Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Detesto i rutti di fine anno. Questo rancido resumé giornalesco del passato come se ci fosse un futuro. La mia versione è questa. Ammucchio tutto il 2016 dentro un ascensore di Minneapolis, lo faccio andare a folle velocità su e giù dal primo al dodicesimo piano e viceversa, come fosse una centrifuga. Apro la porta e ci metto un po’ a riconoscere il cadavere di Prince. Devo distinguerlo da quello di David Bowie, andato via lo stesso giorno, lo stesso cancro, diciassette anni dopo, di Fabrizio De Andrè.
johan cruijff nazionale olandes
Da quello di Leonard Cohen, di George Michael, Greg Lake e Keith Emerson, che non sopportava più d’avere una mano mezza monca e una tastiera che non suona. Mischiato a loro, inconfondibile, Johann Crujff, il più rock tra i miti del calcio. Bob Dylan non muore ancora perché troppo impegnato a diventare il fantasma di se stesso. Si sottrae al Nobel che lo pretende contemporaneo con la sublime motivazione che aveva altro da fare. Cantare in una cantina sperduta di Belo Horizonte?
Anche Madonna vive. La buona notizia è che non è costretta a fare migliaia di pompini nel nome di Hillary, che già di suo li aveva subiti nel nome di Bill. Lui, Clinton, è un dilettante. Aleksandr U, cantante punk russo conosciuto come Pussy, ha gusti raffinati. Decapita la fidanzata che voleva lasciarlo e fa sesso orale con la sua testa, mentre indossa un vestito della ragazza. Il mondo incredulo.
Non solo per via di Pussy. Il clown con i capelli color polenta che afferra le donne per la fica è presidente degli Stati Uniti. Gli incubi e le maschere di Tobe Hooper si materializzano, invadono il mondo. Come l’alligatore che, in un resort di Orlando, Florida, azzanna un bambino di due anni e lo trascina nella palude. Come gli ippopotami di Pablo Escobar, che scappano dalla tenuta e seminano il terrore. A proposito di palude. Noi del Belpaese siamo più casti degli americani, meno estremi.
trump e obama alla casa bianca
Passiamo da Renzi a Gentiloni. Che parla con la stessa velocità con cui pensa. Tutti a nanna prima e dopo Carosello. Riapro la porta. Questo è Fidel Castro, quello è Marco Pannella. Ecco Paolo Poli, irriconoscibile senza le sue minestrine, ecco Albertazzi che non crede alla notizia di essere morto. Ecco Dario Fo. Stranamente taciturno. Casaleggio, il ventriloquo, parlava poco anche da vivo. Meno di lui parlavano Bud Spencer e Bernardo Provenzano, il boss che usava i pizzini.
maria elena boschi gentiloni renzi
Pezzi di storia falciati via. Distinguo a fatica Silvana Pampanini, 90 anni, da Umberto Eco, 83. Funerali di Stato. Ma solo per Eco. Esplode una villetta a Sanremo, si salva Gabriele Garko. Si notano facce euforiche nello sterminato funerale. Carlo Conti, euforico da prima di nascere. Niki Vendola e il suo amante che espongono il loro Tobia, figlio per madre interposta, i primi oscar Leonardo di Caprio ed Ennio Morricone. “Più grande di Mozart”, declama Quentin Tarantino che non ha bisogno di droghe speciali.
Paolo Poli foto di Antonio Viscido
L’euforia di Messi, quinto pallone d’oro, era una stiracchiata smorfia. Quella di Cristiano Ronaldo, quarto pallone d’oro, è un gozzo che esplode. Torturatori euforici. Quel che resta di Giulio Regeni lo trovano in un fosso al Cairo, mezzo nudo e segni di violenza in tutto il corpo. Il suo o quello di Luca Varani, 23 anni, seviziato a coltellate e martellate da Manuel Foffo e Marco Prato? “Volevamo vedere che effetto faceva uccidere una persona”. Sembra una canzone di Jannacci. Alex Schwartz marcia o ci marcia? “Si drogano tutti, ricchi e poveri, belli e brutti e, se ci pensi, scopri che ti droghi pure te”.
Maria Sharapova. Di cosa si era fatta l’altra Maria, Louise Rosario, 22 anni, quando si fa tatuare il nome del fidanzato sull’ano? Amore o sfregio? Aspettando di saperlo, felice ano nuovo. Aspettando di consegnare al suo peggior incubo le chiavi della Casa Bianca, che mai più la scorderò, Barack Obama viaggia lucido e trionfante per la Storia. Primo presidente americano a Cuba dal 1928. Passeggiano con lui e la moglie Michelle per le strade di L’Avana, tra gli applausi, Mike Jagger e compagni. Se la spassa soprattutto Keith Richards, la pellaccia più dura del pianeta.
Un mattatoio. Morti, feriti, dilaniati, tra Bruxelles, Istanbul, Nizza e Berlino. Ovunque. Troppi per un solo ascensore. Anche fosse per l’inferno. Anche i miti muoiono. Mohammed Alì. Anche le divinità si dimettono. L’imperatore giapponese Akihito, figlio di Hiroito. “Sono stanco”, dice. Se è stanco lui, figuriamoci noi. Panico mondiale. I ghiacci si sciolgono in Groenlandia. L’Inghilterra fuori dall’Europa.
Gli hackers entrano ovunque, negli archivi della Wada e in quelli della Casa Bianca. Angelina Jolie e Brad Pitt si lasciano. Panico privato. Gli 80 anni di Silvio Berlusconi. Indeciso se tirarsi o ritirarsi. Gli 80 anni di Paolo Conte. “La vecchiaia è follia”. La pensano allo stesso modo i due, ma lo dicono e lo cantano in modo diverso. Muore lucidissimo novantenne anche lui, Umberto Veronesi, l’uomo che ci ha insegnato come si allunga la vita. Cadono i Tupolev e con loro i cori dell’Armata russa. Cadono i charter quando la benzina è finita e con loro i ragazzi della Chapecoense.
Non è finita. Là in fondo, schiacciati contro lo specchio che li deforma, a caccia di una sana e utile perdizione, li riconosco, Lapo Elkann che si fa coccolare dalla trans di turno e Isabella Biagini che incendia le sue rovine. Creature stranite. Si suicida per la vergogna Tiziana Cantone. Non ce la fa a suicidarsi la madre di Gela che strangola le due amatissime figlie. “L’unico modo per difenderle dalla vita”.