA ELETTORALE'
Goffredo De Marchis per âLa Repubblica'
«Io li chiamo emendamenti "campa cavallo" o "Penelope". Se non li ritirano, significa che Renzi non tiene né il Pd né la maggioranza dei partitini. Allora salta l'accordo e la responsabilità ricadrà tutta sul premier». Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta si prepara ad affrontare la battaglia della Camera sull'Italicum. Vede segnali che non gli piacciono, proposte di modifica già presentate o annunciate che puntano a ritardare l'approvazione della legge elettorale e la sua entrata in vigore. «Potrei anche definirli emendamenti "coda di paglia" perché chi vuole legare la legge elettorale all'abolizione del Senato non vuole nessuna delle due cose».
Da Renzi però non arrivano segnali di perdite di tempo.
«Infatti non credo che il premier voglia stracciare l'accordo. Ma esistono varie dichiarazioni da parte della maggioranza a favore dell'emendamento Lauricella e consimili tipo l'abolizione dell'articolo 2 del Senato. Tutto questo è fuori dagli accordi».
Rispetto ai giorni del colloquio Renzi-Berlusconi è cambiato quasi tutto. C'è un nuovo governo.
«Ma c'è un'intesa diciamo istituzionale con noi e con i partiti della maggioranza, firmata anche da Alfano. Mi chiedo perché dovrebbe essere cambiata la posizione del presidente del consiglio e del suo partito».
In quell'intesa ci sono anche la riforma del Titolo V e l'abolizione di Palazzo Madama. Perché dovrebbe essere inaccettabile un collegamento?
«Sarebbe incostituzionale. Quando si fa una nuova legge elettorale in un regime di bicameralismo, qual è ancora il sistema attuale, non penso siano ammissibili emendamenti che legano la legge elettorale e altre riforme. L'Italicum è un provvedimento ordinario, il resto richiede una revisione costituzionale che prevede la doppia lettura e il referendum confermativo. Alla fine, chi cerca di tenere insieme le due cose non vuole né la legge elettorale nè le riforme».
E chi non le tiene insieme, vuole andare a votare appena approvato l'Italicum?
«Non è così. L'accordo è complessivo ma va in parallelo. La legge elettorale si approva in un mese, quelle costituzionali in un anno e mezzo».
Appunto.
«Guardi, la nostra posizione è comunque tranquilla o come si usa dire adesso molto serena. Berlusconi è in una posizione di win win. In ogni caso vinciamo. Se Renzi mantiene l'accordo, vinciamo noi, lui e l'interesse degli italiani che hanno bisogno di un nuovo assetto istituzionale. Se Renzi non mantiene l'accordo, anche se io non lo credo, o se un colpo di mano lo manda sotto perde solo lui. Vincerebbero allora i piccoli partiti perché dimostrerebbero che il premier non governa la sua maggioranza. Ma conviene?«.
Vuol dire ad Alfano?
«Dopo Renzi non c'è un altro governo, ci sono le elezioni. E per chi vuole allungare i tempi della legislatura sarebbe un boomerang ».
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