nicola zingaretti giorgio gori

ZINGA STA COMINCIANDO A SUDARE (E CONTE RISCHIA DI PERDERE IL SUO PRIMO ALLEATO) – L’ATTACCO DI IERI DI GIORGIO GORI È IL SINTOMO CHE L’OFFENSIVA PER FAR FUORI IL FANTASMARICO SEGRETARIO È PRONTA – C’È CHI IPOTIZZA DI SOSTITUIRLO CON BONACCINI O DI FAR ENTRARE AL GOVERNO IL GOVERNATORE DEL LAZIO, MA FRANCESCHINI HA STOPPATO TUTTO, PER ORA – IL MOSCIO FRATELLO DI MONTALBANO SIN QUI HA OTTENUTO UN SOLO RISULTATO CONCRETO: FAR CRESCERE I 5 STELLE NEI SONDAGGI

nicola zingaretti

1 – PRENDI QUESTO BENSERVITO, ZINGA! – GORI ACCENDE LA MICCIA: "CAMBIAMO IL SEGRETARIO. SERVE UNA NUOVA LEADERSHIP"

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/prendi-questo-benservito-zinga-ndash-gori-accende-miccia-239965.htm

 

2 – PD, PARTE L'OFFENSIVA DEGLI EX RENZIANI IDEA BONACCINI AL POSTO DI ZINGARETTI

Giovanna Vitale per “la Repubblica”

 

Non l' aveva fatto nessuno, fino ad ora. Nel Pd, prima di Giorgio Gori, mai nessuno aveva osato dare apertamente voce al malcontento che ormai da un po' serpeggia sul segretario Nicola Zingaretti. Ritenuto da alcuni esponenti dem - in particolare di Base riformista, la corrente ex renziana che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti - troppo esitante e appiattito sull' asse Conte-5S per affrontare le sfide riformiste che attendono il governo nella fase cruciale del post-pandemia.

cristina parodi giorgio goripremio e' giornalismo 2018 11

 

Sino ad accarezzare l' idea di sostituirlo, magari con Stefano Bonaccini, il governatore emiliano reduce dal trionfo contro la Lega sul fronte Nord.

 

«Credo che i cambiamenti di cui questo Paese ha bisogno non li producano le piccole formazioni politiche con carattere personalistico, ma servano i grandi partiti popolari », esordisce in mattinata il sindaco di Bergamo.

 

nicola zingaretti stefano bonaccini

«Il Pd ancora lo è», prosegue, «ma vedo molti limiti nella conduzione dell' attuale Pd e per questo mi piacerebbe più concreto, più coinvolto a promuovere le riforme che servirebbero all' Italia», la stoccata prima dell' affondo. «E questa cosa», conclude Gori, «deve anche trovare una nuova leadership».

La sortita lascia di stucco il Nazareno.

 

giuseppe conte dario franceschini

A respingerla, dopo un consulto volante con lo stesso Zingaretti, si incarica Dario Franceschini in persona: vero azionista di riferimento sia del Pd sia dell' esecutivo giallorosso.

 

Preoccupato che aprire adesso una guerra per la successione dentro il partito più solido della maggioranza finirebbe per nuocere tanto all' uno quanto all' altra. Specie alla luce della lotta intestina che sta logorando l' altro socio di governo: il M5S, alle prese con l' opa lanciata da Di Battista.

nicola zingaretti giuseppe conte

 

«Ho letto questa interessante proposta di Gori secondo cui al Pd serve un leader che sia un amministratore », replica a stretto giro il ministro della Cultura: «Magari un presidente di Regione? Magari di una grande Regione? Magari che non venga nominato ma vinca le primarie con il 70%?» si chiede in modo retorico, tracciando non a caso l' identikit del presidente del Lazio.

 

E infatti: «Informo volentieri Gori che il segretario con queste caratteristiche l' abbiamo già - taglia corto Franceschini - e che il mandato di Zingaretti scadrà tra tre anni. Quindi porti pazienza e non apra inutili tensioni in un momento di unità nel partito». Della serie: meglio sotterrare l' ascia di guerra, perché un conflitto ora non conviene a nessuno.

 

Un' entrata a gamba tesa che spiazza i presunti "cospiratori". Obbligandoli a smentire qualsiasi manovra per fugare ogni sospetto. «Sollecitare il partito su alcuni punti di iniziativa politica per imprimere una più marcata direzione riformista non significa mettere in discussione il segretario», spiega Lorenzo Guerini.

 

LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE

«Anzi, ne apprezziamo lo sforzo unitario che è importantissimo », insiste il ministro della Difesa: «L' unità del Pd è essenziale in questa fase». Parole utili a gettare acqua sul fuoco, ma non a placare gli Zingaretti boys. Già da tempo intenti a tenere a bada fibrillazioni e malumori interni esplosi nonostante la cooptazione della minoranza in segreteria.

 

Innescati, secondo i rumors, anche dalle voci su un possibile rimpasto, che vedrebbe il segretario interessato a entrare nel governo in una posizione di forza, a scapito degli attuali ministri e di altri aspiranti tali.

 

zingaretti bonaccini

Era stata l' ultima relazione in direzione, una ventina di giorni fa, a evidenziare come sotto la cenere della predicata armonia dem covasse più d' un tizzone. Conclusa dal segretario con l' anatema scagliato contro «quei gruppi che si riuniscono non perché condividano una leadership, ma perché non riescono a produrne una migliore».

 

Chiaro il messaggio, concordato con i big più vicini: basta tramare alle mie spalle, l' assetto del Pd non cambia. Tant' è che, causa Covid, persino il previsto congresso tematico era stato annullato, trasformato in una più innocua assemblea aperta.

 

Ma i malpancisti non demordono. «Anche se il dibattito sulle caratteristiche del leader giusto può sembrare prematuro, il Pd deve tornare a discutere su quale linea politica darsi.

 

Lorenzo Guerini

Il congresso del 2019 appartiene alla preistoria», attacca il senatore Tommaso Nannicini, invocando un' assise nuova. «Prima possibile», fa eco Francesco Verducci. La prova che il redde rationem è solo rinviato. Segretario Pd Nicola Zingaretti con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori.

NICOLA ZINGARETTI AL TERMOSCANNERNICOLA ZINGARETTI DOPO IL CONTAGIO DA CORONAVIRUS

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…